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SCUOLA & SPORT Scienze motorie: «Siamo senza tutele, vogliamo risposte»

Tribune palaquaresima

La lettera dei laureati collaboratori sportivi nelle scuole primarie, rimasti senza compensi a causa della chiusura degli istituti per via del Covid-19

CINGOLI, 19 maggio 2020 – La condizione di noi laureati in Scienze motorie, impiegati nella scuola primaria con il progetto “Sport di classe, prima del covid-19 era già molto critica. Siamo impiegati con contratti senza diritti e senza tutele. Ora con la pandemia la nostra situazione è degenerata: da quando è stata chiusa la scuola molti di noi non hanno avuto nessun aiuto economico.

Viviamo una situazione paradossale. Da 10 anni in Italia esistono progetti nazionali e regionali che prevedono un tutor sportivo all’interno della scuola primaria.

Il tutor sportivo in questione è il laureato in Scienze motorie, che ha conseguito un titolo accademico al termine di un percorso fatto di sacrifici, per poi ritrovarsi ad avere contratti di collaborazione sportiva. Come ben si sa, questi ultimi non prevedono le tutele minime che una persona qualificata possa aspettarsi in un Paese democratico fondato sul lavoro, quali malattia, maternità, permessi, previdenza sociale, disoccupazione, per citarne solo alcuni, diritti ormai fondamentali affinché un lavoro possa avere una base di dignità.

Siamo invisibili per il mondo dell’istruzione e per il mondo sportivo. Tutti vorrebbero l’educazione motoria nella primaria con il docente specializzato ma nessuno vuole darci un contratto di lavoro serio che meritiamo.

Senza un albo a cui far riferimento il laureato in Scienze motorie si trova in una serie di disagi. Deve lavorare con progetti semestrali del Coni (mai annuali perché in partenza sempre verso novembre/dicembre e con pagamenti postdatati di 6 mesi). Da quest’anno la situazione è peggiorata, con l’introduzione delle federazioni sportive nazionali, alle quali è stato affidato l’incarico di firmare i contratti di collaborazione sportiva con i tutor.

Regioni diverse, federazione diversa, il tutto con la conseguenza di un ulteriore allungamento delle pratiche burocratiche da sbrigare e quindi una regressione in termini di celerità nella firma del contratto (due settimane di ritardo per una firma che permettesse di entrare a scuola e centinaia di euro persi da ogni singolo tutor) e nella predisposizione dei pagamenti, già di per sé troppo dilazionati ed ora anche differenziati da regione a regione, con l’inevitabile “lotta tra poveri” dei tutor più o meno fortunati. È una cosa inaccettabile.

Il laureato in Scienze motorie deve sperare nel concorso pubblico o nella, ad oggi, molto problematica “terza fascia”. È ormai chiara e palese l’importanza dell’attività motoria in ogni sua forma, specialmente in quella preventiva ed adattata, possibile strategia di risparmio anche a livello sanitario. L’educazione motoria nella fascia di età da 6 ai 10 anni assume un alto valore educativo, ed è uno strumento indispensabile per lo sviluppo psico-fisico del bambino.

Mai come ora, che stiamo vivendo questa situazione di emergenza, ci si è resi conto della grande importanza che avrebbe potuto avere l’insegnante di educazione motoria di ruolo che con le sue preziose competenze avrebbe potuto assistere i propri alunni attraverso la didattica a distanza. Invece siamo stati declassati e resi di nuovo invisibili.

Questo perché non si è mai data la giusta importanza né alla professionalità del laureato in scienze motorie, né all’educazione motoria nella scuola primaria e, lo ripetiamo, è inaccettabile. È ancora più grave che giovani e non più giovani laureati italiani (fanno parte del progetto anche padri e madri di famiglia), con anni di servizio nella primaria, con delle virtuose competenze da offrire ai bambini delle scuole italiane, siano trattati come ultima ruota del carro, contrattualmente e professionalmente.

Non si può lavorare per anni con la totale mancanza di tutele contrattuali. Questo significa lavorare per poi non ritrovarsi nulla, in termini di contributi previdenziali, anzianità di servizio e possibilità di accedere ad ammortizzatori sociali. Siamo dei “dipendenti” di “Sport e salute” ma lavoriamo dentro la scuola italiana. Chiediamo a gran voce maggiori tutele lavorative e un riconoscimento professionale da parte dei Ministeri dello sport, della salute e dell’istruzione.

Siamo grati al Coni e a “Sport e salute s.p.a” per l ‘opportunità, concessa a noi laureati in scienze motorie, di fare un’esperienza lavorativa bellissima, con un contenuto altamente formativo. Siamo consapevoli, inoltre, che la decisione relativa alla nostra stabilizzazione e all’inserimento dell’insegnante di educazione motoria all’interno delle scuole primarie è rimessa al Parlamento, ma al contempo ci auspichiamo che il progetto nei prossimi anni scolastici possa offrire sempre più standard di qualità, proprio grazie alla garanzia di continuità di impegno lavorativo offerta dai tutor nel tempo, che vedranno migliorarsi le condizioni contrattuali.

Piero Pispicia e Tommaso Giacomini

in rappresentanza dei professionisti delle scienze motorie

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