Segui QdM Notizie
;

Marche news

LAVORO Cna: «Ristori ridicoli mentre la provincia tracolla»

«In questo “scenario di guerra” il governo si presenta con misure di compensazione risibili la cui soglia del 30% è l’ennesima beffa»

ANCONA, 27 marzo 2021Massimiliano Santini (foto in copertina, ): «Abbiamo chiesto a gran voce un segnale significativo e tangibile alla politica nazionale di fronte ad una situazione che nella provincia di Ancona risulta particolarmente pesante – afferma Massimiliano Santini (foto in in primo piano) , direttore Cna Ancona -, ma anziché ricevere una risposta confortante, di discontinuità e saggezza, i ristori partoriti sono ridicoli e a tratti offensivi».

Sulla stessa linea il presidente, Maurizio Paradisi, per il quale «dati alla mano, così come siamo abituati a fare grazie al supporto del Centro Studi Cna Regionale, l’anno del Covid ha lasciato segni profondi nella nostra economia e mentre si attendono gli effetti del ritorno a regime occupazionale, fiscale e finanziario, oggi, pur con tutte le sospensioni del caso, registriamo ben 504 attività che hanno chiuso nella nostra provincia, ovvero la fetta più ampia delle 1.188 del territorio regionale».

maurizio paradisi cna
 Maurizio Paradisi, presidente Cna di Ancona

La provincia di Ancona si è ammalata seriamente. Il decennio horribilis (2010-2020 ha prodotto un progressivo e profondo mutamento nel tessuto imprenditoriale delle Marche, dettato da una contrazione del numero delle imprese attive in valore assoluto in tutta la regione ma assolutamente meno marcata nella provincia di Ancona. Nel 2009 il dato della Camera di Commercio riportava un peso della provincia di Ancona sul totale Marche del 26,1% con le sue oltre 42.061 imprese, nel 2019 pur con una contrazione di 2.813, il rapporto saliva a 26,7% per effetto di un calo regionale più marcato.

I numeri della crisi Covid

Ora questo vantaggio accumulato si sta consumando mese dopo mese e, a un anno dall’inizio della pandemia, il nostro territorio ha già perso 2 decimali rispetto al dato regionale, che evidentemente ha risposto meglio a questa circostanza imprevista ed eccezionale.

A tenere in piedi il territorio in questo inizio di decennio ci avevano pensato i settori legati allo stile di vita delle persone e a un mercato internazionale ancora attento al Made in Italy, con il settore benessere e sanità in grado di tenere il passo, i servizi innovativi e la consulenza aziendale capace di irrobustirsi e innervarsi nelle aree ad alta densità produttiva. Così come i servizi al cittadino sempre più evoluti, il filone enogastronomico abbinato alla ristorazione e alla ricettività turistica, ma anche una produzione sempre più attenta a guardare oltre i confini regionali e nazionali.

Ora anche l’economia della Provincia sembra essersi ammalata. Il Covid si è rivelato un male anche economico devastante che ha travolto trasversalmente tutti i settori economici, colpendo con forza e senza lasciare scampo centinaia di imprese operanti in particolar modo nel commercio e riparazione di veicoli a motore (46% del totale cessazioni), l’agricoltura (25%), costruzioni (14%), attività manifatturiere (13%), fino alle attività sportive, artistiche e di intrattenimento pur con il 2%.

Le uniche buone notizie arrivano da 3 settori che nel rapporto tendenziale annuo 2020 sul 2019 segnano un incremento di imprese attive, quali i servizi di supporto alle imprese (+2,7%), le attività professionali, specifiche e tecniche (+1,1%), le attività immobiliari (+1,1%), mentre tengono le imprese di comunicazione (+0,1%).

Sul territorio

Se caliamo questi dati aggregati per aree territoriali interne alla provincia la contrazione del numero delle imprese agricole risulta particolarmente pesante nell’area a sud di Ancona e nello Jesino, quello delle attività manifatturiere nel Fabrianese e nell’Osimano, le attività della filiera delle costruzioni calano in maniera rilevante nella Vallesina e nell’area montana, il tracollo del commercio appare distribuito in tutta la provincia con punte a Falconara e Loreto, il trasporto continua a perdere pezzi ad Ancona e Fabriano, la ricettività e la ristorazione segnano il passo in particolare a Chiaravalle e Falconara ed infine calano le attività finanziarie e assicurative nell’area a sud di Ancona e hanno deciso di chiudere molte attività sportive, artistiche e di intrattenimento soprattutto ad Ancona e Loreto.

Confermato il trend positivo dei servizi alle imprese in particolare a Chiaravalle, Falconara e Osimo, le attività professionali su Chiaravalle, Castelfidardo e Fabriano e quelle immobiliari su Osimo. In definitiva la provincia di Ancona vede contrarsi in circa un anno il suo tessuto economico di un numero di imprese superiore della media regionale di ben 5 decimali (-1,3% contro lo 0,8%).

Decreto “Sostegni” bocciato

Di fronte a questo scenario di guerra”, il governo Nazionale, dopo gli show di Conte, si presenta con la stessa moneta che ha usato nei mesi scorsi, ovvero con misure di compensazione risibili rispetto ai cali documentati di fatturato, la cui soglia del 30% appare come l’ennesima beffa.

L’unico sollievo arriva dalla cancellazione della forbice dei codici Ateco, che aveva creato disparità incomprensibili e sulle quali Cna si è battuta con campagne come “non siamo invisibili” a favore dei commercianti e la richiesta di rinnovo delle misure a sostegno della base occupazionale, che tuttavia rischia di essere solo un rinvio del problema di qualche mese (giugno e ottobre con lo sblocco dei licenziamenti).

 Un minimo di contributo garantito anche alle neo-imprese, l’indennità per i lavoratori dello spettacolo e stagionali, il bonus per i lavoratori dello sport e lo stralcio delle cartelle esattoriali rendono il Decreto Sostegni leggermente meno amaro. Resta il fatto che c’è forte contrarietà al gradino beffa” del 30%, osteggiato con forza dalla Cna, preferendo un meccanismo a decalage progressivo e soprattutto c’è sbigottimento da parte dell’associazione per l’importo del ristoro a fondo perduto con bonifico o credito d’imposta che per le oltre 3 milioni delle partite iva significherà beneficiare mediamente di 3.700 euro ciascuna, a fronte anche di centinaia di miglia di euro di perdite certificate. Inoltre, l’arco temporale del calcolo avrebbe dovuto, secondo la Cna, includere i mesi di gennaio e febbraio 2021, poiché nei primi due mesi del 2020 le attività hanno proceduto regolarmente nel loro lavoro.

Chiusure errate

Intanto intere categorie economiche, che oltre un anno fa hanno fatto investimenti pesanti per mettere in sicurezza i locali rispetto ai rigidi protocolli impartiti dalla infausta circostanza, sono state ripetutamente sottoposte a chiusure forzose, nonostante anche la Cna abbia dimostrato a più riprese la loro estraneità statistica alla circolazione del virus e pare che tra frustrazione, ansia e incertezza generale anche questa Pasqua le serrande rimarranno abbassate.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

News