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Jesi Gastone Pietrucci e Marco Gigli, quando le serate vengono così

L’esibizione alla Fondazione Gabriele Cardinaletti a raccontare e cantare storie piene di ricordi

Jesi – Gli innamorati di Gastone Pietrucci e Marco Gigli, una parte de La Macina, confluita domenica, erano lì.

Dentro la Fondazione Gabriele Cardinaletti, incuranti delle migliaia di rulli di tamburo, corse dei bambini dalla piazza all’Arco Clementino, dei figuranti che richiamano sempre le folle per vedere quanto sia folle abbigliarsi come un essere che proviene dalla storia ma quanto sia saggio invece ritrovare alcuni tratti del nostro lontanissimo passato, che non si riflette solo nei pasti medievali che hanno arricchito e riempito le hostarie situate nel centro storico di Jesi, che in questi giorni ha ricordato, con il Palio, San Floriano.

Anche Gastone ci ha raccontato una storia, non per essere perfettamente in sintonia con l’ambiente esterno ma perché quello era il suo compito che si era volontariamente e felicemente assunto.

«Noi veniamo dal ricordo dei tempi, carichi di promesse e di parole…», ha scritto e detto la poetessa, attrice, regista, performer Allì Caracciolo, qualche tempo fa. Gastone è venuto per la tanta amicizia e perché, come Omero, solo davanti al pubblico riesce ad arricchirci di nuovi aneddoti, ricordi spersi in un baule aperto nel 1968 e di cui vuole rendere partecipe il pubblico che lo ama e lo segue ovunque.

Parlava male, era sotto farmaci – bombe (così li ha definiti) che gli hanno permesso di essere quel personaggio che è, mai stanco di guerra, e allora parlava e raccontava.  

Cantava con la sua voce che si incrinava solo quando l’emozione prendeva il posto, fra una sedarola e un poeta.

Alzati che si sta alzando la canzone popolare, se c’è qualcosa da dire ancora ce lo dirà, se c’è qualcosa da imparare ancora ce lo dirà, scriveva Ivano Fossati nel 1993. A chi credeva fosse morta, Gastone e Marco hanno dimostrato il contrario.

Una vita trascorsa fra contaminazioni e rivolta al contemporaneo che, si sa, è la linfa vitale per modificare il futuro, quindi un lungo ricordo di Giovanna Marini morta l’altro giorno, di Valeria Moriconi e di quanto amasse essere una componente de La Macina .

Poeti come Francesco Scarabicchi, Scataglini, Pasolini, Gastone – come ha fatto con il rock, con la pittura, la musica classica, la sinfonica, il blues, il jazz, credo gli manchi solo il balletto sulle punte – ha riportato in platea, coi sapienti e coinvolgenti accordi che la chitarra di Marco Gigli proponeva al pubblico, una bella fetta di sé. E di noi.

E della Macina, che non si ferma mai, pronta a salpare per nuovi orizzonti a brevissimo. Gastone non ha età, ma, a dirla con Lucio Dalla, è e resterà sempre l’uomo che sussurra al ragazzo del futuro.  

Certe serate vengono così. Bisogna coglierle al volo. 

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