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MOIE “Moje’nvelle”, il vocabolario del dialetto mojarolo

Lavoro di ricerca durato quasi quattro anni a cura del “Gruppo Moje14” che va a comporre una trilogia, pubblicazione a febbraio

MOIE, 5 gennaio 2021Moje‘nvelle è il terzo lavoro corale del Gruppo Moje14, l’ultimo di una trilogia che stavolta si occupa del dialetto mojarolo, proponendo un vocabolario del glossario locale in pubblicazione a febbraio.

Lavoro di ricerca durato circa quattro anni che raccoglie vocaboli, verbi, frasi e altro ancora, i quali costituiscono «la lingua parlata della nostra comunità – spiega il Gruppo Moje 14 – dal suo insediamento nel primo Novecento. Un legame esistente tra dialetto e radici delle comunità e dei loro appartenenti. Ci piace pensare che il vocabolario possa rappresentare un primo passo per chi, fra alcuni anni, vorrà rimetterci mano».

Dopo la storia per immagini e le memorie e i ricordi del Novecento la lingua della comunità mojarola

Si tratta, sottolineano il sindaco Tiziano Consoli e l’assessore alla cultura, Tiziana Tobaldi, nella presentazione della prossima pubblicazione «di una pluralità di immagini, di storie, di voci che si uniscono e diventano un dialogo polifonico. Sono voci indivise, nessuna delle quali sovrasta le altre, tutte ugualmente importanti e indispensabili, segno di una comunità capace di custodire e di condividere i ricordi e di raccogliere i tanti segni lasciati dal tempo. L’opera Moje‘nvelle, ricalca ancora l’impronta di apertura, di inclusione e di ascolto di quanti, con la quotidianità, il lavoro, le relazioni, hanno costruito la storia e il tessuto sociale del nostro territorio».

«Ora, dopo Moje – Storia di un paese per immagini, pubblicato nel 2015Moje si racconta. Memorie e ricordi del Novecento, uscito nel 2017, il viaggio continua con il vocabolario del dialetto mojarolo. Anche questo costruito insieme, frugando nella memoria, ascoltando quelle voci lontane che ancora risuonano nel cuore. È stata la terza promessa mantenuta per quel “gruppo di amici a cui piace fare qualcosa insieme” (così il Gruppo Moje14 si definisce spesso nelle presentazioni pubbliche e negli incontri più informali). I curatori hanno pazientemente costruito, ordinato, tirato a lucido i tantissimi contributi pervenuti attraverso la pagina facebook creata nel 2014».

«È stata un’intuizione felice l’impiego di questo mezzo, e va sottolineato per due ragioni: la prima è nel valore di un utilizzo consapevole del social più diffuso che ha permesso una disseminazione della proposta e uno scambio intergenerazionale fra i “nativi digitali” e i nonni, protagonisti della memoria. La seconda ragione è che, nel periodo di emergenza sanitaria e di isolamento che stiamo attualmente vivendo, l’influenza dei social sulla comunicazione si è accesa sensibilmente e l’interscambio culturale ha avuto un impatto considerevole sul contesto sociale. I “portatori” di informazioni hanno suscitato più interesse e gli aggiornamenti sull’argomento hanno prodotto condivisioni e un riscontro maggiore».

Per tramandare un patrimonio di tradizione e saggezza popolare

«I contenuti sono diventati, per la terza volta, le pagine di un libro, che saranno lette con piacere ed interesse. Il vocabolario mojarolo, la lingua parlata tra la fine dell’800 fino agli inizi degli anni ’70 del secolo scorso, costruisce un altro importante tassello della storia locale e ne mette in luce una parte preziosa, perché rielaborare e codificare il dialetto significa tramandare un patrimonio di tradizione, di saggezza popolare, di poesia e verità della vita. Il dialetto amplifica la capacità di gioire e soffrire e fa cogliere la bellezza delle piccole e grandi esperienze. L’espressione dialettale esige un salto rispetto alla realtà, una sosta nel pensiero».

«Oltre a promuovere l’identità e l’appartenenza alla comunità questo testo dona, soprattutto ai giovani, nuovi stimoli per ritrovare valori legati alle proprie radici. Ci sono espressioni verbali che oggi non si usano più, modi di dire e di relazionarsi che appartengono al passato. Sono segni che trasportano la memoria storica al momento presente, lasciando che rivivano le voci di un tempo e che accompagnino i tanti mutamenti della società di cui siamo figli».

«Negli ultimi decenni sono state molte le persone e i nuclei familiari, provenienti da altre località o da altre culture, a stabilirsi nel nostro territorio. Questo incontro con la lingua parlata nel passato arricchisce la loro conoscenza del luogo e favorisce una sempre maggiore integrazione nella comunità locale. Esiste infatti un insegnamento nella lingua dialettale che, con il trascorrere del tempo, acquista rilievo. Ce lo testimoniano i tantissimi dialetti parlati in tutta Italia e il fatto che fino a pochi decenni fa la maggior parte della popolazione si esprimeva attraverso il dialetto e non conosceva l’italiano. Intorno agli anni Sessanta del secolo scorso, la scolarizzazione obbligatoria, una maggiore esposizione alla lingua nazionale e i crescenti contatti con altri Paesi hanno reso questa più parlata, mentre i dialetti sembravano destinati a scomparire, ma così non è stato».

Custodi di ricchezze della nostra terra

«Oggi assistiamo infatti a una loro riscoperta negli ambiti più diversi grazie alle grammatiche, agli atlanti linguistici e ai vocabolari dialettali. Le lingue locali non riguardano infatti solo le esperienze quotidiane, ma anche i percorsi culturali della letteratura, della poesia, del teatro. Anche il nostro territorio ne custodisce preziose espressioni: studiosi, storici e artisti locali hanno saputo creare opere che valorizzano l’oralità e il glossario dialettale, canti e repertori musicali della civiltà contadina e della tradizione religiosa».

«Per queste riflessioni e per la capacità di essere custodi delle ricchezze della nostra terra, l’Amministrazione comunale di Maiolati Spontini è lieta di sostenere questo lavoro e di ringraziare quanti lo hanno pensato e realizzato. Al Gruppo Moje14 e a tutte le persone che si sono impegnate in questo percorso l’augurio di continuare a riflettere sulla memoria, che costituisce il valore fondante per il cammino di ogni comunità verso il futuro».

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