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JESI LA TRAVOLGENTE SERATA CON MARINO CAROTTI (video e foto)

Alla presentazione dell’antologica a Palazzo della Signoria con canti, recita, balletto, intervista e un pubblico entusiasta e partecipativo

JESI, 22 dicembre 2019 – Mettere la firma in calce ad un articolo che parla di un avvenimento cui tu hai partecipato, non mi sembra il massimo dell’obiettività. Ma, come dice il fotografo Binci, “sarò obiettivo”.

Così mi chiedo, attonito: ma a chi è venuto in mente di inserire nel “Grand Tour Culturale Marche” (titolo serioso che la dice lunga…) il recital di Marino Carotti nella Sala Maggiore del Palazzo della Signoria, intitolato “Il sole si fermò di camminare”, in cui si presentavano gli album “Galantòmo fu mio padre”, “Il sole si fermò di camminare” e il libro “Né acqua, né luce, né strada”, con canti e tradizioni della cultura orale marchigiana raccolta da Carotti, che ha coinvolto una compagnia di giro fra i “must” di questi giorni pre natalizi, trattandosi, invece, di una kermesse fra presentazioni, canti, filastrocche, suonate e saltarelli, con uso abbondante di sorrisi, risate e battute ciascuna al posto giusto, con un pubblico immenso, travolgente e travolto, più volte coinvolto in frizzi e lazzi?

Confesso, c’è stato anche il modico uso di “sostanze stupefacenti”, tale è considerato il divertimento ai giorni nostri, che va curato e allevato nei piccoli orticelli che abbiamo, nascosti alle forze dell’ordine, nel piccolo terrazzo di casa, fra maragnani e finocchi (ohi, non fraintendiamo…), insalata e pomodorini.

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Stefania Albani, Gianluca Gioia,Piero Belardinelli, Cristiana Carotti, Marino Carotti, Giovanni Filosa, Davide Donnini, David Uncini

La premessa è stata l’antologica di Marino Carotti, fino a poche ore prima con una voce inascoltabile, in realtà al telefono sembrava Amanda Lear quando cantava “Tomorrow”, ricordate?, che ha preso il via invece dolcemente, con un presunto copione in cui erano indicate entrate e uscite, chi faceva cosa, stavolta preso tutto alla lettera. Sono scorse, fra una intervista ed una recita, fra un balletto ed un assolo, canzoni che Marino ha buttato là con la voce più bella degli ultimi tempi.

Alla fine mi ha confessato che le pastiglie che gli avevo consigliato, a loro volta consigliate a me da un noto soprano alcuni anni fa e che si chiamano “Chorus”, avevano fatto il miracolo. Allora a esplorare campagne, immagini di informatori e informatrici, conoscere da vicino la vita dei cantastorie, mentre il pubblico si appassionava e si riscaldava sull’aria di  frammenti di vita rurale, paesana e quotidiana di una volta.

Sbuca a un certo punto la fisarmonica di Piero Belardinelli, poi la tromba di David Uncini, l’organetto di Davide Donnini, dal pubblico appaiono due saltarellisti di professione, Gianluca Gioia e Stefania Albani, mentre Cristina Carotti sciorina da maestra brani e filastrocche eterne. Anche chi scrive, travolto da quest’insolito destino di trovarsi, ancora una volta, in mezzo a una baraonda organizzata col cuore e con la mente, ultimo refolo di una mai passata voglia di commedia dell’arte, ha addirittura cantato, duettato e controcantato con Marino, che ha presentato una sua, non popolare stavolta, canzone d’amore, intitolata “Ninna nanna per un amore”, brano cantautoriale d’autore, delicatissimo.

«Questa canzone la dedico a tutti coloro che si vogliono bene», ha detto Marino, «è per chi, tra di voi, ha seduto accanto il suo compagno o compagna. Chi non ce l’ha, la dedichi al compagno o compagna del vicino di sedia».

E via così, sino alla parte finale, anche questa frutto di fine intelligenza creativa, definita “Spazio Natale”, dove si è visto di tutto, con la partecipazione attiva del pubblico, completamente sciolto. Saltarelli ed auguri finali, mentre si cercava di fare un facsimile di trenino in mezzo e col pubblico (tantissimi giovani, evvaaaaiii!) ma non con “Brigitte Bardot” bensì con una incasinata ma avvolgente “Tanti auguri a te” che chiudeva la serata in gloria e, soprattutto, in modo divertente e divertito, col pubblico che non sembrava volersene andare.

Poi se n’è andato. Tutti a farsi fotografie, tutti intorno all’inesauribile frenesia collettiva, tutti a darsi appuntamento per un’altra presentazione. Marino, hai capito, tocca che ti metti sotto a lavorare, la “Compagnia” sarà presente, giuriamo.

Giovanni Filosa

©RIPRODUZIONE RISERVATA

 

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