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Cronaca

FABRIANO Maestre diplomate, scattano i licenziamenti

Altra tegola sulle testa di molte famiglie fabrianesi, le insegnanti hanno dato vita ad una protesta

 

FABRIANO, 9 luglio 2020- Un flash mob, ieri pomeriggio davanti alla fontana Sturinaldo, per spiegare la situazione che si è venuta a creare per molti docenti della scuola primaria e dell’infanzia che a breve verranno licenziate dopo aver firmato dei contratti a tempo indeterminato. Iniziativa di carattere nazionale patrocinata da Anli (Associazione Nazionale Liberi Insegnanti) con a capo Alessandra Gammino.

«Vi starete domandando – ha spiegato la portavoce delle maestre di Fabriano Annalisa Nuti –  come mai le insegnanti delle scuole elementari e dell’infanzia di Fabriano e dintorni stanno facendo un flash mob attorno alla Fontana Sturinalto? La storia è lunga ma la faremo breve. Questo che pubblichiamo qui di seguito è il diploma magistrale ante 2001/2002 che le “vostre” maestre hanno conseguito con la maturità. Il diploma magistrale è abilitante. Non ha una scadenza è sempre valido, non segue le mode o le correnti di pensiero abbiamo diritto ad avere e confermare il ruolo. Come si può vedere, c’è scritto a caratteri cubitali, che è un diploma abilitante all’insegnamento ed è firmato il 23 luglio del 1998 dall’allora presidente della Repubblica Scalfaro. Con questo diploma tutte le diplomate magistrali si sarebbero potute inserire nelle graduatorie di seconda fascia di istituto e lavorare come supplenti, mentre sono state inserite in terza fascia dove andavano tutte le non abilitate. Tutto ciò non fu concesso perché i governi dell’epoca stabilirono che per poter insegnare serviva l’abilitazione (dimenticandosi o facendo finta di dimenticare che questa abilitazione si otteneva con il diploma) e stabilirono  che quindi l’unico modo per insegnare fosse quello di partecipare ad un concorso pubblico e vincerlo precludendo l’insegnamento a tante  maestre diplomate magistrali. I provveditorati all’epoca non potevano far altro che seguire le direttive del governo. Nel frattempo sono passati anni, sono passati infiniti governi e ogni ministro dell’Istruzione quando è andato al potere ha legiferato in materia scolastica annullando in tutto o in parte quello che era stato approvato dal governo precedente, creando nel comparto scuola un grande caos, anche per gli addetti ai lavori. Nel 2007 delle sentenze passate in giudicato hanno decretato che il diploma magistrale ante 2001 /2002 era abilitante all’insegnamento tanto che nel 2014, 2000 nostre colleghe dopo aver fatto un ricorso si sono ritrovate a pieno titolo nelle Gae (graduatorie ad esaurimento) ottenendo il ruolo senza riserva».

Aggiunge la portavoce: «Visto il precedente, tutte noi insegnanti abbiamo intrapreso la via dei ricorsi patrocinati dai sindacati nazionali come Cgil, Cisl, Uil, e da altri sindacati come Anief, Snals Adida o da avvocati scolastici come lo studio legale Bonetti e Delia. Nel 2015 molte di noi, dopo varie sentenze positive, sono entrate in Gae con riserva, hanno preso il ruolo, e superato l’anno di prova. Ma sulla loro testa pendeva e pende tutt’ora una spada di Damocle: la riserva, che sarebbe stata tolta solo alla fine del contenzioso. Dopo tante vittorie, nel 2017 arriva la tanto temuta plenaria che ci dà esito negativo, e da lì siamo cadute tutte nello sconforto. Il motivo di questo esito negativo è dato dal fatto che secondo i giudici il nostro diploma non abilita all’insegnamento quando poco fa vi abbiamo mostrato nero su bianco che il diploma è abilitante. A breve ci saranno i meriti, cioè la parte finale di questo contenzioso che dura da 5 anni e i sindacati ci hanno detto che saranno di sicuro negativi. Questo cosa comporterà?

Precisa Annalisa Nuti: «Tutte noi che abbiamo il contratto a tempo indeterminato verremo licenziate senza giusta causa e tutti gli sforzi fatti fino ad ora andranno perduti. Ma soprattutto i vostri figli perderanno le loro maestre. C’è da premettere che solo in Italia dopo 36 mesi di servizio in una pubblica amministrazione si viene licenziati; negli altri stati europei si viene stabilizzati con contratti a tempo indeterminato. Lo scorso anno il ministro della Pubblica Istruzione ci ha dato un contentino: ha emanato un concorso straordinario per titoli ed esami mettendo però infiniti paletti tanto che a questo concorso hanno potuto partecipare soltanto il 50% dei diplomati magistrali. Ora noi ci chiediamo: se le 2000  insegnanti che hanno fatto ricorso nel 2014 sono entrate effettivamente di ruolo con lo stesso nostro diploma senza sostenere un concorso, noi chi siamo, figli di serie B? Non abbiamo lo stesso titolo di studio? La legge non è uguale per tutti? La ministra Azzolina ribadisce che per entrare in una Pubblica Amministrazione serve un concorso e questo soprattutto per lavorare nella scuola, ma molte delle nostre colleghe non solo della primaria e dell’infanzia ma anche delle scuole secondarie non sono entrate da concorso (TFA. SIS…) eppure sono di ruolo. Allora la verità dove sta?»

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Conclude la portavoce: «Ci ha dato anche la possibilità, una volta licenziate di aggiornare il punteggio, ma guarda caso ci farà togliere 6 punti dal diploma magistrale e delle lauree che abbiamo ne varrà solo una e 3 punti. La laurea di Scienze della Formazione Primaria varrà 73 punti. Se pensiamo che noi insegnanti per ogni anno di servizio otteniamo 12 punti, la cosa ci sembra alquanto impari. La ministra Azzolina ha anche messo un vincolo quinquennale che è incostituzionale. Questo vincolo dice che nel caso in cui nell’anno 2021/2022 si prende il posto a tempo indeterminato e quindi il ruolo da concorso, si debba rimanere nella sede assegnata per 5 anni per continuità didattica. Il concorso è regionale, ha tutti i posti lontani da casa e quindi o ci si trasferisce con tutta la famiglia, ma sappiamo bene che per chi ha una famiglia è una cosa alquanto difficile, o si trasferisce solo la mamma -maestra e lascia la famiglia oppure i genitori si separano cioè la mamma porta via i figli e il babbo rimane a casa da solo: bella cosa quella che vuole la ministra! Ma quando parla di continuità, forse  la ministra si dimentica che le insegnanti già insegnano a  dei bambini e quella continuità dove la mettiamo? È brutto dire ad un bambino: “Sai Michele, probabilmente la tua maestra il prossimo anno non ci sarà perché la legge e  il sistema vuole che io vada da un’altra parte”. E pensare che tutti questi ricorsi li ha patrocinati lei, la Azzzolina, quando era socio Anief!? ora come mai tutto questo astio nei confronti dei diplomati magistrali che a onor di cronaca hanno portato avanti la scuola fino adesso? ci sembra come se fossimo un peso per il governo quando invece basterebbe un emendamento fatto in pochi giorni per sistemare la situazione. il problema però è che non vogliono farlo e noi non riusciamo a capire il perché e forse non lo riusciremo mai a capire perché ci sono delle cose che non sapremo mai. La ministra non capisce che la scuola non sono solo i  banchi, muri, lavagne, Lim, ma la scuola è fatta dai legami che si instaurano tra gli insegnanti e i propri discenti che vanno al di là dei compiti, dei voti, dei compiti in classe, delle valutazioni. La scuola si basa sull’ empatia e sulla fiducia che l’elemento più importante che si deve instaurare con i bambini soprattutto con quelli che hanno delle disabilità e delle problematiche comportamentali. Avere sempre la stessa figura di riferimento fa si che i bambini crescano e diventino degli uomini futuri tali da stare nel mondo e apprendano quegli insegnamenti che gli serviranno per la vita ( Life long learning ). La scuola si basa sui rapporti  umani soprattutto tra gli insegnanti  e i genitori senza i quali la scuola non ha senso di esistere.  Ed ora cara ministra, cosa vuole fare? Accelerare i meriti, licenziarci tutti anche chi ha superato non uno ma più anni di prova, come a dire che il comitato di valutazione presieduto dal dirigente scolastico vale meno di zero. Ci domandiamo oltre al, problema di come si rientrerà a scuola, perché la ministra quando va in televisione non dice agli italiani ed ai bambini che non troveranno più le loro maestre ad aspettarli a settembre. Quale altro trauma subiranno questi bambini dopo aver subito il Covid  e la DaD? La scuola è fatta di persone che instaurano rapporti umani, ma questo la cara ministra ancora non l’ha capito, soprattutto quando paragona il cervello dei bambini a degli imbuti da riempire, sapendo che gli imbuti sono aperti e che qualsiasi cosa ci metti esce. Sicuramente si è confusa perché voleva citare la frase di Francois Rabelais: “Il bambino non è un vaso da riempire ma un fuoco da accendere”. Ed io, in cuor mio, mi auguro vivamente che lei si sia confusa. Ecco il perché del nostro flash mob: perché siamo insegnanti e la nostra è una missione. Lotteremo fino alla fine per i nostri bambini e perché i nostri diritti vengano garantiti»

Daniele Gattucci

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