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Vino e osterie

osterieQuando i vicoli di Cupra Montana pullulavano di osterie e frasche di cantine padronali allora si che era un buon bere ci raccontano i vecchi.

Un bicchiere in compagnia, soprattutto la sera o nei giorni festivi, era il modo migliore per trascorrere delle ore con gli amici. Certamente un rito che accomunava tanti cuprensi, dato che il “calice” forniva l’occasione dello stare insieme. E il piacere di assaggiare un buon vino, nella zona vocata alla produzione di alta qualità, ha sempre avuto il suo rito di socializzazione. Dalle osterie ai bar per arrivare l’enoteca, luogo per eccellenza del vino.
Ma il vino delle osterie a Cupra aveva un profumo e un aroma davvero particolari. Ti entravano nelle vene ancor prima di aver avvicinato le labbra al bicchiere. Forse perché era l’atmosfera dell’osteria, i suoi tavoli mezzi bagnati, la cartata di lupini a condizionare l’avventore. O forse l’allegria che era sempre di casa all’osteria.
Al giorno d’oggi di osterie se ne contano davvero poche, non solo a Cupra ma anche lungo la vallata. Questa necessità non c’è più e se c’è chi si ostina ad esagerare nel bere lo fa esclusivamente per mero esibizionismo o per effettivo vizio.
C’è l’enoteca, luogo “consacrato” al vino ed è giusto che sia così. L’ambiente adatto ma anche un po’ “asettico” rispetto all’osteria che aveva invece un calore innato.
Occorre tuttavia ricordare che il “buon bere” vuol dire anche bere con moderazione. Purtroppo al giorno d’oggi c’è un eccesso al bere, soprattutto tra i giovani. Allora occorrerebbe un’educazione al bere, in particolare nei nostri paesi che di vino e dal vino traggono la loro maggior fonte di guadagno e la loro maggiore vetrina in campo nazionale e mondiale.
Sarebbe interessante e potrebbe avere anche una certa risonanza favorevole se a Cupra Montana si istituissero dei veri e propri corsi tenuti da enologi e sommeliers ed aperti magari ai giovani, inerenti la conoscenza del vino, del suo consumo, delle sue conseguenze; una specie di educazione al bere insomma, per apprezzare appieno delle sue doti e della fortuna di crescere in una zona così fortemente vocata all’enologia.
Un’educazione del genere, dovrebbe far riscoprire la sintonia antica che lega la nostra terra e la nostra gente a questo splendido dono che la natura ci ha donato.

(Pietro Anderlucci e Sergio Federici)

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