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RITRATTI Avanti “un altro” Antonio Lo Cascio!

lo cascio ritratti

“Ritratti” è uno spazio nel quale prende forma un’intervista che non ti aspetti, con persone e personaggi che riescono ad attirare interesse

 

CASTELRAIMONDO, 26 NOVEMBRE 2020 – Per il grande pubblico è Antonio Lo Cascio, il cinico e chiassoso “indignato” di “Avanti un altro” che spopola con le sue gag sopra le righe. Nella vita di tutti i giorni è Simone Bargiacchi, amorevole padre di famiglia dai toni concilianti e ragionevoli. Come faranno ad andare d’accordo Antonio e Simone? Scopriamolo insieme e, come direbbe lui, Daje jooo.

 

Sei diventato popolare grazie ai tuoi video irriverenti contro il governo. Ma come hai iniziato a fare il comico?

«Ho iniziato 30 anni fa come animatore turistico e cantante. Poi, guidato dal mio spirito contro corrente che già da allora mi contraddistingueva, ho cominciato a scrivere monologhi e a portarli in giro con spettacoli di vario genere sia nei locali che nelle piazze. La notorietà però è esplosa con la radio: con la trasmissione di scherzi telefonici Lo Cascio Chiama Italia ho avuto in poco tempo un successo di pubblico così massiccio che hanno preso a chiamarmi sempre più numerosi per le serate dal vivo. Ecco, da lì è iniziato tutto».

Te la ricordi la prima volta di fronte ad un pubblico?

«Assolutamente sì! Ero andato in un ristorante a trovare un amico che si esibiva al piano bar. A fine serata mi propone di cantare una canzone e intrattengo i presenti con “Vagabondo” dei Nomadi. Alcune battute con il pubblico e finisce che il microfono non lo lascio più! La serata è stata un susseguirsi di applausi e da tranquilla e composta praticamente si è trasformata in una sagra della porchetta! Devo dire che è stata decisiva perché proprio in quell’occasione ho capito che quella era la mia vita e che non avrei più lasciato quel mondo».

Raccontami l’esibizione in cui ti sei emozionato di più.

«Quella che ho affrontato appena due giorni dopo la morte di mia mamma. Ero a Jesi, al Mynonna: nonostante mi avessero proposto di annullare, ho deciso di fare lo show lo stesso e di dare il massimo. A fine spettacolo la gente si è complimentata con me perché mi ha trovato particolarmente divertente e allora ho capito che da quel momento c’era uno spirito in più lassù a sostenermi».

Sul palcoscenico sei irruento come sui social?

«Il mio modo di fare cabaret è anomalo. Mischio canto, varietà, attualità a molto altro. Non sono solo quello che si vede sui social. In scena racconto la mia vita, la routine di tutti i giorni. L’ultimo spettacolo, ad esempio, ironizzava sul nostro modo di vivere il lockdown in famiglia. Quando provoco, specie sul web, lo faccio principalmente perché voglio andare contro un certo genere di finto perbenismo che non sopporto. Qualcuno forse avrà da ridire sulla mia veemenza, ma sarò onesto: per me la volgarità non è la parolaccia, è stuprare una donna, è fare la guerra, è rubare».

Quanto è importante la “marchigianità” nel tuo modo di intendere l’ironia?

«La verità è che io sono nato a Firenze e sono venuto nelle Marche quando avevo 13 anni. Il personaggio di Antonio Lo Cascio da Serrapetrona è nato con la complicità del direttore di radio Arancia grazie ad un incontro che ci ha visti protagonisti. La marchigianità per me è importante soprattutto perché mi ha portato tanta fortuna».

L’attore che in assoluto ti fa più ridere.

«Leonardo Pieraccioni. Mi rivedo molto in lui, sono un suo grandissimo fan e vanto il piacere di conoscerlo di persona. Nella vita privata è un uomo davvero in gamba e sul palcoscenico è uno straordinario improvvisatore. L’improvvisazione è una qualità che ammiro e che perseguo».

Hai scritto assieme a Vittorio Graziosi il libro “L’altra parte di me” per raccontarti a cuore aperto: sentivi il bisogno di mostrare la tua parte meno “urlata”?

«Vittorio è un carissimo amico che conosco da 35 anni. Mi ha aiutato a scrivere questo libro (io non sono uno scrittore) che ho pubblicato perché avevo voglia di raccontare la mia parte più seriosa e malinconica. Io sono l’esatto contrario di come appaio e ho cercato di far trapelare questo, la persona anziché il personaggio, anche per sfatare tanti luoghi comuni su di me e su questo mestiere. Insomma, volevo che la gente conoscesse Simone e non Antonio».

Su facebook hai anticipato che stai lavorando ad un progetto con Andrea Paris, il noto prestigiatore: mi dici qualcosa di più?

«È tutto ancora all’inizio. Lo spettacolo lo sta scrivendo Vittorio, ci siamo detti che sarebbe stato bello unire sul palco la mia arte e quella di Andrea. Sarà una bella sorpresa, sono sicuro che verrà fuori qualcosa di speciale».

Sui social non nascondi la grande preoccupazione che nutri per la tua categoria a causa degli attuali provvedimenti anti-covid.

«Spero si sistemi tutto il prima possibile. Per noi che lavoriamo nei locali è un periodo durissimo, il settore artistico è quello maggiormente colpito: non posso negare di essere molto preoccupato e poi il contatto col pubblico mi manca da morire. C’è poco da dire: cerchiamo di tenere botta, ma non la vedo bene per niente».

Non posso non chiederti della tua esperienza ad “Avanti un altro”: com’è nata?

«Nel 2017 un mio amico che lavorava nella redazione della trasmissione mi ha invitato a fare il provino. Fortunatamente è andato bene e sono stato chiamato. Approdare a Canale 5 è stata ed è tuttora un’esperienza incredibile. Con Paolo Bonolis, poi, c’è sempre da imparare: è un grande professionista e un eccezionale mattatore. La trasmissione al 99% è fatta della sua incomparabile capacità di improvvisare. Un vero maestro».

Un aneddoto divertente del dietro le quinte?

«Beh, ultimamente Paolo mi ha guardato e mi ha chiesto: “Ma lei porta i suoi occhiali per non vedere come si veste?”. E io: “Risposta esatta!”. Abbiamo riso molto».

La persona più importante della tua vita, quella a cui oggi vuoi dire grazie.

«Mia figlia. Lei è la mia musa ispiratrice e la mia carica quotidiana per andare sempre avanti. La aspettavo sin da quando ero bambino, ricordo che continuavo a ripetermi: “Da grande voglio avere una figlia femmina con tanti capelli ricci”. Ed è arrivata lei, il mio cuore. Ma adesso basta che se parlo ancora mi commuovo».

 

Gioia Morici

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