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COVID Test sierologici rapidi: le parafarmacie escluse protestano

Daniela Clini: «Ci hanno detto che non interessavano perché non utili a individuare i positivi, abbiamo offerto disponibilità per gli antigenici, nessuna risposta»

ANCONA, 9 dicembre 2020 – La Regione Marche dopo un lungo iter, ha scelto di affidare alle sole farmacie l’esecuzione dei test rapidi sierologici, tra l’altro già iniziati. Una scelta che le parafarmacie aderenti al Movimento Nazionale Liberi Farmacisti, Federazione Nazionale Parafarmacie Italiane, Confederazione Unitaria Libere Parafarmacie Italiane e Federazione Farmacisti e Disabilità Onlus, contestano alla radice.

«Già dal mese di ottobre abbiamo offerto la disponibilità delle parafarmacie – ricorda Daniela Clini coordinatrice per le Marche – ad eseguire test rapidi per scoprire e tracciare i potenziali positivi, da oltre un mese otteniamo risposte inadeguate. Abbiamo consegnato ben due dossier, con relativi protocolli per ridurre il rischio di contagio, risposte zero. Negli incontri avuti con funzionari e assessori della Regione, ci hanno sempre detto che i test sierologici non interessavano in quanto non utili a individuare i positivi al momento del test. Allora abbiamo rinnovato i dossier e offerto disponibilità a effettuare tamponi rapidi antigenici alla popolazione. Nessuna risposta».

«È bene che i cittadini sappiano che il test su sangue capillare, i sierologici, non servono per diagnosticare un’infezione in atto, ma per rilevare nel sangue la presenza o meno di anticorpi prodotti in risposta all’infezione (se IgM positivi: infezione recente; se IgM negativi e IgG positivi: infezione passata). Per questo motivo non hanno un’utilità diagnostica, ma possono essere utilizzati per sapere se c’è stata infezione a distanza di tempo, non sono indicati per rilevare un’infezione nel preciso momento in cui sono effettuati».

«Un test anticorpale negativo può avere vari significati: una persona non è stata infettata, oppure è stata infettata molto recentemente (meno di 8-10 giorni prima) e non ha ancora sviluppato la risposta anticorpale al virus, oppure è stata infettata ma il titolo di anticorpi che ha sviluppato è, al momento dell’esecuzione del test, al di sotto del livello di rilevazione del test. (Circolare Min. della Salute, 9/05(2020). Al contrario, i tamponi rapidi antigenici, che comunque in caso di positività debbono essere confermati dal test molecolare, sono in grado di rilevarla».

«Sono stati fatti rilievi circa il rapporto di convenzione tra le parafarmacie e la Regione e circa la piattaforma informatica da utilizzare per la segnalazione degli eventuali positivi, rilievi inesistenti perché sia il rapporto di convenzione che la piattaforma informatica di segnalazione esistono già. Quanto all’essere o meno annoverati tra le professioni sanitarie è bene fare chiarezza: all’interno delle parafarmacie opera un farmacista laureato e abilitato come nelle farmacie, se non è professione sanitaria quella che opera nelle parafarmacie in egual modo non lo è quella presente nelle farmacie».

«Probabilmente alla Regione Marche – conclude Daniela Cini – esiste una certa difficoltà da parte dei funzionari ad ascoltare voci diverse da quelle in capo ai titolari di farmacia, ma è arrivato il momento che anche loro si rendano conto che esistono altre realtà. Il virus non risponde a logiche corporative, è bene che le risposte alla pandemia coinvolgano più soggetti, soprattutto se tale offerta è spontanea e a costo zero. La nostra disponibilità rimane».

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