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Senigallia

SENIGALLIA Massimo Volpini e la vittoria più bella

L’ex attaccante di Vigor e Falconarese ha battuto il virus. È stato ricoverato per lungo tempo nel reparto di Rianimazione di Senigallia, curato dal dott. Andrea Ansuini

SENIGALLIA, 9 aprile 2020 – «Nessuna partita è stata così dura da vincere come questa». Massimo Volpini può finalmente respirare aria buona, l’aria di casa. Ha tremato, alla moglie Carmen i medici avevano anche prospettato il peggio ma alla fine Volpini ha vinto la sua battaglia contro il virus con quello spirito da combattente coraggioso che ha forgiato per tanti anni sul campo da calcio. Massimo Volpini non è un illustre sconosciuto nel variegato mondo del pallone.

Portorecanatese di nascita, vive a Senigallia da 40 anni, dopo aver sposato Carmen nel 1982 che le ha regalato il bel sorriso della figlia Beatrice. Volpini ha scritto pagine importanti nel calcio regionale, indossando le maglie di Vigor, Castelfidardo, la mitica Falconarese del Commendator Bruno Bedetti e di mister Fiorindi. Ha giocato anche tre anni con la maglia della Nazionale Dilettanti, mettendo a segno 3 gol, per poi approdare al Riccione di Zaccheroni e finire la carriera all’Osimana sempre in serie D.

Volpini (al centro nella foto) a San Siro

 

Il calcio è stata la sua vita ma anche l’inizio di questo suo dramma. «Era il 9 febbraio quando con gli amici dell’Inter Club – dice al telefono Volpini – siamo andati a vedere il derby, Inter-Milan. Lì, a San Siro, ho contratto il virus. Fu una serata felice, l’Inter vinse. Tornai a Senigallia e il giorno successivo ero senza voce ma davo la colpa all’entusiasmo e al tifo a squarciagola. Avevo un po’ di tosse e dopo due giorni 39,5 di febbre che non scendeva neppure con forti dosi di tachipirina. Ho fatto i raggi al torace ed era tutto normale ma il giorno dopo mi sono sentito nuovamente male, la febbre non si abbassava, la saturazione aveva valori bassi, ho ripetuto l’esame radiologico ed i miei polmoni erano completamente scuri e malati». Il ricovero è stato immediato. Di quei giorni Volpini non ricorda nulla. «Due giorni è come se non li avessi mai vissuti. Ho avuto una crisi respiratoria e mi hanno trasportato in Rianimazione, mi ha assistito lo splendido staff del dott. Andrea Ansuini: se ci sono professionisti del suo calibro l’ospedale di Senigallia è in buonissime mani. Mi hanno applicato una maschera pesantissima, la Niv, e 45 giorni dopo ne porto ancora i segni sulla testa. L’ho tenuta 7 giorni quando ci sono persone che non riescono a conviverci neppure mezza giornata. I primi giorni il mio fisico non reagiva».

E’ in quei momenti durissimi che è uscita dirompente la tempra del grande sportivo, di quelli che hanno conosciuto gavetta e spirito di sacrificio, il coraggio di chi vuol lottare con un avversario forse più forte ma non invincibile. E insieme l’amore e la vicinanza della sua famiglia, dei tanti amici che chiamavano in ospedale per sapere delle sue condizioni, di chi tanti anni fa andava in estasi per un suo gol ed ora era solo aggrappato alla speranza di rivederlo di nuovo a passeggio per la città. E poi Volpini descrive una coincidenza particolare, un segno che gli ha donato coraggio. «Era il 25 febbraio ed ero nella stessa stanza in cui 18 anni prima si spense mio suocero. Proprio quel giorno cominciai un lento ma progressivo miglioramento. Nonostante le flebo attaccate ovunque, sul collo, nelle braccia, Volpini è migliorato giorno dopo giorno. Ha trascorso due lunghe settimane in Rianimazione ma da diversi giorni è a casa. Volpini ha 63 anni, è direttore di zona della All Stars, dopo aver avuto per pochi anni un bar ed un supermercato a Senigallia e successivamente aver messo in piedi una piccola azienda con gli amici di sempre, Roberto Chinea e Claudio Mencarelli, ottimi calciatori come lui che gli hanno sempre manifestato affetto.

Volpini con la maglia della Nazionale Dilettanti

«Avverto qualche vuoto d’aria ogni tanto ma dicono sia normale. Per 12 giorni ho respirato ancora con la bombola d’ossigeno e la notte con la maschera. Ma ora va meglio. Avevo perso 8 chili ora ne ho recuperati alcuni. Del resto ero forte – chiosa simpaticamente – mica potevo andarmene così. Alberto Zaccheroni quando vinse lo scudetto col Milan, nella sua intervista al Guerin Sportivo dopo la vittoria, disse che aveva conosciuto solo un vero numero 10: Massimo Volpini».

Gianluca Fenucci

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