Il consigliere comunale e provinciale contro la “canzone” di Kingsatta: «Il nostro quartiere è da prendere a esempio»
JESI, 21 marzo 2019 – Come una bomba a orologeria. E, infatti, la polemica è scoppiata: molto dura, anche.
Sotto accusa il video di un ragazzo jesino, il rapper Kingsatta, che ha voluto interpretare il quartiere di San Giuseppe paragonandolo a una Gomorra di facili memorie televisive delle serie malavitose di successo.
Ma c’è chi non ci sta, a quelle parole definite offensive ha voluto rispondere, e allora la replica di Marco Giampaoletti, consigliere comunale e di fresca nomina anche provinciale, che è proprio di quelle parti, vale a dire il quartiere di San Giuseppe, storico, popoloso e multietnico, non si è fatta attendere nei riguardi del singolo Gomorra.
«In seguito alla denuncia del rapper Kingsatta il quale ha “cantato” nel suo brano che “il mio quartiere assomiglia a Gomorra” riferendosi al nostro quartiere San Giuseppe, è veramente offensivo e ripugnante nei confronti di tutti gli abitanti paragonarlo ai peggiori quartieri di Napoli».
Marco Giampaoletti
Ma Giampaoletti
rincara la dose affermando che «il
paragone viene effettuato con una
leggerezza disarmante (probabilmente coadiuvata da
una poca conoscenza del
mondo che lo circonda) con
Gomorra, una serie televisiva di successo che racconta le gesta di
camorristi e spacciatori, che agiscono nella periferia di Napoli in un contesto ricco di
organizzazioni criminali a
stampo mafioso, con ramificazioni nel mondo degli affari e in quello della politica.
Il nostro quartiere non è nulla di tutto questo.
Il nostro quartiere San Giuseppe è da prendere a esempio.
Negli ultimi 20 anni per scelte
politiche sbagliate, si è concentrato un maggior numero di
cittadini extracomunitari e non solo ma
non merita un simile accanimento discriminatorio».
Quartiere difficile, lo sappiamo, ma non impossibile e, visto il video, non si riesce a capire di primo impatto se sia un prodotto nostro o delle zone più a rischio della complessa Italia: pistole, malavita, accuse alla Polizia, alla gioventù morta. Insomma, un quadro che è tutto dire.
E non è una
ragazzata, il prodotto, come spesso ci hanno
abituato personaggi conosciuti del luogo che non meno di qualche anno fa, seppur seriamente, hanno proposto un
video denuncia con la proposta finale di
votare un volatile a sindaco di Jesi. In questo brano
si parla seriamente, forse troppo,
di un realtà che non è poi così come descritta. E allora c’è chi si è sentito denigrato da una
foto così
ingiuriosa del quartiere dove è nato, dove vive, e dove forse finirà di esistere.
«Strano che il rapper in questione, di madre russa e padre di Napoli, critichi il quartiere dove abita, dove vive, visto che è stato accolto – afferma ancora Giampaoletti – come tantissimi altri residenti o domiciliati. Questo attacco è veramente ridicolo e senza alcun fondamento ma, senza di questo, probabilmente il suo video non avrebbe mai raggiunto tale risonanza mediatica e di conseguenza nessun aumento di fama».
«Farsi pubblicità per far sì che il suo brano diventi un successo, infangando i cittadini di questo quartiere è solamente un atto spregevole e discriminatorio verso il quartiere e la nostra città».
Le parole finali di un Marco Giampaoletti che proprio non ci è voluto stare…
(c.ade.)
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