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Castelbellino Federica Carbonari: «Il vero cambiamento siamo noi»

Dopo cinque anni di dura contestazione verso l’operato di Andrea Cesaroni la capogruppo di minoranza consiliare e “RitroviAmo Castelbellino” puntano su servizi, sicurezza, territorio e inclusività in vista delle elezioni di giugno

CastelbellinoServizi, sicurezza, territorio, inclusività: queste le parole chiave dell’avvocata Federica Carbonari che dopo cinque anni passati da capogruppo della minoranza consiliare, rinnova la sfida ad Andrea Cesaroni per la carica di primo cittadino. Al suo fianco, la lista civica RitroviAmo Castelbellino.

Federica Carbonari entra nel cuore delle linee programmatiche, non rinunciando a lanciare stoccate verso l’Amministrazione uscente, all’apertura, ieri, della sua sede elettorale di via Gramsci.

«Il concetto di sicurezza si basa su cose piccole e significa poter girare liberamente per il paese, senza aver paura. Come pure dobbiamo essere sicuri quando portiamo a giocare un bambino nei parchi, non su scivoli degli anni 80, con a terra vetri, siringhe e cavi scoperti. Ricostruire il Parco delle Querce vorrebbe dire ridare rappresentanza alla comunità. Ora, grazie anche alle nostre segnalazioni, a due mesi dalle elezioni stanno provvedendo improvvisamente al taglio dell’erba, ma siamo di fronte a una presa in giro: le pulizie o la sistemazione delle buche nelle strade sono lavori che un Amministratore deve fare in quanto suo dovere, non per cercare di raccattare un voto».

Grande attenzione anche al tema dei servizi.

«Non servono opere faraoniche, ma investire su un tessuto urbano che è scomparso. Incentivare le piccole attività ancora esistenti. Riattivare il Bar delle querce e garantirne l’apertura anche in inverno. Invece non si è fatto nulla per i ragazzi, gli anziani, le persone sole e in difficoltà. Basti pensare che non c’è un centro di aggregazione giovanile e il trasporto sociale è quasi inesistente».

Dalla candidata Sindaca e da Ritroviamo Castelbellino arriva anche un impulso sulla trasparenza amministrativa.

«Basta con il prendere decisioni avulse dal contesto che ci circonda. Le scelte pubbliche vanno conosciute fin dall’inizio del loro iter. Un esempio? In pochi sanno cosa sta combinando l’Amministrazione con i mega lavori al capoluogo. Per ora sappiamo che la splendida visuale del Belvedere Europa non sarà più la stessa. Ristrutturano le mura? Bene, ma sarebbe stato il caso di partire dalle fondamenta, mettendo mano interamente al centro storico, non lasciando parti impraticabili e con le scale piene di muffa».

Focus incentrato con vigore anche sulla delicata ma fondamentale tematica dell’inclusione sociale.

«Tutte le persone devono avere la libera possibilità di accesso alle aree pubbliche e i servizi vanno attrezzati. Non basta installare una pedana, il concetto deve essere molto più ampio. Perché nell’asilo comunale su 52 posti a disposizione, solo 26 sono per i figli dei residenti?».

Non manca un riferimento alla questione dello svincolo sulla Ss76 all’altezza dell’ex Calamity, da sempre cavallo di battaglia di Ritroviamo Castelbellino.

«Dopo 20 anni di nulla, nel 2020 abbiamo suonato alla porta della Regione, che si è interessata al problema. L’Anas nel giro di un anno ha presentato un progetto, stanziando tutti i fondi necessari. In Conferenza dei servizi invece di proporre le eventuali modifiche, il Comune e la Provincia lo hanno rigettato in toto, semplicemente perchè eravamo stati noi a renderci protagonisti dell’iniziativa. Ora i due enti hanno rifatto un progetto da 1,2 ml di euro, che dovrà essere finanziato con soldi pubblici. Se anche riuscissero nell’intento di portarlo a termine sarebbe una sconfitta per tutti: gli interessi di pochi hanno prevalso su quelli collettivi».

Federica Carbonari ripercorre i passi della vita politica della civica Ritroviamo Castelbellino, con lo sguardo ovviamente volto verso il futuro prossimo.

«Siamo nati come un gruppo di ragazzi che credevano in un progetto condiviso, ma avevamo poco da raccontare da un punto di vista prettamente amministrativo. Adesso veniamo da cinque anni di opposizione, fatta in modo rigoroso, in cui non ci siamo risparmiati nel raccontare come stavano le cose. Abbiamo presentato 34 progetti per migliorare il nostro territorio che sono stati puntualmente bocciati. Prendersi cura dei borghi, dei fossi, parlare di patti di sorveglianza, solo per citare alcune proposte, non interessava alla maggioranza. Oggi abbiamo un gruppo ampliato con persone che hanno a cuore le sorti del nostro territorio e che come noi accettano la sfida del cambiamento. Essere civici significa essere ancorati a niente e a nessuno. Ognuno di noi ha le proprie idee politiche, ma delle tessere di partito proprio non ci interessa nulla».

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