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ZONA ARANCIONE È sempre più buio prima dell’alba

La nuova amministrazione regionale si ritrova a incontrare le stesse difficoltà, a fare gli stessi errori, della precedente ma “son ragazzi!”, sono lì da pochi mesi, impareranno

Sono un notorio “cattivista” e suonerà strano un peana alla moderazione che viene da me.
Ma sulle Marche in arancione (o su qualunque territorio di qualunque colore), sull’intera gestione dell’emergenza Covid, non me la sono mai sentita di avversare, puntigliare, polemizzare.

Nè con la gestione Ceriscioli, né con quella Acquaroli, tantomeno col governo nazionale (che il bersaglio dei tuttologi da google stats sia ora Conte, ora Speranza, ora la Azzolina).
Questo è esercizio del web e non, che poco m’appassiona.

L’ex governatore Luca Ceriscioli

Attenzione, non vuol dire “tutto va bene!”; vuol dire che nonostante i disagi innegabili, nonostante gli errori, nonostante le istanze di questa o altra categoria, da che mondo è mondo, in tempo di crisi si rema tutti nella stessa direzione.
Ora, per non generare il sospetto che questo pezzo sia scritto da un ghost writer che poco mi conosce, specifico anche che chi non rema nella stessa direzione va buttato a mare (con ferite aperte a richiamar gli squali).

Sì, ce n’è di materiale da visionare per gli amanti del karma e dei contrappassi, ben muniti di pop corn, è c’è molta bile da travasare per gli attivisti pazdaran di qualunque (in)sensibilità politica.

Le Marche sono ora sotto l’amministrazione della parte politica che in Italia (e in altri paesi con partiti assimilabili alla destra nostrana) a inizio 2020 gridava “apri tutto!” (novelli smarmellatori alla Duccio di “Boris”), e si trova a doversi destreggiare tra l’applicare restrizioni impopolari e il raccontare favole di deresponsabilizzazione. Sia chiaro: non è esclusiva di Acquaroli.

L’attuale governatore, Francesco Acquaroli

Ma da marchigiani fa amaramente sorridere che proprio il delfino di Giorgia Meloni si trovi ora costretto ad utilizzare quelle contestatissime misure messe in campo da Ceriscioli (su tutti, l’ospedale di Bertolaso, che “di Bertolaso” non è, ma della sua vice), e si ritrova a incontrare le stesse difficoltà, a fare gli stessi errori.

Valga da esempio il suddetto ospedale: Ceriscioli non ebbe modo di utilizzarlo perché, tempo che fosse ultimato, la prima ondata era finita. Il che fece passare in sordina che non ci fu modo di reclutare personale per rendere operativo il polo. Ora Acquaroli, tramite il nuovo assessore regionale alla Sanità, Saltamartini, indice un bando per 3.000 assunzioni che ha lo stesso identico effetto del disincentivante arruolamento di Ceriscioli: il deserto!

Son ragazzi!”, sono lì da pochi mesi, impareranno.

…Se ne avremo il tempo, se ci si mette di buzzo buono nel fare misure efficaci, dal punto di vista sanitario e da quello economico, ‘chè alla politica spetta questo ingrato compito: mediare tra le draconiane misure che imporrebbe la scienza, senza scivolare nel disastro economico-sociale.

Compito da far tremare i polsi in questo momento, che nessun governante al mondo ha saputo interpretare al meglio. Fare i profeti del giorno dopo è facile, ma è altrettanto facile preconizzare che se le misure necessarie sono più annunciate che attuate non si va lontani.

(m.m.m.)

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