È il messaggio postato ieri dal centro culturale islamico Al Huda di Jesi, presieduto da Whabi Youssef, che ha voluto testimoniare il suo apprezzamento per l’intervento di Mohamed Nour Dachan, imam di Ancona che vive a Rosora, rappresentate delle comunità islamiche in Italia, intervento ai funerali di stato delle vittime del crollo del ponte Morandi a Genova.
Mohamed Nour Dachan
Whabi Youssef, presidente del centro culturale islamico Al Huda di Jesi
Un discorso, quello di Dachan, semplice, fatto con il cuore, che paragona il ponte di Genova al ponte tra culture, religioni, tra uomo e donna.
«Nel nome del Dio di tutti – ha detto tra l’altro – dico che il crollo di un ponte che sia fisico o metaforico, crea un grande dolore in tutti, due punti che non si toccano più e portano via per sempre le vite di tante persone segnando una perdita grave per la comunità intera e provocando un dolore così grande che affidiamo a Dio».
«Dio protegga le vittime di questa tragedia e tutti i loro parenti, preghiamo perché stia vicino a tutti noi, alle famiglie dei defunti, dei dispersi, degli sfollati e dei soccorritori, e gli chiediamo inoltre di renderci consapevoli delle nostre responsabilità. Preghiamo per Genova che vuol dire la bella, che saprà ancora una volta rialzarsi, la nostra Genova. Le comunità islamiche di tutta Italia pregano affinchè la pace sia con tutti voi, che Dio protegga l’Italia e gli italiani».
Raggiunto, poi, telefonicamente, Dachan racconta che «quando siamo arrivati a Genova pensavo di trovare gente in lacrime, straziata dal dolore, invece con mio grande stupore ho trovato una comunità che ci ha accolto con il sorriso, sia le forze dell’ordine che i soccorritori e la popolazione. Un sorriso provato sì, ma fiero, segno di grande compostezza e dignità. Siamo stati accolti con grande affetto tra strette di mano e abbracci. Ci siamo sentiti amati, benvoluti. Durante la cerimonia al momento dello scambio del segno della pace, tantissima la gente che ha voluto venire dalla nostra parte per porci il saluto e anche all’uscita, al termine della funzione, ci hanno riservato con un commovente applauso. Sono convinto che questa Genova saprà rialzarsi più forte di prima. Che Dio ci benedica».
(c.ade.)
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