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Cronaca

MONTE ROBERTO RICCARDO LASCIA UN GRANDE PATRIMOMIO DI UMANITÀ

La chiesa di San Silvestro gremita per l’ultimo saluto a Riccardo Ceccarelli

MONTE ROBERTO, 28 ottobre 2019 – «Sei stato un servo buono e fedele, entra nella gioia del tuo Signore», l’omelia del vescovo Geardo per la messa funebre di Riccardo Ceccarelli – deceduto a 76 anni sabato scorso (leggi l’articolo) – concelebrata, con il parroco don Maurizio Fileni, nell’affollata chiesa di San Silvestro, non ha toccato tutto quello che l’uomo è stato in vita.

Ed è stato tanto: studioso, ricercatore, giornalista, amministratore, ma «lo voglio ricordare soprattutto per la sua grande fede – ha sottolineato il pastore della diocesi jesina – la sua rettitudine, la sua coerenza nelle scelte anche sofferte, il suo avere sempre davanti agli occhi la verità del Vangelo».

Nel suo ultimo articolo per Voce della Vallesina – proprio il numero in distribuzione -, nella rubrica I Contrappunti, «c’è il suo testamento spirituale quando riflette sulla prossima ricorrenza dei defunti».

Con parole le quali arrivano più che alla mente al cuore di ognuno di noi, dove Riccardo ravvisa come, in una giornata corale e troppo rumorosa, nel silenzio della visita si possono «percepire e comprenderne i messaggi» e che «di fronte ai nostri morti innanzitutto quello che dovrebbe affermarsi in noi è il valore della vita, nella sua unicità e nella totalità che “vuole essere vissuta e che troppo spesso viene invece distrutta“. È l’unità della persona, la sua unicità, che al di là dei corpi ridotti in polvere, in attesa – per noi credenti nel Risorto – della risurrezione, che deve essere avvertita e “recuperare uno sguardo unitario sull’intera nostra esistenza”».

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Il feretro è stato accompagnato dai componenti della Confraternita del Santissimo Sacramento, che aveva contribuito a riattivare e alla quale non faceva mai mancare la sua presenza alle riunioni. In chiesa anche una decina di sacerdoti alla celebrazione del rito religioso, tra i quali don Giovanni Rossi, don Vittorio Magnanelli, don Gianni Piersimoni, don Franco Rossetti, don Corrado Magnani.

Il suo ricordo anche attraverso le testimonianze, commosse e partecipate, di Manlio Baleani, del Consiglio direttivo della Deputazione di storia patria delle Marche della quale aveva fatto parte, di Beatrice Testadiferro, direttrice di Voce, «non si è mai risparmiato per il settimanale di cui era anche fedele abbonato. Grazie per la tua appassionata testimonianza, grazie della tua amicizia».

Del vice sindaco Melania Cannuccia che ne ha ricordato l’appassionato e costante lavoro di ricerca e l’eredità che lascia, del cognato Bruno Garbini, il quale ha sottolineato la sua umiltà da uomo di grande cultura, del presidente della Provincia e Sindaco di Cupramontana, Luigi Cerioni, degli scout di Pianello Vallesina dei quali aveva fatto parte il figlio Edoardo Maria, sempre supportati dalla famiglia.

In serata, dopo la sepoltura al cimitero di Monte Roberto, proprio il figlio ha affidato ai social queste brevi righe: «A nome mio e di mia madre – Raffaela – voglio ringraziare di cuore tutte le persone che ci sono state vicine in questi giorni per la scomparsa di mio padre. Le manifestazioni di affetto ci hanno davvero commosso. Oltre alle numerose cose che sono già state dette, vorremmo che ricordaste mio padre semplicemente come una persona che ha fatto bene il bene. Vi ringraziamo di nuovo».

Conoscevamo da trent’anni Riccardo, da quando giovane redattore di un quotidiano locale si impaginavano le sue corrispondenze da Cupramontana e dalla Vallesina, puntuali, precise, che descrivevano la vita sociale, associativa e culturale del territorio. E poi, ogni tanto, ci si fermava a parlare, per telefono, di quello che avrebbe scritto ancora, portati dalla sua coinvolgente passione e dalla sua competenza. Ciao Riccardo.

Pino Nardella

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