Segui QdM Notizie

Cronaca

FABRIANO Pasqua, il messaggio del vescovo Massara: «Siate come medici ed infermieri»

L’invito del vescono a non cedere alla rassegnazione dopo un anno di pandemia

FABRIANO, 2 aprile 2021 – La città e la diocesi si avvicinano alle celebrazioni pasquali, per la seconda volta vissute nel cuore di una pandemia che continua ancora a colpire territori e nazioni.

Il vescovo della diocesi di Fabriano – Matelica Francesco Massara, nel lungo messaggio inviato ai fedeli, parla di celebrazioni da vivere “quasi in punta di piedi”.

«L’emergenza del Coronavirus ha messo e sta mettendo a dura prova la nostra vita – scrive – e tutti avvertiamo un senso di smarrimento, di sfiducia e di paura che toglie le prospettive, prosciuga le speranze e appesantisce anche le cose più semplici. Delusi, stanchi, increduli, rischiamo di non avere più la voglia di rimetterci in piedi, di continuare a camminare».

Ma nella delusione e nelle paure il vescovo vede la speranza, come nella speranza delle donne che recano al sepolcro per ungere di oli profumati il corpo di Gesù. «Il loro atteggiamento – scrive ancora –  è fonte di fiducia per noi perché di fronte ai dubbi, alla sofferenza, ai turbamenti della situazione che attraversano, esse sono capaci di mettersi in movimento e di non lasciarsi paralizzare dal dramma che stanno vivendo».

«Ecco io, in quella loro tenacia a non cedere alla rassegnazione della piega che hanno preso gli eventi, vedo già i primi scintillii di luce della resurrezioneprosegue Massara –  che consiste, fondamentalmente, nel vedere più lontano del qui e ora, in quell’orizzonte del già e non ancora che rende la nostra vita affidabile, degna e vivibile; perché sa che il vero problema non è la morte, ma di come io scelgo di stare difronte ad essa».

La Pasqua inizia così – conclude, esortando i fedeli –  bisogna andare a vedere quel luogo di morte, bisogna cercare Gesù. Non si può fuggire davanti alla sofferenza e alle ferite dei poveri. Bisogna essere come i medici, gli infermieri e il personale sanitario, le forze di sicurezza e i volontari, i sacerdoti, le religiose, gli educatori e gli insegnanti e tanti altri che hanno avuto il coraggio di offrire tutto ciò che avevano per dare un po’ di cura e sollievo a chi si trova nel sepolcro della malattia. Vorrei che il mio saluto vi raggiungesse senza la pretesa di risolvere i vostri drammi, ma con l’umiltà di chi, pur non potendo operare miracoli cammina con voi e si fa vostro compagno di viaggio per le strade polverose di questa quotidiana esistenza».

(Redazione)

©RIPRODUZIONE RISERVATA

News