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JESI Annalisa Strappini: «Covid, la mia esperienza in prima linea»

annalisa strappini

I tre mesi da marzo a maggio 2020 segnati dalla forte presenza del virus nel libro della Oss del “Carlo Urbani”: «In quel periodo particolare il mio stato d’animo era molto turbolento. Era difficile sfogarmi a casa»

JESI, 9 aprile 2021Annalisa Strappini vive a Castelbellino ed è un’ Operatrice socio sanitaria all’ospedale “Carlo Urbani” di Jesi. Dalla sua esperienza in prima linea nella lotta alla pandemia è nato il suo primo libro “Non chiamatemi eroe né angelo bianco. Diario di una Oss in tempo di Covid-19”. Nelle sue parole la memoria di un vissuto che ormai sembra imprigionato nel tempo, ma che giunge inatteso e si spande come un’onda.

«Lavoro nel reparto di broncopneumologia, da quando ci sono i malati Covid è stato trasformato in reparto di cura per i pazienti malati di questa patologia. Il mio libro vuole essere una testimonianza scritta di quello che io come tanti ci siamo trovati a vivere. In quel periodo particolare, il mio stato d’animo era molto turbolento, pieno di dubbi e perplessità. Per me era difficile sfogarmi a casa, con i figli che improvvisamente si sono trovati senza scuola e a loro volta soffrivano e mio marito che a causa dei Dpcm che si sono susseguiti si era visto chiudere la ditta e quindi anche lui aveva le sue problematiche. Così ho preso carta e penna e mi sono messa a buttar giù i miei pensieri. È un diario personale che ho reso pubblicabile per lasciare una traccia scritta di quello che è stato durante il periodo del lockdown, da marzo a maggio dello scorso anno, anche della mia esperienza a casa e di quella sul lavoro».

«Con il libro è legata un’iniziativa benefica: ho deciso di devolvere i miei diritti d’autore ricavati alla Fondazione Vallesina Aiuta. Ho scelto loro per senso di gratitudine. Quando abbiamo iniziato ad affrontare questa pandemia a marzo del 2020, c’era stato comunicato dalla direzione ospedaliera di “non sprecate i presidi perché non ne abbiamo per tutti, sono costosissimi perciò cercate di lavorare otto ore con queste tute di plastica”. Fanno sudare, non è facile lavorare con questi scafandri, come li chiamo io. C’era quindi questo rischio di poter rimanere senza. Poi è partita questa campagna solidale promossa da Elisa di Francisca con la quale si sono raccolti i fondi per darci una mano a comprare questi dispositivi di protezione particolari e difficili da reperire. Grazie a questa iniziativa non siamo stati più senza, anzi, ci hanno consentito di fare delle pause a metà turno. Otto ore senza poter andare neanche in bagno è dura».

Il volume è disponibile on line tramite il sito della casa editrice Montedit.it e su Ibs libri. A Jesi è possibile trovarlo presso le librerie “Incontri” e “Gira e Volta. Disponibile anche alla cartolibreria “Togliti il pensiero” di Moie di Maiolati Spontini.

Cora Ceccarelli

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