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JESI Eredità Cesarini: «La struttura scelta non può ospitare disabili gravi»

Il Comitato spiega che quella di Piazza Pergolesi non potrebbe accogliere nemmeno le persone in carrozzina: «Entrano ma non riescono a girarsi»

JESI, 28 gennaio 2022 – Nei giorni scorsi i quotidiani locali hanno riportato all’attenzione l’annosa questione del lascito testamentario di Daniela Cesarini e spiace notare che non sono belle notizie

All’apparenza lo sarebbero ma, analizzando nel dettaglio, le perplessità aumentano. Una struttura quella di Piazza Pergolesi destinata a “disabilità lievi” ma questo non è ciò che Daniela aveva in mente, incarnando lei stessa un esempio di disabilità grave. 

Per questo motivo, come già fatto in passato, esprimiamo il nostro disappunto per un’interpretazione piuttosto vaga delle ultime parole di Daniela. Torniamo a ribadirlo e siamo dispiaciuti nel constatare questa ambiguità sul concetto di disabilità come inteso da Daniela emerga proprio da chi dice di conoscerla bene.

Nel testamento non è specificata il tipo di disabilità che avrebbe dovuto essere ospitata all’interno della struttura, ma chi veramente conosceva Daniela sa che lei si riferiva a tutti

Probabilmente ancora di più a chi si trova a vivere la sua stessa disabilità.

Siamo perplessi anche perché il Sindaco si sta appuntando una medaglia sul petto, intestandosi presunti “attestati di stima a questa Amministrazione“, quando in realtà Daniela si è sempre riferita ad un molto più generico Comune di Jesi come erede universale, non a questa o quell’altra Giunta, ma dall’idea che tali risorse dovessero essere pubbliche. A quell’incontro tra Daniela e il Sindaco c’eravamo anche noi, sappiamo bene cosa ha detto Daniela.

Altrettanto sgomenti ci lasciano le parole dei parenti, nonché esecutori testamentari e politici vicini all’attuale Amministrazione, che si prestano a tutto questo.

Daniela nel testamento scrive testualmente: «Qualora l’entità dell’eredità non sia sufficiente a coprire la spesa necessaria e il Comune non intenda integrarla con propri mezzi, l’eredità dovrà comunque essere impiegata per servizi rivolti a persone disabili o per migliorare la propria integrazione sociale». 

Ci sembra che questa parte del testamento non sia presa alla lettera come nell’interpretare le disabilità incluse da Daniela. Senza ovviamente ribadire – ma qui si rasenta il ridicolo – che alla fine, neanche questa volta sono giunte risposte chiare e soddisfacenti al fondamentale quesito: perché non aver utilizzato l’intera somma lasciata da Daniela per costruire questa casa famiglia?

Ci dicono che la cifra restante (non spiccioli: 600 mila euro) verrà impiegata per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Impresa lodevole, ma dovuta da chi amministra il Comune. Le barriere architettoniche non sono servizi, ma opere edilizie pubbliche. 

Le nostre non sono “polemiche”, come ci si affretta a chiamarle, come non lo sono le osservazioni dellAniep, critico sulla struttura individuata. A quelle osservazioni ci appelliamo.

Sull’ingresso alle carrozzine nella struttura ci teniamo a precisare: un conto è l’accessibilità, un altro è la vivibilità. Certo una persona in carrozzina sarà in grado di entrare nella struttura di Piazza Pergolesi, dato che la larghezza della porta lo consente, ma non potrà girarsi nei corridoio dato che sono larghi appunto quanto una carrozzina o affacciarsi alla finestra in quanto risultano essere troppo alte.

Si potrebbe vivere così in una struttura? Ostinati e determinati, come la nostra Daniela, siamo di nuovo a chiedere chiarimenti e a esprimere opinioni, critiche e perplessità.

Le polemiche le lasciamo fuori. 

Comitato eredità sociale Daniela Cesarini

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