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Fabriano

Fabriano Natale, il messaggio del vescovo Massara

La missiva natalizia del vescovo della diocesi di Fabriano – Matelica a tutti i fedeli

Fabriano – Carissimi Sorelle e Fratelli, in questo tempo di attesa del Natale, le parole del profeta Isaia che verranno proclamate nella Messa della Notte riecheggiano in me con nuova intensità. Il profeta costruisce il suo messaggio di gioia sull’annuncio della nascita di un bambino: «Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio».

Di primo acchito, mi verrebbe da pensare che non vi è niente di eccezionale in questo annuncio: è nato un bambino come i tanti che vengono al mondo ogni giorno. Eppure, la profezia si riferisce ad un evento che si compirà ben settecento anni più tardi, in una notte luminosa, nella piccola Betlemme di Giudea, come narra il Vangelo di Luca.

Ma il mistero del Natale è racchiuso proprio in questo baambino che è Dio e si fa figlio umile, povero, semplice, indifeso, bisognoso di tutto e di ognuno di noi. Il dono del Natale è questo Bimbo, dono del Padre all’umanità e all’intero creato.

Purtroppo, non abbiamo avuto remore a rovinare il creato che ci è stato donato, ad inquinarlo e avvelenarlo con i prodotti dell’odio e del risentimento, con la smania del possesso e del potere, di denaro e di dominio. In questa triste economia del consumo e dello scarto, i piccoli e i poveri sono spesso vittime innocenti ed inconsapevoli di una logica che, invece di muoversi a compassione e solidarietà, sceglie l’indifferenza che esclude e sopprime.

Volgendo lo sguardo al presepe, piccola rappresentazione dell’accoglienza che l’umanità offre al Dio-con-noi, mi rendo conto che, attorno alla mangiatoia di Betlemme, c’è posto per tutti, poveri e ricchi, pastori e Re Magi, perché il Signore Gesù viene a ricostituire l’unità della famiglia umana frammentata da mille egoismi, dai tanti “io” autoreferenziali che con arroganza si vogliono imporre sugli altri, che vogliono vincere e conquistare terre e potere come avviene in molte parti del mondo.

Penso, principalmente, a ciò che sta avvenendo in Terra Santa e in Ucraina, ma anche ai numerosi luoghi del mondo che, per l’avidità di pochi, si sono trasformati in terre di conquista e di conflitto con devastanti conseguenze umanitarie. Mentre contemplo la scena del Natale che celebra l’evento della venuta di Dio nel mondo, ripenso a ciò che avviene nelle case in cui arriva un neonato. La vita di chi accoglie quel dono, infatti, cambia radicalmente ed è straordinariamente sconvolta: non si vive più per sé stessi, ma in funzione di quella vita.

Proprio riflettendo sulla novità che porta la nascita di un bimbo nella vita di una famiglia, mi sono chiesto quale sia la novità che porta questo Natale alle nostre vite e alle nostre famiglie. Quale messaggio ha il Signore per ciascuno di noi? La vera novità del Natale consiste semplicemente nel riconoscere il Figlio di Dio che si fa vicino a noi.

Per accorgercene e sentire che Egli bussa alla porta della nostra casa, è indispensabile non essere distratti, deconcentrati o preoccupati di altre cose, per non comportarci come gli abitanti di Betlemme che, preoccupati della loro sicurezza e tranquillità, hanno chiuso le porte delle loro case e del loro cuore alla Sacra Famiglia. Ancora oggi, l’ospitalità e la condivisione restano tra i gesti più difficili ed impegnativi, perché richiedono un atteggiamento e una scelta precisa che è la gratuità.

Oggi come allora, il Natale si presenta come un invito a far posto alla Vita, ad un Figlio che chiede ospitalità, a chi cerca una casa, a chi desidera alloggiare nel nostro cuore. Ancora oggi, Dio assume l’aspetto del povero, di chi ha bisogno di fratellanza e perdono, di chi cerca libertà, dignità e Pace! Per accogliere il Figlio di Dio non servono grandi cose: basta una presenza discreta e sincera capace di far posto, di offrire, nel poco che si ha, il tutto di sé. Il segreto di ogni casa, di ogni affetto, di ogni intimità può diventare il luogo santo in cui il

Signore pone la sua tenda e si consegna a noi, facendosi nostro figlio ed insegnandoci l’arte di amare. È nell’ospitalità del cuore il primo atteggiamento per costruire la pace. Il Natale è quindi un invito ad allargare la nostra casa, a far posto a chi proviene da lontano, a chi insegue la luminosità di una Stella per realizzare la propria esistenza. Quando nasce un bimbo, una delle prime domande che ci si pone riguarda le “cose” di cui potrà avere bisogno.

Per porre la sua dimora tra di noi, Dio ha bisogno solo della disponibilità di una famiglia che, pur in contesti particolari, nasce insieme a Lui, una donna ed un uomo che si scelgono e si accolgono nell’amore vicendevole e reciproco, e condividono la responsabilità della Creatura loro affidata. Tutto ciò di cui il Figlio ha bisogno è l’impegno di occhi attenti, di orecchie che ascoltano, di mani che lo sostengono nei primi passi, di un cuore amorevole che accoglie la Vita nel suo mistero e nella sua unicità. Davanti ad un bambino è irrefrenabile la voglia di carezze, tenerezze, coccole, abbracci e baci.

È proprio questo che Gesù desidera donare all’umanità: il Natale porta con sé la promessa di un amore incondizionato che supera qualsiasi pregiudizio e si dona totalmente a noi! Gesù conta i nostri passi, le nostre lacrime, i nostri sorrisi, le delusioni e i successi, gli abbracci e le mani tese. Non conta invece le cadute, gli errori, le debolezze perché, come ogni bambino, Gesù non giudica ma perdona, non accusa ma accoglie.

Il Natale ci insegna che non si può vivere senza relazioni capaci di accoglienza e protezione, relazioni generative di vita nella gratuità del dono reciproco. Mi sembra che questa sia una chiamata, una vocazione che riguarda anche le nostre comunità che possono essere luoghi di fraternità accogliente verso Dio e gli esclusi, spazi in cui si generano relazioni di comunione e di intimità inclusiva le quali, mentre ricevono il dono del Dio nascosto, accolgono la vita dei poveri e li rendono primi annunciatori del Vangelo.

Ci basta poco per allestire un rifugio per il Signore che si nasconde tra noi: dev’essere un luogo di intimità, deve avere il calore di una famiglia, deve lasciare la porta aperta a chi, forse, si sente escluso o indegno. È per loro che teniamo il fuoco acceso, è per loro che celebriamo il mistero del Natale! Forse, quest’anno non potremo fare grandi regali, ma ricordiamo che il vero dono è Lui, il Pane che nutre le nostre vite, la gioia che tiene viva la festa, la speranza che rinfranca i nostri passi.

A voi tutti e alle vostre famiglie giungano i miei più cordiali auguri, accompagnati dalla mia preghiera affinché possiamo aprire il cuore alla sorpresa che Dio ha in serbo per ciascuno di noi. Come Maria, possa ogni cuore serbare dentro di sé la Parola di Dio e meditarla insieme alle esperienze che riempiranno questi giorni.

E, soprattutto, ogni famiglia apra la propria casa alla visita del Figlio di Dio per accoglierlo con fede e riconoscerne la presenza in coloro che Egli ci farà incontrare. Credo il luogo in cui Dio vuole incontrarsi con ognuno di noi è la nostra storia: essa è il vero presepe in cui Gesù vuole nascere e crescere, facendo della nostra storia un luogo di autentica salvezza.

Francesco Massara, Arcivescovo

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