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APIRO La Collegiata di Sant’Urbano è ancora chiusa, l’allarme dei cittadini

Non sono ancora iniziati i lavori di restauro post sisma della chiesa principale, sede anche del prestigioso museo pinacoteca all’interno della sacrestia

APIRO, 3 agosto 2020Non sono ancora iniziati i lavori di restauro della Collegiata di Sant’Urbano di Apiro, i cittadini chiedono risposte. La chiesa, infatti, è chiusa da quattro anni perché danneggiata dal sisma 2016. Le lentezze burocratiche stanno spingendo gli apiresi a creare un comitato per chiedere l’inizio della ristrutturazione.

La chiesa e il prestigioso museo

La Collegiata di Sant’Urbano, risalente al XVII secolo, è la chiesa principale del paese. Al suo interno vi aveva sede il prestigioso museo pinacoteca, collocato nella sacrestia. In catalogo ci sono un organo Callido del 1771, intagli lignei di Andrea Scoccianti, detto Raffaello delle Fogliarelle (1640-1700), una collezione di quadri, di suppellettili sacre, di antichi documenti e di paramenti liturgici.

La maggior parte degli oggetti proviene dalle donazioni e dal lascito di Giovanni Giacomo Baldini (1581-1656), medico nativo di Apiro trasferitosi a Roma che ebbe in cura il cardinale Scipione Borghese, papa Urbano VIII e papa Innocenzo X.

Grazie all’interessamento del medico apirese la chiesa di Sant’Urbano è stata elevata a collegiata con bolla di papa Urbano VIII nel 1632. Da Roma, nel 1644, Baldini ha offerto alla chiesa una collezione di suppellettili sacre in argento e un reliquiario in legno intagliato e dorato. Gran parte del suo patrimonio fu donato alla Collegiata di Sant’Urbano con un lascito testamentario. Nel museo, inoltre, ci sono una serie di calici incisi a Jesi nel 1658 e quadri di altri artisti del Seicento.

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Il sisma e il progetto di restauro

Come molte altre chiese delle città e dei paesi limitrofi, la collegiata (da non confondere con l’Abbazia di Sant’Urbano, che si trova in campagna) è stata danneggiata dal sisma del 2016. Apiro è stato proclamato, infatti, Comune del cratere del terremoto che ha colpito la nostra regione e il centro Italia. I lavori di restauro, tuttavia, non sarebbero ancora iniziati.

«Si stanno accumulando – spiega Maurizio Zucchigravi ritardi nel restauro della Collegiata di Sant’Urbano. Si tratta della chiesa principale del nostro paese, da sempre cuore pulsante della comunità, sia religiosa che civile. Per dimensioni è infatti l’unica che potrebbe contenere i partecipanti alle varie funzioni religiose, che attualmente, causa Covid-19, si svolgono all’aperto, nella piazza antistante la chiesa stessa. Il prestigioso museo storico/artistico ospitato in sacrestia, inoltre, riveste anche un’importanza vitale nell’economia turistica del luogo».

La burocrazia ha bloccato l’inizio dei lavori. «Non è chiaro – aggiunge Zucchi – lo stato del progetto di recupero, probabilmente arenato tra ufficio ricostruzione e Sovrintendenza. Speriamo di sensibilizzare gli organi competenti al fine di eliminare ogni ostacolo al rapido avvio dei lavori di restauro, ponendo fine anche al progressivo degrado delle tantissime opere d’arte che sono ancora all’interno della stessa, esposte alla polvere e all’umidità, per restituire al paese questo preziosissimo polo socio-culturale».

I cittadini di Apiro, in contemporanea, non sono rimasti con le mani in mano. «Da parte nostra – conclude Zucchi – ci stiamo organizzando in comitato e sabato 18 luglio anche Tv Centro Marche si è interessata al problema realizzando un servizio che è andato in onda nel Tg serale».

Chiese sbarrate anche a Cingoli

Il problema delle chiese e degli spazi museali non restaurati post-terremoto non affligge solamente gli apiresi. Nella vicina Cingoli, infatti, sono tuttora chiuse al pubblico da quasi quattro anni la concattedrale di Santa Maria Assunta, la chiesa di San Filippo Neri, la chiesa di San Domenico e la pinacoteca comunale, perché dichiarate inagibili.

I lavori in queste sedi non sono mai iniziati, malgrado sarebbero già stati stanziati i fondi per il restauro del duomo.

(Foto in primo piano di Nadia Stacchiotti – Racconti di Marche)

Giacomo Grasselli

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