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RITRATTI Aldina, la parrucchiera delle star

“Ritratti” è uno spazio nel quale prende forma un’intervista che non ti aspetti, con persone e personaggi che riescono ad attirare interesse

 

CASTELFERRETTI, 3 settembre 2020 – È marchigiana la parrucchiera più ambita dalle stelle di Cinecittà. Si chiama Aldina Governatori, è di Castelferretti e da quasi 30 anni lavora sui set dei film più importanti del cinema italiano. Ha preso parte, tanto per citare alcuni titoli, a “La ragazza del lago”, “Il caimano”, “Il giorno in più”, “Il colore nascosto delle cose”, “Io e lei” e non le sono mancati preziosi riconoscimenti: nel 2008 è stata candidata ai David di Donatello come migliore acconciatrice per “Giorni e Nuvole”, mentre nel 2009 ha vinto il premio internazionale La Chioma di Berenice per “Galantuomini” di Edoardo Winspear.

Ma come è iniziata la professione di hairstylist cinematografica?

«Per pura casualità. Lavoravo come parrucchiera nel negozio di Sergio Mariscoli di Ancona a cui devo tutta la mia gavetta. Stavo pensando di dare una svolta alla mia vita e proprio in quel momento il regista Silvio Soldini è arrivato a La Rocca per girare “Un’anima divisa in due”, film con scene ambientate in un campo nomadi dove era previsto che una zingara si tagliasse i capelli. Cercavano una parrucchiera e chiedendo in giro per Ancona hanno incontrato una mia cliente che ha fatto il mio nome. Così sono stata contattata e dal momento in cui ho messo piede sul set ho capito che quello era il mio mondo. Era il 1992».

Da allora ad oggi ne hai conosciuti di nomi importanti. Citamene qualcuno.

«Nanni Moretti, Fabio Volo, Alessandro Gassmann, Margherita Buy, Francesca Neri, Giancarlo Giannini. Ah, lui un vero fuoriclasse, un talento mostruoso: uno che al ciak si cala in un ruolo altamente drammatico come nulla fosse. Ma ho collaborato a più di 50 film, impossibile ricordare tutti gli attori che ho conosciuto».

Nessun “preferito”?

«Ho un ricordo speciale con tutti. Il mio è un mestiere particolare: i parrucchieri sono le prime persone che gli attori incontrano la mattina sul set e riuscire a soddisfarli significa dar loro la giusta carica per affrontare la scena. Per questo cerco sempre di instaurare un buon rapporto con loro, cerco di volergli bene perché il bene, poi, ritorna».

Senza far torto a nessuno, c’è un film che ti è rimasto nel cuore?

«Sicuramente “Pane e tulipani” con Marina Massironi, Licia Maglietta e Bruno Ganz. È stato davvero un film magico, sia per il luogo dove lo abbiamo girato, Venezia, che per l’empatia che si è creata in quelle settimane: tutti eravamo concentrati sul progetto e abbiamo lavorato con grande armonia. Ogni giorno c’era una energia speciale, è stato davvero bellissimo».

Giochiamo un po’: l’attore più figo e l’attrice più bella che hai incontrato. Quelli a cui, seduti davanti allo specchio, praticamente non hai dovuto mettere le mani nei capelli.

«L’uomo che mi viene in mente è Riccardo Scamarcio, ma più che per l’avvenenza perché tra noi si è instaurato un rapporto di simpatia e stima reciproca. La donna più bella? Mah, non saprei, sicuramente tutte quelle molto giovani, perché non devo fare nulla per migliorarle (ride, ndr). Scherzi a parte, per me la sfida è un’altra».

Cioè?

«Il bello arriva quando devo trasformare qualcuno, quando devo renderlo tutt’altro da quello che è e farlo aderire il più possibile al personaggio che interpreta. Ad esempio nel film “Agata e la tempesta” ho dovuto imbruttire un’attrice molto bella fino a farla sembrare una barbona. Invece in “Euforia”, di Valeria Golino, ho aiutato Valerio Mastandrea, che nel film soffriva di una brutta malattia, a risultare particolarmente dimesso. Quando, dopo un lavoro minuzioso con il regista e le altre maestranze artistiche, riesco a costruire il personaggio fino a farlo diventare “reale” è davvero entusiasmante. È da qui che nasce il film».

Adesso a quale progetto stai lavorando?

«Ora sono a Roma sul set della fiction “La compagnia dei cigni 2” con Alessio Boni, con cui avevo già lavorato l’anno scorso. In questi giorni stiamo girando in un salone d’orchestra tra melodie classiche davvero stupende che non conoscevo. Sono grata perché mi sto arricchendo umanamente e culturalmente. Questo mestiere, lo dico con sincera emozione, è davvero un regalo: mi ha permesso di conoscere cose, posti e persone che altrimenti non avrei visto né conosciuto. Tutto questo grazie alla casualità e all’affetto delle mie vecchie clienti. La vita è davvero incredibile».

Gioia Morici

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