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CARNEVALE

carnevaleCupra2Qualche anno fa , ma a pensarci bene nemmeno tanti, il Carnevale era più sentito e partecipato da parte del paese e delle persone; oggi ci si limita a qualche serata in maschera da celebrare, soprattutto i ragazzi, presso la palestra comunale, ad una sfilata di maschere organizzata dal comune con qualche sacchetto di coriandoli sacrificato durante il passaggio del corteo per non mortificare troppo i partecipanti più piccoli che vengono fatti bersaglio anche di qualche caramella o cioccolatino , ma tutto finisce lì.
Ad essere sinceri, il Carnevale passa quasi sotto silenzio; perché?
Semplicemente perché abbiamo perso il gusto di divertirci, la facoltà di farlo con poco, di ridere per il semplice gusto di ridere.
I nostri ragazzi indossano maschere costose, colorate, personaggi per lo più imposti dalla televisione che poco concede alla libera fantasia di ciascuno perché tutto deve essere commerciale, bruciato in poco tempo, in una parola tutto deve portare un utile immediato;
Le maschere di ieri, ricordo, erano rappresentate dai buontemponi del paese, da gente che sapeva ridere di se stessa senza prendersi troppo sul serio, mettendo alla berlina i punti deboli di tutti, la miseria, il bisogno, la fame, il vizio del bere, le baruffe familiari etc.
Ho vivo il ricordo di un carretto che passava per le vie del paese simulando un intervento chirurgico a cielo aperto: il malato, disteso con le viscere di fuori (viscere forse di bue concesse in uso dal macellaio) si anestetizzava con un fiasco di (vero) vino che sovente offriva anche al chirurgo che aveva le mani calate letteralmente nelle sue interiora.
L’allegoria era completata da un falso infermiere ed una falsa suora che collaboravano in questa improbabile sala operatoria in cui le battute fioccavano e le risate dettavano il tempo dell’intervento e la sua, naturalmente, positiva riuscita.
Gli interpreti erano (se ricordo bene) “Tattaì” al secolo Carlo Angeloni, valente fabbro ferraio, suo fratello “Cotologna” (Dino Angeloni) per decenni collezionista di ogni avvenimento che valesse (e non) la pena di essere ricordato che girava sempre “armato” della macchina fotografica pronta ad entrare in azione; facevano parte della comitiva “Trattennero”, alias Luigi Anderlucci e “Tombolasi” al secolo Tullio Gregari; tutti amici fra loro e pronti a rinnovare a sorsi di buon verdicchio la loro pluridecennale amicizia.
Naturalmente tutti i personaggi erano rigorosamente in camice bianco e durante l’intervento interloquivano con il pubblico che li stimolava aggiungendo battute a battute, con gran giubilo della gente che andava in visibilio nonostante il quadro fosse alquanto macabro.
Quello che manca al Carnevale di oggi è giustappunto il coinvolgimento corale del paese, il sapersi prendere in giro, il saper ridere delle proprie miserie.
Ricordo che i giovani aspettavano questo periodo dell’anno con una certa ansia perché c’erano da gettare le basi per le successivi più durature amicizie che nascevano spesso proprio in occasione dei veglioni carnevaleschi che si svolgevano in diverse sale, per lo più improvvisate, del paese.
Gli animatori erano per lo più suonatori locali, armati di buona volontà e spesso di valentia, che venivano rincuorati, nelle loro esibizioni, con castagnole, cicerchiata, frappe ed altre ghiottonerie che i frequentatori dei mattinè si portavano in abbondanza da casa per consumarli in allegria con gli amici anche occasionali annaffiandoli con abbondanti libagioni di fresco verdicchio.
I più anziani (purtroppo per loro) ricordano le allegre serate trascorse nella sala Bocci, nella sala Medici, nel dopolavoro del Matto Grosso, nella sala Bonci, al Gatto Verde, al Black & White, alla Romita, al Cinema Teatro con tanto di ospite d’onore reduce da successi nazionali; era tutto un fiorire per qualche sera, di balli e canti.
Qualcuno più carico di anni si ricorda delle serate organizzate presso il teatro Concordia, con lanci generosi di caramelle e cioccolate dai palchi che circondavano la platea dove si svolgeva il tanto sospirato (per alcuni) ballo;di quel teatro e della sua bellezza purtroppo è andato perso quasi del tutto anche il ricordo; peccato!
Cambiano i tempi e cambiano anche i modi di divertirsi; cambia lo spirito con cui si affronta la vita e le sue difficoltà; se almeno qualcuno ci desse un buon motivo per ridere sarebbe senz’altro il Re del Carnevale!

(Pietro Anderlucci)

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