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Cronaca

JESI Pronto soccorso, problema Covid e organico ridotto della metà

Pronto soccorso Ospedale Carlo Urbani

L’altro giorno un anziano positivo e con altre patologie è morto lì: «Se andiamo avanti così si dovrà aprire un’altra covideria», sostiene Pasquale Liguori del Tdm

JESI, 9 gennaio 2022 – «Se andiamo avanti di questo passo bisognerà aprire un’altra covideria».

Così Pasquale Liguori, responsabile del Tribunale per i diritti del malato, in merito alla situazione dell’ospedale “Carlo Urbani” di Jesi.

Pasquale Liguori

Attualmente i posti letto occupati nella covideria sono venti e venerdì al pronto soccorso è morto un anziano di settantasette anni, in attesa della terza dose, positivo al covid, che aveva aggravato altre patologie.

«L‘organico del pronto soccorso è ridotto del 50%, dovrebbero essere 13 ma sono in 6: non si vede la strada per farne arrivare altri, magari specializzandi, e i positivi continuano ad arrivare. Se mandiamo i medici di medicina generale a Cingoli, chi resta a Jesi? Come facciamo a garantire gli interventi a quelle persone che hanno patologie?».

Il problema è a monte, sostiene Liguori.

«Il punto è che le terapie domiciliari non sono adatte per tutti: riceviamo tantissime segnalazioni di anziani positivi, a casa, che hanno contattato il medico di base. Senza nessuna visita domiciliare si chiede di verificare alcuni parametri ma non tutti sono in grado di farlo e quando si sta male si va al pronto soccorso, che poi si intasa. L’Usca fa quello che può».

Altra questione riguarda il sistema di areazione della covideria.

«A seguito di un sopralluogo con Asur ci è stato assicurato l’adeguamento del sistema di filtraggio. Quello è un reparto che è stato trasformato in covideria e quindi il sistema di areazione va adeguato».

La situazione, secondo Liguori, è seria: «Sin dall’inizio della pandemia abbiamo detto che era meglio individuare un ospedale da destinare al covid e lasciare gli altri per le attività ordinarie. Il Covid Hospital di Civitanova Marche che fine ha fatto? Temo che con le scuole aperte i contagi possano salire e complicare ancora una situazione che è già preoccupante».

Eleonora Dottori

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