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Jesi Gastone Pietrucci e La Macina, un concerto coinvolgente

Al Teatro Pergolesi la presentazione dell’ultimo disco “Il dono che non si nega – La Macina ai Poeti amati”, sarà difficile creare qualcosa di più nuovo

Jesi – Forse il concerto più interessante, profondo, diciamo anche più coinvolgente del 2023, visto e ascoltato al Pergolesi, ce l’ha offerto Gastone Pietrucci con La Macina.

Era ed è intitolato “Il dono che non si nega – La Macina ai Poeti amati”, ma in realtà è stata la presentazione dell’ultimo disco (cd, vinile etc) che il Gruppo, considerato a ragione fra i più interessanti e intelligenti del panorama di ricerca e non solo, italiano, ha prodotto.

Direi, come per un vecchio giallo, che è arrivato a fine serie e spara l’ultima suspence per i suoi lettori, che è la summa dell’intera opera di Gastone.

Meglio di così non si può lavorare. Prima la ricerca sul campo, poi i dischi folk, l’approccio con le più svariate forme musicali (dal rock al pop al jazz alla sinfonica), gli manca solo di musicare la straordinaria serie di collage uno per uno, ché le parole già le hanno.   

Lo ricordo quando pubblicò la sua tesi di laurea, lo ricordo in tutti i passi della sua carriera, lo ricordo quando, apparentemente un gatto sornione che si liscia i baffi, crea al momento attimi sospesi che, in seguito, diventeranno qualsiasi cosa. Che fa bene all’arte ed alla cultura.

Qui, in questo spettacolo, costruito con maestria, non esistono le quinte, le senti e le trovi tra le strofe di una lirica scritta dai suoi amatissimi poeti e musicata dalla band (unica concessione all’inglese…) con una maestria travolgente.

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Poeti come Scarabicchi, Scataglini, Allì Caracciolo, Pasolini, Cesanelli, Pagnanelli si sono ascoltati, e anche sentiti, musicati in mille ritmi. Dal rock alla ballata, dal jazz al bolero, al classico contemporaneo.

Non c’è stata una musica che non appartenesse ai versi prima letti da attori e poi cantati da Gastone&C., oltre alla presenza di una meravigliosa Elisa Ridolfi, una voce che naviga e arricchisce coi suoi colori ogni verso che le venga incontro.

Ecco, ora capisco perché Gastone aveva affermato prima del concerto / presentazione che “il disco è spiazzante, è della Macina ma … non è della Macina, perché i musicisti sono entrati perfettamente nei versi dei poeti e li hanno musicato come pochi oggi sanno fare, con una professionalità che bisogna applaudire”. 

Quando un artista, insieme ad altri artisti siano essi musicisti, attori, fini dicitori, crea un rapporto così intimo coi suoi ospiti e col pubblico, complici il gruppo e quanti si sono esibiti, senza una sbavatura ma seguendo il copione della completezza della ricerca che ti permette tutto, ecco, dicevo, si può dire che da domani sarà difficile creare qualcosa di più nuovo, qualche ruscello dal quale attingere l’acqua torbida della confusione delle correnti e farla diventare chiara.  

Insieme alla MacinaAdriano Taborro, Marco Gigli, Roberto Picchio, Riccardo Andreanacci, Marco Tarantelli, coordinatore Giorgio Cellinese – la grande voce poetica di Allì Caracciolo, la moglie del poeta Francesco Scarabicchi, Liana De Gregorio, le voci narranti degli attori Maria Novella Gobbi, Francesca Merloni, Mugia Bellagamba, Sergio Carlacchiani, Milena Gregori, Filippo Paolasini, Piergiorgio Pietroni, Dante Ricci, e con l’amichevole partecipazione straordinaria del critico letterario Massimo Raffaeli e di Paola Promisqui Cesanelli.

Non credo di aver dimenticato qualcuno. Sì, forse la mia emozione di sedere in platea vicino a Liana De Gregorio Scarabicchi, testimone della grandezza del suo compianto consorte. Una pioggia di applausi al Pergolesi.

Manzoni non avrebbe potuto mai scrivere, a fine concerto, “se fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s’è fatto apposta”. 

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