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LETTERE&OPINIONI BIODIGESTORE, M5S JESI: «ENORMI CARENZE DOCUMENTALI IMPEDISCONO UNA DECISIONE CONSAPEVOLE»

biodigestore

Immagine dal piano di fattibilità del biodigestore

JESI, 28 luglio 2019 – Il 25 luglio 2019, esattamente dopo ben nove mesi  dall’approvazione della nostra mozione per impegnare l’amministrazione comunale «ad indire un Consiglio Comunale aperto sull’argomento, al quale invitare i referenti dell’ATA, della Provincia, della Multiservizi, i Sindaci dei Comuni limitrofi, con la possibilità di partecipazione ed intervento di cittadini ed associazioni interessate.»(era il 25 Ottobre 2018) finalmente l’amministrazione comunale ha deciso di indire questo consiglio comunale aperto.

Certo lo ha fatto “un po’ a modo suo” con ospiti dell’assessore Napolitano rigorosamente pro digestore e con tempi di intervento doppi a quelli degli altri, giusto per trasformare la prima mezz’ora della seduta nell’ennesimo spottone su quanto sia buono e bello far diventare Jesi capoluogo provinciale della monnezza.

Ora, dopo questo “consiglio aperto incompleto” per il 31 luglio 2019 (cinque giorni dopo)  viene convocato un Consiglio Comunale dove l’unico punto in discussione è l’atto di indirizzo proprio sul biodigestore. Anche se al momento  rimane “sconosciuto” il testo di questo atto di indirizzo (solitamente gli atti vengono inviati contestualmente alla convocazione) date le precedenti esternazioni di alcuni amministratori, incluse le “fake news” sul fatto che l’impianto “non sarebbe impattante”, temiamo fortemente che l’amministrazione Bacci/Napolitano voglia sottostare all’impianto voluto dall’ATA con le tempistiche dettate dall’ATA anche  se nessuna normativa impone di decidere entro luglio.

Nonostante tutto questo, gli esiti del Consiglio sono stati incontrovertibili: tutti gli interventi, a parte quelli voluti dalla Napolitano, sono stati fortemente critici in merito al progetto.

Questo è stato forse l’unico momento in cui, per quanto l’amministrazione abbia tentato di sbilanciare il dibattito pro digestore, si sia potuto interloquire e sono emerse criticità e preoccupazioni enormi e fondate su numerosi fronti: impatto ambientale, sostenibilità economica, non opportunità della tecnologia scelta e localizzazione.

Se si dovesse tener conto degli esiti di questo primo abbozzo di dibattito, forse non dovremmo neanche ipotizzare di fare un impianto del genere nel nostro territorio.

Di certo, sono emersi dei vulnus di fondo in tutta la vicenda.

L’assenza di un piano comparativo preventivo di tutte le possibile soluzioni per una corretta gestione della FORSU. Tale vulnus non solo rischia di compromettere totalmente la credibilità della proposta, ma  addirittura potrebbe compromettere anche in sede di contenzioso l’intero impianto di tutta l’operazione, come evidenziato da un giurista intervenuti al dibattito.

Impatti ambientali: alcuni nostri amministratori continuano a negare la possibilità di impatti ambientali. Ciò nonostante dai dati del progetto emergano consumi di quantità notevoli gasolio e metano (con conseguenti combustioni in loco dell’impianto); ciò nonostante gli esempi di impatti odorigeni gravi in impianti simili; ciò nonostante le possibili emissioni di ammoniaca; ciò nonostante le problematiche emerse in altri contesti in merito al compost prodotto da queste tipologie di progetti.

Analisi epidemiologica sullo stato di salute della popolazione della AERCA. Esiste un’analisi epidemiologicica, prevista dalla Regione ma i risultati non si conoscono per cui non sono neanche considerati in tutta questa discussione. Perché? La nostra portavoce in consiglio regionale Romina Pergolesi ha sottolineato nel suo intervento come sia fondamentale tenere in considerazione le risultanze di questo studio ai fini di una decisione di così grande portata.

Sostenibilità economica: perché nello studio di fattibilità non sono stati computati i costi annuali del mutuo del 70% del capitale (circa 18 mln di €), pur previsto nello studio di fattibilità? E perché non è stato considerato l’ammortamento annuale del quota rimanente (30 %)? Perché non sono state computate le compensazioni ai comuni (altri 350mila €/anno)? Aggiungendo questi costi nei conteggi, siamo sicuri di starci dentro con i ricavi preventivati? Perché nessuno chiede di rifare i conteggi considerando almeno queste ulteriori e pur previste voci di costo?

Riteniamo che l’assenza di questi elementi costituisca una carenza di fondo che non permette un’adeguata valutazione delle conseguenze che l’impianto potrebbe avere sul nostro territorio.

Per la prossima seduta del Consiglio, tramite la nostra portavoce Claudia Lancioni  porteremo agli atti una proposta di rinvio della discussione volta a richiedere nelle sedi competenti, le documentazioni necessari a colmare questo vulnus di fondo che inficerebbe altrimenti qualsiasi decisione consapevole sulla delicata vicenda. E ci troveremmo così di fronte all’ennesima “cambiale in bianco” accettata a rischio dei cittadini.

Movimento 5 StelleJesi

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