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MONTE ROBERTO Con i suoi 103 anni nonna Irma ha la meglio sul Covid

Con lei sono guariti anche il figlio Vincenzo Piccioni, 80 anni, la nuora Maria Luisa, 71, il nipote Gianluca, anche lui positivo, che li ha assistiti a casa sino alla negativizzazione

MONTE ROBERTO, 17 dicembre 2020 –  Una storia che, per certi versi, ha dell’incredibile se non fosse che i protagonisti, un’intera famiglia, sono reali, finalmente stanno bene, e – come si dice – la possono raccontare.

In questi tempi oscuri di Covid, c’è una luce che promana da Monte Roberto dove nonna Irma Archetti, classe 1917, 103 anni, ha avuto la meglio nella sua battaglia contro il virus e, con lei, anche il figlio, Vincenzo Piccioni, 80enne, la nuora Maria Luisa Fabbretti, 71 anni, il nipote Gianluca, 41 anni, impiegato pubblico a Jesi.

Una storia che non è fatta soltanto di medici, virus, contagi, momenti difficili, apprensione, ore che scorrono lente nell’incertezza del dopo, decisioni da prendere, responsabilità da assumersi, ma anche e soprattutto di dedizione, vicinanza, affetto.

«Nonna – ricorda, infatti Gianluca – è risultata positiva il 6 novembre. Aveva qualche linea di febbre ma subito ha manifestato una polmonite bilaterale con complicanze respiratorie e tosse». E con lei lo erano, positivi, anche gli altri due familiari, il figlio 80enne e la nuora.

Nonna Irma Archetti, 103 anni

Lui, il nipote, era risultato positivo al Covid una settimana prima, il 30 ottobre, di qui la decisione non semplice di trasferirsi – previa comunicazione all’Aslda Catelbellino dove risiede, nella casa di famiglia di Monte Roberto, là dove era nato, per assistere padre, madre e nonna.

«I problemi erano legati all’assistenza – sottolinea Gianluca Piccioni – non solo per nonna ma anche per i miei genitori, sempre con 38 di febbre, anche loro con polmonite bilaterale, inappetenza, continuamente a letto. Mamma, tra l’altro, era già allettata da un paio di mesi a causa di una frattura al malleolo che l’aveva costretta a portare un tutore».

Una situazione che descrivere come complicatissima non rappresenta appieno l’esatta dimensione che si era venuta a creare in casa Piccioni affetta da Covid.

Maria Luisa Fabbretti e il marito Vincenzo Piccioni

E si è rimboccato le maniche, contattando il medico di famiglia e cercando di fare tutto quello che poteva ma «l’assistenza per via telefonica era complicata, misuravo costantemente la febbre ai miei genitori. Mi sono dotato di saturimetro e loro, tutto sommato, presentavano valori accettabili, 93-94, invece per mia nonna erano preoccupanti, 80. Lei gà soffre di bronchite cronica quindi è facile immaginare quale problema ci fosse».

Il sollievo è arrivato, finalmente, dopo diverse telefonate, con l’attivazione dell‘Usca, Unità sanitaria di continuità assistenziale, «sono venuti a casa, ci hanno visitato, fatto l’ecografia polmonare a tutti mostrando preoccupazione particolare, però, sia per mamma che per mia nonna. Sarebbe stato il caso di ricoverarle, questo quanto sollecitavano i sanitari».

«Io non ero propenso per questa soluzione – ammette Gianluca -, temevo ospedali e reparti intasati, nonostante loro insistessero, compreso il mio medico. Ho chiesto allora se potevo provare con cure domiciliari. E così è stato, con cortisone ed eparina, dosi massicce di medrol a tutti e terapia antibiotica».

Ma i problemi non erano finiti, anzi. Anche la fornitura di ossigeno era complicata perchè «le bombole erano piccole e non sufficienti. E io non potevo uscire di casa. Lo commissionavo, ma quando magari finiva di notte non si riusciva a trovarlo. La soluzione è stata l’attivazione del piano terapeutico a casa e tramite il mio medico Marta Dottori e la Farmacia Coppi, siamo riusciti ad attivarlo. In questo modo la situazione è migliorata. Nonna finalmente riusciva a saturare a 95. La tenevo sempre sotto controllo e piano piano ho tirato avanti nonostante le sollecitazioni a ricoverarli».

Non è stato semplice ma il 20 novembre Gianluca è stato il primo a negativizzarsi, il 27 il padre e la madre e il 6 dicembre l’ultra centenaria nonna Irma.

Pino Nardella

©RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

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