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Cronaca

MOIE LA VITA DELLA COMUNITÀ ATTRAVERSO IL RACCONTO FOTOGRAFICO

moje_presentazioneMOIE, 24 agosto 2015 – “Storia di un paese per immagini 1900-1980” (a cura del “Gruppo Moje14”) è la voluminosa opera (356 pagine per oltre un migliaio di immagini accuratamente catalogate e didascalizzate) che rappresenta un prezioso documento storico di primissimo piano e coinvolge realtà, eventi, tradizioni, persone e personaggi del XX secolo, contaminando altresì un territorio molto più vasto della frazione stessa di Moie di Maiolati Spontini. Il libro sarà presentato mercoledì 26 agosto alle ore 21:30 nella chiesa di Santa Maria.
Questa poderosa raccolta di fotografie, oltre a rappresentare per molti un richiamo agli affetti e ai ricordi familiari, costituisce un documento storico di primissimo piano. Le fotografie sono fonti visive o iconografiche che trasmettono molte notizie sulle persone, sui nuclei familiari, sulla vita sociale, sull’abbigliamento, sulle acconciature, sulle professioni, sul tempo libero, sulle feste, sulle ricorrenze, sulle abitazioni, sui luoghi pubblici, sui mezzi di trasporto, sulle aziende e su altri aspetti del periodo storico esaminato. La fonte iconografica, nella forma fotografica o video, è relativamente recente e rappresenta l’introduzione di una nuova tecnologia di comunicazione; gli archivi fotografici o i libri fotografici, com’è dimostrato con questo lavoro, sono degli straordinari mezzi moderni di conservazione della memoria.
Accanto alla storia generale, quella della storiografia ufficiale, c’è una storia quotidiana testimoniata attraverso le foto raccolte da questo meritevole gruppo di volontari. Ora queste immagini vanno ad integrarsi con quanto è già stato pubblicato. Con questa paziente operazione si sono raccontate le storie delle persone appartenenti alla comunità di Moje nel Novecento, storie sicuramente minori, ma che concorrono al racconto storiografico generale di un Comune, di una Regione e di una Nazione. Infatti, questo testo non parla delle Istituzioni, dei Sindaci, degli atti pubblici, ma parla della gente comune, dei nuclei familiari, del lavoro, degli oggetti cari, delle esperienze individuali e si rivolge ai nuovi cittadini e alle generazioni che hanno la discendenza nei soggetti raffigurati. Le fotografie proposte sono di grande interesse perché sono di lettura immediata, sono di facile comprensione, possono essere decifrate da chiunque, ma, con un’analisi più accurata si può anche cogliere un livello superiore, sia l’intenzionalità della foto sia il loro uso al momento in cui furono prodotte. Pertanto è opportuno sempre contestualizzare l’immagine, pensare l’anno in cui è stata scattata e al luogo, una piccola comunità fondamentalmente popolare ed agricola dove ricorrono molto spesso gli stessi cognomi.
Il libro di fotografia “Moje – Storia di un paese per immagini” ha raccolto i documenti che raccontano la vita della comunità nel XX secolo, la fotografia è sempre accompagnata da una didascalia precisa che indica i nomi delle persone ritratte, i luoghi e l’anno di riferimento. Questa raccolta di immagini legate tra loro dall’appartenenza della comunità di Moje, si presenta organizzata in ordine cronologico in modo che il lettore abbia la piacevole sensazione dello scorrere del tempo, senza anacronismi, inoltre ogni gruppo di foto è presentato per decenni.

Un secondo criterio è la ripartizione dell’abbondante materiale in quattro sezioni: la gente, i luoghi, il lavoro e la vita sociale; quest’esposizione favorisce la visione e la lettura delle puntuali didascalie. Per gli autori non è stato facile definire i quattro gruppi, infatti, c’è una contaminazione e alla fine sono sempre le persone che danno valore alle cose raffigurate. Evidentemente si tratta di una ripartizione non rigida; infatti, alcune foto potrebbero essere spostate da un gruppo all’altro, a seconda dell’interesse prevalente del lettore. Quindi ognuno può leggere le immagini adottando propri criteri e ne può ricavare altre informazioni, magari unendo le proprie conoscenze e i suoi ricordi. Ovviamente le foto sono in bianco e nero, ma sono ugualmente belle, la pellicola, l’uso sapiente della luce e del chiaroscuro ne esaltano la qualità. Di questo testo fotografico non apprezziamo solo il valore documentario, ma anche quello piacevole, di intrattenimento, durante la lettura non si salta una pagina e si arriva alla fine provando la sensazione di un divertente viaggio tra le generazioni.

I QUATTRO CAPITOLI: LA GENTE – I LUOGHI – IL LAVORO – LA VITA SOCIALE

Il primo gruppo di foto è organizzato nel capitolo intitolato “la gente” ed è il più corposo e non poteva essere altrimenti, chi scatta o vuole essere il protagonista di una foto lo fa per avere il ricordo di una persona o di un gruppo caro, per sé o per i familiari lontani. Le foto dei giovani militari hanno un’ampia rappresentanza, la prima di questo genere di fotografie è una vera e propria rarità e si riferisce al 1891, ma anche le altre sono molto importanti. Infatti, per molti si tratta della prima fotografia della vita, inviata alle famiglie con qualche nota affettuosa dalle zone di guerra. Una di queste è stata scattata a Tripoli, ma la maggior parte sono fotografie realizzate in Friuli o in Veneto, in occasione del primo conflitto mondiale di cui celebriamo il Centenario.

La seconda sezione di questa magnifica raccolta fotografica è dedicata a “i luoghi”, o meglio abbiamo per la maggior parte delle persone fotografate in una condizione utile da farci ammirare altri aspetti fisici di Moje. L’apertura è affidata a Mario Ceriachi e a Maria Solfanelli seduti vicino al letto del fiume, con lo sfondo il ponte ottocentesco che collegava Moje con Majolati, restaurato nel 1922 e nel 1938 dalla ditta Emilio Frezzotti, che rimarrà in piedi fino al passaggio delle truppe tedesche. Il Ponte sarà incendiato, nel Luglio 1944, dai tedeschi in ritirata e poi ricostruito negli anni sessanta e inaugurato il 18 aprile 1964.

Il terzo capitolo di questo affascinante viaggio fotografico nella Moje del Novecento è dedicato a “il lavoro” ed è aperto da un sintetico elenco di ditte presenti a Moje nel 1929; alcune di queste ci fanno sorridere, come la ditta di Nicola Gasparrini che si occupava di montataurina oppure quella di Gregorio Latini che vendeva nello stesso locale tessuti e pollame. Molte immagini sono dedicate alla mietitura e alla trebbiatura, una delle prime che incontriamo è la mietitura del 1936 condotta da tutti gli uomini della famiglia Brutti. Seguono le foto della trebbiatura meccanica, si vedono le grandi macchine per il trasporto dei covoni piazzate nell’aia mosse dalla forza motrice del trattore e si intuisce il sacrificio delle persone incaricate di infilare i covoni nell’imboccatura, mentre la pula dei cereali si attaccava, con il sudore, alle pelle degli operai. Tra le altre realtà, lo stabilimento della F.I.M.E.A.

La quarta sezione, infine, è dedicata a “la vita sociale”, ricchissima di curiosità, alcune del tutto sconosciute, che confermano il vigore e la varietà di questa comunità, di cui numerose e preziose testimonianze della locale Avis ed altre associazioni di volontariato. Molta attenzione ed interesse meritano le fotografie, belle e numerose, che attestano la partecipazione, in ben otto edizioni, dal 1950 al 1957, di Roberto Montali alle “Mille Miglia”; le macchine guidate dal pilota Montali erano di grandissimo valore, meccanico ed economico, e questa esperienza automobilistica ha dello straordinario, specialmente se confrontata con lo sport spontaneo praticato a Moje. Degne di menzione sono anche le foto del Giro d’Italia ciclistico del 1952 e dei DJ di Radio Vallesina (RVE) nata a Moie nel 1977, la quale è stata punto di riferimento per la nuova generazione; oltre all’attività commerciale, si è contraddistinta anche nel campo sociale mediante una raccolta di fondi per il trapianto di rene di un giovane della Vallesina.

GLI AUTORI DEL LIBRO: “GRUPPO MOJE14”

Nata quasi per caso, solo per il piacere personale di raccogliere immagini sul web, l’idea è diventata un progetto trasformandosi in una sfida intrigante che ha coinvolto in maniera crescente i componenti del Gruppo Moje14.
Il 19 gennaio 2014 viene creata la pagina facebook “Moje 100 anni dopo”, per ricordare, attraverso le immagini e gli aneddoti, le persone più “popolari” della vita sociale del paese degli anni Settanta. A poco a poco la pagina prende vita e si trasforma: in breve tempo arrivano duecento foto, segno evidente di un desiderio di condivisione e di un forte senso di appartenenza da parte di coloro che scelgono di pubblicare qualcosa. Gli anni Settanta sono accantonati e sono postate foto di persone e di luoghi a prescindere dall’intento originario che forse era troppo specifico e limitato. L’iniziativa stava funzionando, poiché sulla pagina arrivarono le prime testimonianze di coloro che manifestavano gratitudine per avere la possibilità di tornare, con le immagini, alla loro infanzia e giovinezza.
Nel mese di ottobre dello stesso anno, visto il successo della pagina Facebook, nasce l’idea di realizzare una mostra, per dare a tutti, anche a chi non è pratico di Internet, la possibilità di scorrere le foto. Per uscire dalla dimensione virtuale, nel periodo compreso tra dicembre 2014 e gennaio 2015, sono organizzate tre esposizioni in collaborazione con l’AR.CO. (Associazione Artigiani e Commercianti di Moie) che prontamente collabora e finanzia l’iniziativa. Una mostra itinerante nel periodo natalizio è stata allestita presso gli ambienti degli stessi artigiani e commercianti con immagini selezionate in base alle caratteristiche della vetrina o del negozio ospitante; la mostra completa è stata aperta presso i locali della scuola materna parrocchiale “Domenico Pallavicino” e in seguito nell’antico forno della Fornace di Moie grazie al supporto tecnico e logistico della parrocchia Santa Maria e del comune di Maiolati Spontini.
I consensi ricevuti dai visitatori delle mostre e le numerosissime foto raccolte (oltre 1.800) hanno portato il Gruppo Moje14 a valutare la possibilità di realizzare il libro superando diverse difficoltà e proseguendo nell’attività di ricerca, scansione, selezione, stesura delle didascalie… Un lavoro impegnativo, certo, per selezionare e preparare i materiali, ma sempre piacevole perché supportato dalla consapevolezza di mettere a disposizione di tutti la storia del paese, una storia raccontata con le foto e non con le parole. In questo modo ognuno sarà libero di rileggerla a modo suo, attraverso i volti, i luoghi, il lavoro e la vita sociale del periodo compreso tra il 1900 e il 1980 di questa frazione della media Vallesina, cresciuta a dismisura negli anni Settanta, agevolata dalle comode vie di comunicazione, ma senza una grande storia, con pochi monumenti e spesso identificata come “quartiere dormitorio”. Il libro supera anche questo luogo comune e desidera rendere merito a tutte quelle persone che hanno contribuito alla costruzione della nostra comunità, in modo semplice ma sentito e appassionato.

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