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Cronaca

Jesi Grave patologia invalidante risolta, la paziente: «Chirurgia dell’ospedale al top»

La chiaravallese Anna Maria Baldoni era malata e isolata: «Mi sembrava impossibile poter venire a capo di una così delicata situazione sotto casa, non nascondo che da marchigiana ho provato un sentimento di orgoglio» 

JesiAnna Maria Baldoni, chiaravallese, ha voluto condividere con la comunità la sua esperienza come paziente presso l‘Uoc di Chirurgia Generale dell’ospedale “Carlo Urbani”, dopo un delicato e risolutivo intervento effettuato dall’equipe del dott. Campagnacci.

Oltre ai sanitari si rivolge con gratitudine anche all’assessore e vicepresidente regionale Filippo Saltamartini, al direttore generale dell’Ast, Giovanni Stroppa, alla consigliera regionale Lindita Elezi e alla direttrice sanitaria Benedetta Ruggeri.

Costretta all’isolamento da anni a causa di una patologia invalidante – un’incontinenza urinaria e fecale che l’hanno progressivamente costretta a un isolamento sociale e familiare assai pesante – ha trovato la luce alla fine del tunnel solo dopo essere stata indirizzata verso le cure del dott. Guarino il quale, dopo un lungo iter diagnostico, le ha consigliato l’impianto di un neuro modulatore sacrale.

il dott. Campagnacci

Si tratta di un intervento delicato e praticato da non molti ospedali. «Ringrazio molto la signora per le belle parole che ci ha riservato, si riesce a dare una buona risposta a quelle persone che hanno bisogni importanti e alle quali tali risposte  possono cambiare la vita del paziente – afferma il dott. Roberto Campagnacci – in posti, come il nostro, dove c’è la qualità della prestazione medica unitamente alla possibilità di avere gli strumenti necessari. Accolgo con piacere le parole di ringraziamento e le rigiro anche alla direzione perchè va pure a loro il merito di  tutto questo. Noi abbiamo le competenze per operare, ma è indispensabile avere i mezzi, unendo le due cose si può ridare una nuova vita ai nostri pazienti. Jesi è il secondo centro delle Marche in grado di impiantare questo presidio medico».

«Mi sembrava impossibile poter risolvere una così delicata situazione sotto casa – ha osservato la signora Anna Maria. Poi, alla fine, la chiamata, il ricovero e lo stupore nel trovare ricoverata un’altra paziente che veniva a sostituire la batteria a Jesi da una regione vicina. Non nascondo che da marchigiana ho provato un sentimento di orgoglio». 

La lettera

Alla cortese attenzione dell’assessore alla sanità Filippo Salta Martini, della consigliera Linda Elezi, del Direttore Generale Giovanni Stroppa e della Direttrice Sanitaria Benedetta Ruggeri.

Gentilissimi, da cittadina sento il dovere morale di ringraziare voi tutti ed in particolare l’Uoc di chirurgia Generale di Jesi diretta dal dott. R. Campagnacci per la professionalità, la dedizione e la sensibilità che mi è stata dimostrata nelle cure prestatemi. 

Da alcuni anni infatti ho sviluppato un’incontinenza urinaria e fecale che mi hanno progressivamente costretta ad un isolamento sociale e familiare assai pesante. Dopo una serie di consulti, sono stata indirizzata al dott. Guarino, che valutata la situazione, dopo un lungo iter diagnostico, mi consigliava l’impianto di un neuromodulatore sacrale. Un dispositivo impiantabile, mi spiegava, tipo pacemaker, che agiva stimolando il nervo responsabile della continenza e che avrebbe potuto aiutarmi a riconquistare quella vita sociale che ormai era diventata un miraggio. La luce alla fine del tunnel.  

Nonostante l’attesa, sono sempre stata rassicurata dal medico che tutti gli attori di questa vicenda si stavano adoperando in ogni modo per venirmi in soccorso. A volte, quando la depressione batteva più forte, ho anche pensato di andare in qualche regione del nord per farmi impiantare questo dispositivo, ma mi sono fidata della promessa fattami e ho aspettato il fatidico giorno. Ho avuto modo di constatare che la mia situazione è stata presa a cuore da tutti, amministrativi, istituzioni e vertici aziendali. 

E il mio grazie va indistintamente a tutti. Nel condividere la mia problematica con altri pazienti ho inteso che la metodica propostami non era poi così diffusa e che i miei medici erano tra i pochi in Italia ad occuparsene. Mi sembrava impossibile poter risolvere una così delicata situazione sotto casa; e poi, alla fine, la chiamata, il ricovero e lo stupore nel trovare ricoverata un’altra paziente che veniva a sostituire la batteria a Jesi da una regione vicina. Non nascondo che da marchigiana ho provato un sentimento di orgoglio”. 

Con sincera gratitudine, Anna Maria Baldoni

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