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JESI Andrea Laudazi: dalla passione e dall’impegno i frutti della terra

Il titolare di Vallesina Bio parla del rispetto per la natura e per le peculiarità regionali

JESI, 13 maggio 2020 – Un aiuto al padre nei lavori in campagna, poi il contatto con la terra è diventato una necessità.

Andrea Laudazi, jesino di 36 anni, ha studiato regia e sceneggiatura e adesso è un imprenditore agricolo, titolare di Vallesina Bio con sede a Monsano.

Andrea coltiva ortaggi, produce farine, olio: un lavoro in cui mette passione e impegno che si traduce nella valorizzazione della tradizione agricola marchigiana e nel rispetto dell’ambiente.

«Per via della quarantena molte persone hanno avuto il tempo di cucinare in casa, cosa che una volta era normale – racconta –. Questo consente di godere del piacere di preparare il pasto e gustare il sapore vero dei cibi freschi».

L’emergenza sanitaria rischia di favorire la grande distribuzione a scapito del piccolo alimentari, sei d’accordo?

«Da tempo ci si sta abituando a sapori e cibi standardizzati: il timore è che la globalizzazione sarà più forte di prima se i piccoli non riapriranno».

Nel tuo lavoro ti impegni nella valorizzazione della tradizione, quali difficoltà incontri?

«Stiamo lavorando per il recupero di alcuni grani antichi e facendo ricerca sulle popolazioni evolutive, ma riuscire a recuperare i prodotti del territorio significa fare i conti con una burocrazia complessa che troppo spesso rende le cose più difficili di quel che in pratica sarebbero. Credo molto nel recupero delle tradizioni perché ci permettono di fare agricoltura in modo naturale, rispettando i ritmi della natura e il terreno su cui si lavora».

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Il tuo impegno è anche a livello ambientale.

«Oltre alla certificazione sul biologico abbiamo lavorato per ottenere e valorizzare la certificazione “Qualità Marche” della Regione. C’impegniamo anche a effettuare minime lavorazioni sulle colture: si stanno producendo trattori sempre più grandi che schiacciano il terreno, invece il nostro intento è quello di ripristinare la microfauna essenziale per la fertilità dei terreni. Coltivare biologico con mezzi agricoli inquinanti è un paradosso: per questo stiamo lavorando a un progetto in partnership per ridurre le emissioni attraverso il prototipo di un trattore interamente elettrico!».

Altro aspetto è l’abbattimento dell’uso della plastica.

«Premetto che non credo sia possibile eliminare la plastica totalmente anche perché per alcuni prodotti non ci sono soluzioni alternative: producevo le gallette, ma non è stato possibile trovare un packaging plastic free. Anche questo aspetto non è semplice: abbiamo una certificazione del Ministero dell’Ambiente che ci riconosce #plasticfree, ma in generale credo che il nostro Paese creda poco nella ricerca di soluzioni alternative. Penso alla canapa ad esempio e alle difficoltà burocratiche legate alla sua coltivazione: questa fa parte della tradizione del nostro territorio, vedi i cordari, che purtroppo abbiamo perso in favore di coltivazioni che rispondono alle leggi del mercato, come girasoli e grano».

Importante secondo Laudazi il contatto con gli agricoltori.

«I cittadini dovrebbero interfacciarsi di più con noi, ci permetterebbe di capire cosa coltivare, dandoci l’opportunità di soddisfare le loro esigenze. Per noi agricoltori è una grande opportunità avere indicazioni su nuove rotazioni da effettuare».

(e.d.)

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