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JESI “In Trincea”: Maria Teresa Chechile nell’anno della pandemia

Maria Teresa Chechile

Nell’opera della poetessa – infermiera il lavoro nel reparto dell’ospedale “Carlo Urbani” e l’affetto per il padre

JESI, 18 marzo 2021La pandemia e l’affetto della famiglia: con l’opera “In trincea” Maria Teresa Chechile decolla all’interno del volume edito da Skira Editore e inserito all’interno di Rai Cultura.

«E non solo ma sarà presente in varie mostre e musei – spiega la poetessa e infermiera jesina -. Era il 18 marzo 2020: oggi quella data è diventata simbolo della giornata nazionale vittime covid» ma per l’autrice è anche un dialogo con il padre – che non c’è più – del quale proprio il 18 marzo ricorreva il compleanno.

«La cultura non si ferma perché il pensiero è e resta sempre espressione dell’anima».

Ed è proprio attraverso il dialogo col padre che la poetessa jesina fa luce sul presente.

«Cosa c’è di nuovo papà? Nulla mutando, se non ritrovarci ancora qui dopo un anno e dirti “Sai papà, oggi avresti compiuto 89 anni. Ma sei anni fa mi lasciasti, facendomi riflettere ancora una volta sul significato di vita e di morte“. Eravamo in trincea e lo rimanemmo, almeno nei corpi, mentre l’unico libero fu il pensiero, che dissipando ogni dubbio, ci fece trovare. Il canto ebbe coraggio e che, per quello strano destino, venne immortalato in un ricordo e che ora giace nel più profondo angolo al grido del mondo. Ché ancora si rivela fatale e c’è chi lotta e spera. Ironia del fato, da quel 18 marzo scorso, oggi tu sei lì, tra quelle pagine che raccolgono gli affanni di chi qui, sulla terra, insegue il suo numero di anni e di giorni, in un viaggio che ha in serbo tutto il suo mistero, il suo fascino e resiste… in trincea».

L’opera è stata interpretata dall’attore e doppiatore Franco Piccini.

(e.d.)

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