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VALLESINA TRA FEDE E TRADIZIONE, CON IL GIOVEDÌ SANTO CI SI INCAMMINA VERSO LA PASQUA

Le feste pasquali sono anche l’occasione per un lungo ponte di vacanze, nei paesi si tiene viva la memoria dei costumi per la Pasqua

 

VALLESINA, 18 aprile 2019 – Il lungo ponte pasquale è alle porte. Con la chiusura delle scuole, oggi (19 aprile) inizia la Settimana Santa ma anche un mega ponte che si protrarrà fino al 24 aprile (il 25 è la Festa della Liberazione).

Con il Giovedì Santo, prende il via in tutta la Vallesina anche le tradizioni legate alla Pasqua. Nel primo pomeriggio di oggi (Giovedì Santo) vengono legate le campane che resteranno mute fino al Sabato Santo in segno di lutto.

In passato, per annunciare le funzioni di carattere religioso vi erano dei giovani che suonavano le raganelle e solitamente davanti a costoro c’erano dei ragazzi più grandi con la battistangola. La raganella era uno strumento idiofono, costituito da una ruota dentata di legno fatta girare attraverso una manovella, che produceva un caratteristico rumore simile al gracidio delle rane: da qui il nome raganella. La stessa funzione veniva svolta dalla battistangola, una tavoletta in legno con impugnatura con applicati una maniglia metallica e delle borchie sulle quali la maniglia sbatteva provocando rumore.

Aspetto caratterizzante del Giovedì Santo restano i “Sepolcri” che vengono realizzati all’interno delle principali chiese dei vari paesi. Sontuosa, in diverse realtà, la scenografia che accompagna la ricorrenza. Nel primo pomeriggio vengono posti dei vasi contenenti il grano davanti all’altare principale, uniti per formare una croce, altri vasi erano posti intorno. Il grano normalmente è seminato sui vasi circa 20 giorni prima del Giovedì Santo, fatto vegetare al buio o coprendo i vasi e nel frattempo innaffiati abbondantemente. Il frumento acquisisce cosi un colore tra il giallo e il bianco. Talvolta venivano seminati sui vasi anche dei legumi come ad esempio la cicerchia o i lupini. Era costume, nel passato, porre molta attenzione anche al cibo, di solito si mangiavano le aringhe o le sardelle.

Con il Giovedì Santo si conclude la Quaresima, iniziata con il Mercoledì delle Ceneri, e con essa finisce anche il digiuno penitenziale. Con la messa vespertina “in Coena Domini” inizia il Triduo pasquale, ossia i tre giorni nei quali si commemora la Passione, Morte e Risurrezione di Gesù, che ha il suo fulcro nella solenne Veglia pasquale e si conclude con i secondi vespri della Domenica di Pasqua.

Dal punto di vista liturgico quella del Triduo è un’unica celebrazione. Infatti nella messa “in Coena Domini” non c’è congedo, ma l’assemblea si scioglie in silenzio; il Venerdì Santo la celebrazione inizia nel silenzio, senza riti di introduzione, e termina senza benedizione e senza congedo, nel silenzio; la Veglia Pasquale inizia con il lucernario, senza segno di croce e senza saluto; solo alla fine della Veglia si trova la benedizione finale e il congedo.

Il giorno del Giovedì Santo è riservato a due distinte celebrazioni liturgiche, al mattino nella Cattedrale di Jesi, il vescovo con una solenne cerimonia consacra il sacro crisma, cioè l’olio benedetto da utilizzare per tutto l’anno successivo per i Sacramenti del Battesimo, Cresima e Ordine Sacro e gli altri tre oli usati per il Battesimo, Unzione degli Infermi e per ungere i Catecumeni. A tale cerimonia partecipano i sacerdoti e i diaconi, che si radunano attorno al loro vescovo, quale visibile conferma della Chiesa e del sacerdozio fondato da Cristo; accingendosi a partecipare poi nelle singole chiese e parrocchie, con la liturgia propria, alla celebrazione delle ultime fasi della vita di Gesù con la Passione, Morte e Resurrezione.

Nel tardo pomeriggio di oggi in tutte le chiese c’è la celebrazione della Messa “in Coena Domini”, cioè la “Cena del Signore”. Si tratta dell’Ultima Cena – raffigurata da intere generazioni di artisti – che Gesù tenne insieme ai suoi apostoli prima dell’arresto e della condanna a morte. È in questa celebrazione che si inserisce la Lavanda dei piedi.

Domani (19 aprile) è il Venerdì Santo. Dopo la predica delle “tre ore di agonia”, tenuta nel primo pomeriggio, a tarda sera è usanza la processione del Cristo Morto. Vi era il Cataletto di Nostro Signore, accompagnato da alcune signore con un velo nero, e poco dietro la statua della Madonna Addolorata. Un uomo si vestiva da cireneo e si poneva dietro.

E si arriva alla mattina del sabato Santo quando vengono sciolte le campane. Dopo lo scioglimento delle campane viene celebrata in chiesa una funzione religiosa. In passato, appena terminata la messa, il parroco iniziava la benedizione delle case con l’acqua benedetta e i chierichetti al seguito tenevano un cestino in mano per raccogliere le offerte che di solito erano le uova.

La “Veglia Pasquale” è prevista in buona parte delle nostre chiese e cattedrali, inizia nella nottata del sabato.  Durante la “Veglia” viene benedetto il fuoco, il “cero pasquale”, l’acqua battesimale; cercando di far coincidere il canto del “Gloria”, con il suono delle campane. La “Veglia” inizia verso mezzanotte e quindi la liturgia eucaristica prosegue nelle prime ore notturne

Il digiuno della Quaresima è terminato, le campane festanti suonano “l’allegrezza”. Un altro aspetto tradizionale della mattina di Pasqua sono ancora le uova dipinte. Poste in una pentola con della carta velina colorata e fatte sode. A fine cottura la carta velina veniva tolta e l’uovo era colorato.

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