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Cronaca

MONTE SAN VITO Come può morire così un bimbo di due anni?

Tante domande che pesano come macigni intorno al decesso, avvenuto stamattina, del piccolo che viveva con la madre e la sorellina

MONTE SAN VITO, 8 dicembre 2020Ha due anni Ian (il nome è di fantasia), ha la febbre alta, si è addormentato prostrato e senza forze e vive tra l’indifferenza e l’insensibilità, il disinteresse e la noncuranza dei grandi, degli adulti, di chi sa ma non agisce, di chi vede ma non provvede.

E così Ian, che in Italia non è neppure registrato all’anagrafe, in un mattino grigio, in quella che nel nostro Paese è una giornata di festa dedicata a Maria e all’Immacolata Concezione, in un piccolo paese muore e la sua morte lascia attoniti tutti, anche quelli che forse avrebbero potuto far qualcosa.

Muore così, di notte ma se ne accorgerà la madre solo alle 8 di mattina, un bambino di due anni che viveva con la sua mamma e la sua sorellina di pochi anni più grande in un appartamento all’interno di Palazzo Boccolini, un palazzo storico di Monte San Vito, “Palazzo Bugo” come lo chiamano i monsavitesi, una residenza ben ristrutturata e bella, che sembra fatta apposta per chi non ha certo problemi economici.

E invece la morte di Ian è figlia della disperazione, forse, dell’incuria e dell’indifferenza sicuramente.

Stamattina la mamma Cristina, una donna di origine rumena, giovane e schiva, chiusa e di pochissime parole, si accorge che il suo piccolo non respira più, chiama il 118 e i Carabinieri: arrivano tutti ma solo per constatare la morte del bambino.

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I Carabinieri di Jesi e di Monte San Vito controllano l’appartamento, chiedono spiegazioni alla donna che è frastornata e distrutta dal dolore: una madre definita dai vicini «particolare, taciturna e che talvolta neppure saluta se la incontri per le scale, una persona che fa la sua vita e che apre la porta solo al suo compagno».

Forse solo una donna sola, che aveva bisogno d’aiuto. Quell’aiuto che i servizi sociali, come afferma il sindaco Thomas Cillo, le avevano offerto e che lei aveva sempre testardamente rifiutato.

«La comunità è sotto choc – dice il Sindaco – perché la morte di un bimbo, a prescindere dalle cause, è sempre una tragedia di immani proporzioni. È un giorno festivo e gli uffici sono chiusi ma devo verificare tante situazioni. La mamma è seguita dai servizi sociali ma si è sempre resa irreperibile, reticente ad ogni tipo di aiuto e di avvicinamento. La figlia di 5 anni, nata in Italia, è regolarmente registrata all’anagrafe comunale  invece il bambino, che è nato all’estero, purtroppo non lo è mai stato. A nulla sono valsi i nostri inviti insistenti a registrare anche il figlio: la madre non ne voleva sapere».

Al secondo piano di Palazzo Boccolini ci sono otto appartamenti eppure quella donna con quei due bambini piccoli è quasi sconosciuta a tutti.

«Abitava qui da anni – dice un vicino – ma non si vedeva quasi mai e anche se la incrociavi difficilmente salutava».

Mentre veniva disposta l’autopsia sul corpicino del piccolo bimbo che sembra non presentasse segni di violenza, ecchimosi o lividi, le domande e i dubbi diventano pesanti come macigni.

Come può una madre che pare non lavori, con due figli piccoli a carico, vivere in un appartamento come quello al secondo piano di Palazzo Boccolini? Che tipo di società e di comunità è quella che non si accorge della situazione di degrado anche morale, oltre che economico, in cui alcuni versano?

E soprattutto, perché un bimbo di due anni deve morire così, senza aiuti, senza attenzioni, senza cure, solo perché ha la febbre alta e nessuno si accorge di lui e del suo piccolo cuore affranto, che si ferma per sempre, in un mattino grigio di dicembre, quando in Italia è festa e il Natale è vicino.

Gianluca Fenucci

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