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MOIE La tradizione dei focarelli della Venuta

Focarelli Moie

Nella notte tra il 9 e il 10 dicembre, ogni famiglia portava un fagottino di legna legata con vimini, in campagna  si accendevano nell’aia

MOIE, 9 dicembre 2020L’usanza dei focarelli della Venuta è una delle più antiche tradizioni delle Marche, ancora presenti soprattutto nelle campagne.

La tradizione indica come data del sacello nazaretano nel territorio di Recanati, la notte tra il 9 e il 10 dicembre del 1294. Questa data fu fissata per iscritto la prima volta da Girolamo Angelita intorno al 1531, il quale si basò probabilmente su una precisa tradizione orale del luogo.

La storia narra di due cappuccini: Fra Tommaso da Ancona e di Padre Bonifazio d’Ascoli che resero solenne la ricorrenza della venuta agli inizi del 1600.

Focarello Madonna di Loreto

Moie i fuochi della Venuta che brillavano, purtroppo per lo più nel passato, per indicare il cammino degli angeli prendevano il nome solitamente di focarelli.

La gente di Moie si preparava alla festa della venuta un mese prima, in particolare i giovani raccoglievano la legna necessaria. Ogni famiglia del circondario portava un “fagottino” di legna legata con i vimini.

Negli anni 50’-60’ del 900 vi era una sorta di gara tra le varie zone per fare il focarello più grande e che potesse durare di più, inoltre registravano un diverso afflusso di persone a seconda dei luoghi dove venivano accesi.

Era molto partecipato quello di Piazza del Mercato, era di grosse dimensioni e i giovani erano soliti raccogliere le legna molto prima.

Focarelli Moie

Anche nel rione Pontacci si accendeva un focarello all’inizio di via Fornace, tutta la borgata era partecipe. I giovani dei Pontacci erano soliti andare con un carretto dai contadini, i quali davano loro fascine che solitamente utilizzavano per riscaldare il forno per cuocere il pane.

Un altro focarello ricordo della tradizione orale, era dietro l’Abbazia di Santa Maria, in quest’ultimo erano i giovani delle Casette che passavano di famiglia in famiglia a chiedere le legna. Per festeggiare, i giovani componevano spari artigianali, con un composto di potassa e zolfo, poi lo schiacciavano con il tacco delle scarpe tra due sassi.

Nelle campagne invece l’impegno veniva preso in particolare da famiglie singole o riunite in gruppi che li accendevano nell’aia o in altri spazi adeguati. L’orario dell’accensione era all’incirca alle 18.30, di solito verso la fine del focarello alcuni più anziani iniziavano a sparare mortaretti come segno dell’esultanza popolare.

Il cuore dei focarelli era costituito dal momento di preghiera. Si intonavano le preghiere mariane: il rosario e le litanie.

La signora Zelia Gentili ricorda come la nonna, tra una preghiera e l’altra davanti al focarello, intonasse questo verso popolare: “Madonna Lauretana, soccorri a chi ve chiama; Maria, ve chiamo io, soccorri il bisogno mio”.

Nei giorni successivi i cittadini di Moie si confrontavano per verificare quale fosse stato il focarello più grande e quindi chi era stato capace di trovare più legna.

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