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JESI “CIRCOPERA LUNARE”, È NATA UNA STELLA

In prima mondiale al Teatro Pergolesi con le musiche proposte da Marco Attura e il Circo El  Grito: spettacolo su cui c’è da fare ancora del lavoro ma il pubblico ha gradito con tanti applausi finali

JESI, 24 novembre 2019 – Se avessimo voluto dare un nostro titolo al lavoro “Il lato nascosto. CircOpera lunare” – in scena in prima mondiale venerdì sera al Pergolesi, in replica sabato e oggi, domenica (16.30) – tale da infiltrarsi meglio nelle orecchie e, perché no?, negli occhi dello spettatore, avremmo scritto, pescando nel pozzo cinematografico che è rimasto in un angolo della nostra mente, “Quando muore una stella”.

Perché? È il finale quasi … aperto che ce lo fa dire, se fossimo pessimisti. E qui tocca esserlo. Ma se fossimo ottimisti, avremmo scritto “È nata una stella”. La storia eccola.

Nel 1519 Leonardo da Vinci decolla con una delle sue macchine volanti, oltrepassa la terra, stanco di tutto quel che vede di brutto intorno a lui (oggi chissà che cosa farebbe…), porta con sé i più grandi esponenti del mondo della cultura e di tutto quel che volete, del Rinascimento. Una specie di Arca di Noè. Anche senza brevetto, raggiunge la luna e si sistema, creando una civiltà nuova, nella parte oscura, così nessuno lo potrà mai più trovare.

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Cinquant’anni fa, Neil Armstrong raggiunge, con la complicità di Aldrin, la luna. Pianta una bandiera e casualmente (?) lascia uno zainetto che contiene un progetto che prevede una esplosione nucleare, come esperimento (?), sulla parte oscura della luna. Sulla luna ci sono i discendenti di Leonardo, soprattutto Jacopo ed Ellen, che si amano e mettono addirittura in cantiere un bambino.

La storia si dipana con la scoperta, e la successiva cattura, nella parte “visibile” dalla terra del nostro satellite, di un astronauta darksider (uno che crede che ci sia vita nel lato oscuro della luna, quasi un terrapiattista), che vorrebbe invece avvertire i lunari (che stanno per festeggiare là il cinquecentenario della nascita della loro civiltà) dell’esplosione – si temeva – prossima a venire. Vengono interpellati i tre oracoli, i saggi lunari che, come tutti gli oracoli, non fanno capire quasi nulla. Altrimenti che oracoli sarebbero? Ricordate tutti quello della Sfinge, no? Che diceva, se ricordo: “Chi è contemporaneamente bipede, tripede e quadrupede?”.

La risposta non ve la do, altrimenti che uomini sareste? Alla fine sarà Ellen che dovrà scendere sulla terra per salvare la civiltà lunare. Con uso di una “diretta tv” con personaggi jesini, che parlano dei darksider. Questa la sostanza del lavoro visto al Pergolesi. L’impressione? Uno spettacolo su cui c’è da fare ancora del lavoro, partendo dalla definizione di un libretto che viva ed emozioni in sintonia con le musiche composte e ricomposte dal maestro Marco Attura che ci mette del suo accanto a citazioni di Puccini, Dvorak, Debussy, Beethoven, con momenti decisamente lirici, accanto a voci sicuramente in possesso di buona tecnica, presenza e vocalità (Pierluigi Cocciolito, Tiziana Salerno, Irene Frascione, Francesco Fusai) ma non completamenteliriche”.

Questo se si vuole pensare ad un’opera, ovviamente, perché l’insieme è sicuramente gradevole e spesso spettacolare, con i componenti del Circo El Grito al massimo della propria forma, che incantano il pubblico, soprattutto quando interpretano gli oracoli dalla quasi impossibile soluzione. In una scenografia affascinante e coinvolgente, di cui si ringraziano sentitamente Benito Leonori, Elisabetta Salvatori e i collaboratori, si muove questo lavoro creato dalla mente del pioniere del circo contemporaneo in Italia, Giacomo Costantini, fondatore e direttore artistico del Circo El Grito.

Sulla sua curiosa idea si muovono simbologie, numeri e proiezioni che ci fanno casualmente (ovvio) ricordare i messaggi riposti da Mozart in alcuni suoi capolavori. In sostanza, ragazzi, c’è da riprendere il filo e rivedere qua e là, tipo la “diretta tv” da Jesi, così fatta poco funzionale, perché una Prima, che è sempre un esperimento e il pubblico jesino lo ha gradito, serve proprio per capire se il cammino intrapreso percorre la giusta strada.

Ho chiesto a Costantini come definirebbe questo suo lavoro, e mi ha detto: «Non è un’opera lirica, ma semplicemente un dramma musicale circense, con contaminazioni fantastiche». Moltissimi gli applausi finali. Buon segno.

Giovanni Filosa
(foto Binci)
©RIPRODUZIONE RISERVATA

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