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Cingoli

CINGOLI Scoperta la fossa di fusione della campana di S. Esuperanzio

Fossa Fusione Sant’Esuperanzio

Lo strano manufatto fu scoperto per caso nel 1988 e in un primo momento si ipotizzò che si trattasse o di una fonte battesimale o di un forno per la fusione di statuine ex voto 

CINGOLI, 19 gennaio 2020E’ stata ritrovata la fossa di fusione della Campana Maggiore della Collegiata di Sant’Esuperanzio di Cingoli. A darne l’annuncio è stato Sauro Rossi Corinaldi, titolare della ditta De Santis-Corinaldi, che presenterà a riguardo la pubblicazione “Note a margine – La riscoperta fossa di fusione e le campane di Sant’Esuperanzio”.

La scoperta nel 1988

Nel 1988, durante i lavori di restauro dei locali adiacenti la Collegiata, venne rinvenuto uno strano manufatto, interrato a circa due metri e mezzo sotto al pavimento del loggiato. «Subito  – spiega Rossi Corinaldi – non si capì di cosa realmente si trattasse; si ipotizzò una fonte battesimale, o un forno per la fusione di statuine ex-voto, vista la presenza nelle vicinanze di frammenti di bronzo. Venne lasciato a vista grazie ad un vetro calpestabile. E’ rimasto lì per decenni, anonimo.»

Gli approfondimenti

Campana S.Esuperanzio

La campana maggiore della Collegiata

Qualche anno dopo, la buca venne invasa da acqua piovana affluita dalla strada a causa dell’otturazione di una fogna. L’artigiano cingolano ha voluto approfondire il caso. «Alcuni anni fa – ha continuato – mostrai le foto di questo manufatto all’amico e stretto collaboratore Emanuele Allanconi, dell’omonima fonderia artistica di campane cremasca. Dopo confronti con reperti simili nel territorio italiano e con le dovute considerazioni del caso, siamo arrivati oggi a confermare ufficialmente che quel manufatto in realtà è ciò che rimane dello stampo dell’antica fusione del 1775 della campana grande ancora oggi funzionante sul campanile dell’Insigne Collegiata.» Si tratta, per i più attenti, del rintocco che suona il mezzogiorno e l’Ave Maria della sera, oltre ad annunciare i deceduti ed ad unirsi a distesa alle altre quattro del campanile nelle feste.

Caratteristiche tecniche

Allanconi recentemente ha ispezionato il manufatto e la fossa in cui si trova, ripulendola dalle erbe e dal fango.  La fossa di fusione ha le dimensioni di due metri per due metri e ugualmente profonda circa. Sul fondo, al centro, è posizionata la base dell’antico stampo. Tutt’intorno la terra è molto battuta e solida come fosse un pavimento. La base è formata da ventidue mattoni cotti tagliati precisamente a cono per poter formare una circonferenza che all’esterno misura 120 cm e all’interno circa 60 cm. Nella parte interna ci sono altri mattoni sagomati e posizionati in pendenza verso il centro come a formare ad imbuto.

Collegiata sant’esuperanzio

La Collegiata di Sant’Esuperanzio

Al centro è visibile il foro in cui i fonditori piazzarono il palo, che faceva da perno per poter far girare a mo’ di bandiera la tavola della sagoma. I quattro fori laterali, sempre dentro la circonferenza delimitata dai ventidue mattoni, servirono per fisare i puntelli del palo centrale, per non farlo piegare. Fu sopra questi mattoni che si realizzò tutto lo stampo per la fusione della campana grande della Collegiata.

«Le misure – spiega Rossi Corinaldi – coincidono e in più ne abbiamo anche la conferma nella pubblicazione ‘Sacre Visite 1726-1858’ di Moroldo Maran (1979), in cui sono trascritte le visite pastorali dell’epoca: la campana prima, ‘fu questa fusa nel portico della Casa Canonicale nel 1775’. Il cordolo di argilla intorno al circolo dei mattoni è ciò che rimane della camicia in impasto di argilla, il terzo strato dello stampo. Osservando bene si può notare che quest’impasto, usato anche per legare i mattoni, è molto fibroso e in alcuni punti anche cotto

L’autore della campana

Un’illustrazione tratta dall’Enciclopedia di Diderot e D’Alambert che mostra il procedimento di fusione di una campana

La campana grande fu fusa dal professor Gianbattista Donati insieme al nipote Serafino nel 1775, tra i più celebri fonditori del Settecento, che insegnò l’arte a molti giovani, tra cui i lauretani della Pontifica Fonderia Pasqualini. Tra le sue opere, si ricordano l’attuale campana dei quarti dell’orologio di Cingoli, il campanone di Gubbio, la ‘Viola’ del duomo di Fermo, la terza campana del duomo di Cingoli, e centinaia di altre campane.

La nuova pubblicazione

Il 24 gennaio prossimo, in occasione della festa del Patrono S. Esuperanzio, alle ore 12,30 sarà possibile visionare la riscoperta fossa e sarà presentata la pubblicazione “Note a margine – La riscoperta fossa di fusione e le campane di Sant’Esuperanzio” di Sauro Rossi Corinaldi, con la prefazione di Luca Pernici e con un’integrazione di Giovanni Sbergamo. «Oltre – spiega l’autore – alla minuziosa descrizione storica, visiva e musicale delle cinque campane, questa pubblicazione comprende un racconto di quei mesi in cui il ‘Professor’ Gian Battista Donati e suo nipote Serafino fusero qui la campana

 

Giacomo Grasselli

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