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RITRATTI Daniele Crognaletti: il mondo dal finestrino di un bus

“Ritratti” è un contatto dal quale prende forma un’intervista che non ti aspetti, a tu per tu con volti e personaggi che riescono ad attirare interesse

 

JESI, 13 agosto 2020 – Alzi la mano chi non ha mai preso un autobus Crognaletti per andare a scuola, al mare o in gita! Ecco, appunto, nessuno. Il Gruppo Crognaletti, con sede a Jesi, è una delle più importanti realtà marchigiane nel trasporto persone: ogni anno, con la propria flotta di autobus, percorre oltre quattro milioni di chilometri per spostamenti di linea e turistici, mentre Esitur, il tour operator del Gruppo, gestisce la vendita di vacanze organizzate e le attività di incoming. Daniele Crognaletti, alla guida dell’azienda di famiglia, di viaggi, insomma, se ne intende.

Partiamo dall’inizio: qualche cenno sulla storia dell’azienda Crognaletti.

«Il 14 ottobre del 2020 ricorreranno i 140 anni del bando di gara a cui partecipò Antonio Crognaletti che con la diligenza iniziò questa attività che si tramanda nella nostra famiglia da cinque generazioni. Un giorno vorrei raccontare la nostra storia in un libro, perché non sarebbe solo il racconto di un’azienda, ma di tantissime persone che hanno passato attimi della loro vita a bordo dei nostri autobus».

Il tuo cognome in città è associato a valori come serietà e professionalità: sicuramente qualcosa di cui andare molto orgogliosi, ma anche una grande responsabilità. Come la vivi?

«Questa parole mi piacerebbe girarle a nostro nonno Antonio Brenno Crognaletti e a nostro zio Franco Crognaletti che hanno dato questa impronta alle nostre aziende. Credo però che la serietà, prima che in azienda, si costruisca a casa. Mio fratello ed io cerchiamo ogni giorno di migliorare, anche se il settore trasporti è in continua evoluzione e ogni giorno si scoprono innovazioni a cui adeguarsi».

Com’è cambiato il modo di viaggiare nel tempo?

«L’elettronica adesso è predominante: un po’ come le nostre auto, che sono piene di computer, anche gli autobus ormai sono delle vere e proprie macchine informatiche viaggianti. Se devo essere sincero, i vecchi bus solidi che con un cacciavite potevano ripartire ancora mi affascinano. Ma la tecnologia ci ha permesso di avere mezzi sempre più efficienti che inquinano pochissimo e rendono il trasporto sicuramente più confortevole».

Specie sulle lunghe tratte.

«Già. Oggi operiamo in partnership con Flixbus collegando Barcellona, Praga, Roma, Lecce, Bologna e Firenze quotidianamente. Dal 2010 abbiamo rilanciato Esitur, azienda che dal 2015 è partecipata dalle maggiori aziende di trasporti regionali e che si prefigge due obiettivi: viaggi organizzati e incoming nelle Marche».

Cosa significa essere un giovane imprenditore oggi nella nostra città e, più in generale, nelle Marche?

«Non sono cresciuto da marchigiano doc, ma posso dire che l’esperienza che ho fatto fuori (ho vissuto molto a Firenze e nella vita ho viaggiato tantissimo) mi ha fatto capire quanto sono belle le Marche. Abbiamo una terra ricchissima di opportunità turistiche che sono concentrate tutte in un’unica regione, quello che ci manca purtroppo è il saper far squadra. Molto spesso curiamo il nostro orticello, ma non ci accorgiamo che il mondo è cambiato e che, se non ci adeguiamo all’economia mondiale, rischiamo di essere spazzati via rapidamente».

Raccontami il viaggio più bello che hai fatto e quello che vorresti fare.

«Non credo ci sia un viaggio più bello di un altro, credo ci siano ricordi per ogni viaggio che ti rimangono impressi. C’è un viaggio che però vorrei fare, ma solo quando mia figlia sarà abbastanza grande per capirlo: portarla alla casa di Babbo Natale a Rovaniemi».

Quanto traumatico è stato nel mondo dei trasporti l’avvento del Covid?

«Sia il trasporto pubblico locale, che il turismo, che le linee a lunga percorrenza sono stati profondamente colpiti. Se mi avessi detto ad aprile che oggi avremmo potuto goderci di nuovo la nostra libertà non ci avrei creduto. Devo ringraziare la nostra associazione Anav che in ogni momento ci è stata vicina, permettendoci di gestire i servizi nel migliore dei modi. Ma il ringraziamento più grande va ai nostri collaboratori che non hanno mai perso la voglia di lavorare e hanno continuato a trasportare chi ne aveva bisogno».

Saranno stati giorni difficilissimi.

«Sì. Mi hanno fatto capire quanto è importante avere un’associazione di categoria che funziona e sa come dare risposte a chi sta sul campo. Ma anche che nel futuro dovremo orientarci verso una mobilità di gruppo, al fine di limitare sempre più l’inquinamento nell’aria. Per fare questo serviranno investimenti e un sistema di trasporto intermodale che permetta al cittadino e al turista di spostarsi senza il mezzo privato».

In tanti anni in cui sei a contatto col mondo delle vacanze, ci sarà sicuramente qualche episodio divertente che ti è capitato o ti hanno riferito. Me ne racconti uno che ti ha colpito?

«Non riguarda proprio le vacanze, ma il mondo dei trasporti: negli anni 80 gli autisti avevano i pullman assegnati. Come potete immaginare ogni autista ha il suo stile di guida e quindi usura i pneumatici in maniera differente. All’epoca si divertivano a bendare mio nonno e lui solo toccando le gomme usurate riconosceva a quale autista apparteneva il pullman».

Dimmi un progetto che hai in cantiere a cui tieni particolarmente o che sogni di realizzare.

«I progetti si dicono solo dopo averli fatti, il sogno che ho è quello di vedere le Marche al pari della Toscana sul turismo, abbiamo tutte le carte in regolare per farlo. Loro sono partiti tantissimi anni prima di noi, ma questo non significa che non possiamo raggiungerli».

Gioia Morici

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