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SOTTO ‘E LOGGE – LA COMPAGNIA DELLA BUONA MORTE.

venerdi3Fin dal lontano 1578 esisteva in Cupramontana la “Compagnia delle buona morte”alla quale si affiancheranno in tempi successivi quella dei Pii operai e quella del Santissimo Sacramento, tutte con finalità caritative e di assistenza ai bisognosi.

Quella che tutt’ora dura è proprio quella della buona morte che nei tempi passati si accollava l’onere di provvedere alle onoranze funebri delle famiglie bisognose; cambiando i tempi, successivamente si è presa cura soprattutto della processione del “Cristo Morto” organizzando tutto l’evento, dal corteo alla deposizione di Nostro Signore.
Gli affiliati a questa confraternita seguivano l’evento completamente vestiti di nero ed incappucciati.
Con passo solenne e lento accompagnavano l’enorme croce sostenuta , se non ricordo male, da Montese alias Barboni con l’ausilio di due tiranti che collaboravano a mantenere l’equilibrio sempre precario.
La croce nel suo lento incedere incombeva su tutto il corteo e lo sovrastava di almeno quattro metri; dietro, a debita distanza, seguivano i chierichetti, una volta tanto seri, ai quali era affidato il compito di reggere i simboli della sacra rappresentazione: la spada brandita da S. Pietro con l’orecchio del servo dei sacerdoti, la colonna sporca del sangue del signore, la corona irta di spine, la frusta, il gallo variopinto, i chiodi con il martello, la scala, la lancia, la tunica scarlatta; da ultimo, esangue, veniva il corpo del Signore ricoperto da pietosi veli che non nascondevano lo strazio di quel povero corpo martoriato.
Lontano di qualche passo, in gramaglie e con gli occhi bassi, seguiva la Madonna addolorata che accompagnava il figlio nell’ultimo viaggio fino all’interno della chiesa di San Leonardo dove il rito si concludeva mestamente con apposite preghiere.venerdi1
Gli addetti della compagnia della buona morte, componevano il corpo del signore realisticamente adagiato e vinto dalla morte e lo affidavano ai fedeli che con un gesto di pietà e di affetto lo salutavano con una carezza e non ancora soddisfatti volendo prolungare quasi il contatto con il povero Cristo cercavano di appropriarsi di un pezzo della fettuccia che aveva assicurato la stabilità dell’effige durante la processione.
Questo pezzetto di cotone veniva conservato come una vera e propria reliquia fino all’avvento della prossima processione all’interno dei portafogli ed era reputato miracoloso rimedio ai mali di testa.
Questo rito un po’ pagano rimane in auge fino ai giorni nostri.
Nelle principali chiese del paese il Giovedì Santo erano allestiti I Sepolcri,
rievocazione dell’orto degli ulivi, con veglie di preghiera guidate spesso dai fedeli stessi.
Tutto in questo periodo richiamava la morte di Nostro Signore, dai paramenti dei sacerdoti al tacere delle campane che venivano sostituite dalle battistangole, rudimentali strumenti musicali agitate dai chierichetti all’inizio delle vie per segnalare l’inizio delle celebrazioni liturgiche. Chi sa da quale parte, polveroso e dimenticato, si troverà ora tutto il materiale che un tempo rendeva vivo e così realistico l’evento della morte del Cristo.venerdi2

Ricordo il contesto, i pingiovi blu, le ciambelle coperte di glassa e codette multicolori che,se ci avete fatto caso, richiamano la forma della corona di Gesù,
la pizza di formaggio e i maritozzi che si scioglievano in bocca,ricordo le mie Pasque passate in casa con mia madre felice ed accalorata, le vacanze sempre troppo brevi ed il debito dei compiti da fare.
“Sotto le logge” sta prendendo una brutta piega perciò vi saluto con tanti sinceri auguri prima di cedere allo sconforto!
Buona Pasqua a tutti i lettori!

 

(Pietro Anderlucci)

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