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Cronaca

SASSOFERRATO ITALO TONI E GRAZIELLA DE PALO, LA PROCURA DI ROMA RIAPRE LE INDAGINI

39 anni fa mentre in Libano la scomparsa dei due giornalisti, stavano realizzando un reportage sulla guerra civile e i campi profughi palestinesi

 

SASSOFERRATO, 13 dicembre 2019 – Una storia che si perde nel Libano del 1980 quella di Italo Toni e Graziella De Palo, due giornalisti italiani, cinquantenne sassoferratese lui, proveniente da una nota famiglia locale di artigiani del ferro e appena ventiquattrenne romana lei. Una storia che racconta del viaggio dei due giornalisti arrivati in Libano  per realizzare un reportage sulle condizioni di vita dei  campi profughi palestinesi e per raccontarne la guerra civile. 

Ora, 39 anni dopo, la procura di Roma riapre le indagini in presenza di nuovi elementi, una decisione che trova il plauso della Fnsi.

Un passaggio che arriva dopo la richiesta presentata ad inzio anno di riapertura delle indagini, dove venivano elencati nuovi elementi raccolti negli anni. «Dopo decenni la Procura di Roma ha deciso, in presenza di nuovi elementi, di riaprire le indagini sul rapimento, a Beirut nel 1980, dei giornalisti Graziella De Palo e Italo Toni. Prendiamo atto con soddisfazione di questa notizia e ci auguriamo che questi nuovi elementi possano portare finalmente verità e giustizia in uno dei misteri più intricati della recente storia d’Italia». Lo affermano Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi.

I fatti di 39 anni fa

La mattina del 2 settembre 1980 Italo Toni e Graziella De Palo, da dieci giorni a Beirut per documentare le condizioni di vita dei profughi palestinesi e la situazione politico-militare, escono dal loro albergo per recarsi con una jeep del Fronte Democratico Popolare per la Liberazione della Palestina, nei pressi del castello di Beaufort, su una delle linee di fuoco che li opponeva agli israeliani e ai loro alleati.

Dal quel giorno di 39 anni fa non si ebbero più notizie di loro, ed a quasi 4 decenni di distanza i corpi non sono stati ancora ritrovati.

Il giorno prima della scomparsa comunicarono la loro intenzione all’ambasciata italiana, chiedendo di essere cercati se non fossero rientrati nell’albergo di Beirut entro tre giorni. La versione più accreditata che ha ricostruito la sorte dei due giornalisti parlò di una imboscata, messa in atto da un mezzo (una jeep, appunto) che si spacciava per quella del Fronte Democratico. Mezzo che realmente attendevano.

Italia, 1980

“Sappiamo dove sono e che li detengono i falangisti cristiano-maroniti”. Questo è quanto affermò il Presidente del Consiglio dell’epoca, Arnaldo Forlani. Poi più nulla.

Italia, 2019

«La decisione della Procura – concludono Lorusso e Giulietti – conferma la necessità di non spegnere mai i riflettori su vicende come questa. In nessun caso il tempo può far venire meno la richiesta di verità e giustizia».

(s.s.)

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