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TRADIZIONI La Pasquella non risuona di casa in casa

Causa Covid anche il rito del giorno dell’Epifania rimandato, l’augurio del Gruppo Folcloristico “Il Massaccio

“Ma una cosa il Covid ce l’ha insegnata. Che senza riti la collettività entra davvero in sofferenza. Perché in realtà non è la società a fare il rito, ma il rito a fare la società.” Marino Niola

Marino Niola parlava del Natale, ma in questo periodo storico ci stiamo perdendo tutti i riti. Uno di questi è la Pasquella.

Nel giorno dell’Epifania, di buon’ora, i cantori e suonatori di un tempo che fu sarebbero partiti armati di organetto, tamburello, gioia e voglia di stare insieme e sarebbero andati di casa in casa a portare il canto di questua.

Nelle strofe della Pasquella i cantori chiedono al nuovo anno di essere clemente, di donare buoni raccolti e a Sant’Antonio di preservare il bestiame dalle malattie. Si rivolgono anche scherzosamente alla vergara chiedendo di avere prosciutti o “pacche di maiale”, frutto della “pista” che si è soliti fare in questo periodo.

Come ricompensa i contadini donavano loro uova, dolci, e non mancava mai del vino. Il tutto, ovviamente, terminava con giri di saltarello, risate e balli.

Anche questo ci è precluso in questo strano e difficile anno, ma il Gruppo Folcloristico Massaccio, vuole comunque augurarvi “Bon anno novo e Epifania!” sperando di tornare presto a rivivere queste tradizioni che per anni ci hanno tenuti uniti.

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