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Serata-Happening La bella Jesi di Marino Carotti & C.

Le note musicali, le parole e i racconti che a Palazzo della Signoria hanno attirato la folla delle grandi occasioni per rivivere luoghi, personaggi, ricordi alle radici della nostra cultura

Jesi – Anche se fuori fischiava il vento e urlava la bufera, l’antivigilia di Natale ha raccolto a Palazzo della Signoria, nella Biblioteca, la folla delle grandi occasioni.

Marino Carotti attira. Così come, non nascondiamoci dietro il dedo, la ruffianata del titolo della serata/happening, Jesi la mia Città, con quel popò di personaggi che si sono mossi per suonare, cantare, recitare, il tutto fra migliaia di libri che non nascondevano il proprio stupore nel sentirsi percorsi, chiusi nelle loro teche come spettatori silenti, dalle note e dai racconti della premiata ditta Marino Carotti & C.

Di questo si è trattato. Ve la racconto da spettatore coinvolto per tenere i fili, sparando domande fra il serio e il faceto (di più la prima opzione) sul lavoro, nuovissimo, che Marino ha messo in scena. 

E si è messo in gioco. Cantautorato mirato a Jesi e la sua valle (non inteso nel senso della nostra amata rivista ma anche al circondario) luoghi che lo hanno sempre interessato. 

Accompagnato da Mattia Console al violino, Fefo Catani al flauto traverso e sax tenore, Gianni Napoleone al contrabbasso, con la sua chitarra ha ripercorso i perché del suo viaggio nel centro storico, da Piazza della Repubblica fino alla statua di Federico II (ricordandone l’esilio su pel Montirozzo e il rientro, dietro le sbarre, in città), poi i vecchi mestieri richiamati, come per il periodo di guerra, dalla voce di Diego Contadini, i quartieri antichi, forse è meglio dire San Pietro, un labirinto in cui è sempre bello naufragar, agganciato ai ricordi e al dedalo di strade che lo tengono caro, più che nascosto.

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Augusta Franco Cardinali ne ha tracciato un suo ricordo e ha azzardato che lì, proprio fra le viuzze, vicoli e la Piazza Baccio Pontelli, lei vedrebbe la scenografia perfetta per “Il Trovatore” verdiano. Poi gli antichi mestieri, la Fiera di San Giuseppe (scritta su testo di Stefano Stronati), l’ambiente musicale jesino dagli anni Sessanta, anzi, dentro gli anni Sessanta, dalla rivolta cultural musicale, ai complessi, al torneo Euro Davoli al Pergolesi, o fino alla rimozione del beat e un occhio al futuro.

Poi Marino & C. hanno ricordato, in musica e memorie, gli amici del Liceo, i professori, uno a uno quelli che formavano davvero, educavano (perché cercavano di educare, cioè tirare fuori il meglio) più che insegnare. 

Momenti di lontana commozione, Nino Zannoni ha letto Lisà, se po entrà? e una poesia di don Mario Bagnacavalli, che Marino ha poi musicato e cantato. Il vento fuori si è placato, i battibecchi ironici in scena tra Fefo e il resto del mondo (cioè Marino), dettati dal piacere di esserci tutti insieme a regalare, prima, dopo, durante l’ultima canzone, Mese di dicembre, una serata diversa. 

I saluti iniziali di Paola Lenti, assessora del Comune di Jesi che ha seriamente auspicato (i politici lo fanno comunque sempre) un interesse crescente dei giovani verso le radici della nostra cultura.

E Marino Carotti, certo con la sua ricerca ma anche con la sua formazione nel proporre una lettura musicale con arrangiamenti diversi, è sulla strada aperta a tutti.

Canzone finale all togheter e applausi e abbracci

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