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L’ARTICOLO Nuova segreteria regionale Pd: svolta o ennesima occasione persa?

…E venne finalmente il giorno del disvelamento dei nomi per le candidature

Disvelamento ufficiale, non certo una sorpresa per gli addetti ai lavori: Antonio Mastrovincenzo non ha mai fatto mistero delle sue intenzioni di riformare l’irriformabile (il Pd marchigiano), da subito dopo le elezioni regionali. Tra le sue argomentazioni, anche l’ovvia necessità di superare una situazione paradossale: un Pd Marche di fatto commissariato, guidato da un segretario dimissionario (dimissionario da mesi….). Qualcuno (Maurizio Mangialardi) finge di cascare dal pero e si mostra stupito alla notizia, paventando il rischio di una candidatura, a suo dire, divisiva. Ovvio: “divisivo” è ciò che non ci aggrada…

Se guardiamo a nomi del passato recente, la segreteria regionale è stata delineata da profili e trascorsi indicativi dello stato di salute del Pd: da un Palmiro Ucchielli, segretario dopo il suo lungo corso da Senatore (con record di presenze, fra l’altro) e da presidente della Provincia di Pesaro-Urbino, a Francesco Comi, consigliere regionale per 10 anni, a Giovanni Gostoli, una carriera in ascesa tutta interna al Pd.

Oggi abbiamo due contendenti: l’ex presidente del Consiglio regionale Antonio Mastrovincenzo e l’ex sindaco di Force (Fm) Augusto Curti: per curriculum e non solo, uno si posiziona tra Ucchielli e Comi, l’altro più prossimo al profilo di Gostoli.

Se gli elettori si esprimeranno per invertire o proseguire la discesa, staremo a vedere.

Un terzo contendente dovrebbe sbucare come outsider dalle fila dei Giovani democratici (divisivo anche lui…?). Di tutto ciò avremo conferma il 20 novembre, alla presentazione delle liste.

Il duello (o triello…), al di là dei nomi è, però, tra riformatori e conservativi, tra incrollabili buonisti e inguaribili tafazzisti, tra progressisti e massimalisti, in un’inedita versione che dà vita a compagini di endorser apparentemente improbabili e male assortite.

Nell’uno e nell’altro gruppo di sostenitori ci sono nomi giovani, nomi antichi, nomi che tra i massimalisti non ce li vedresti nemmeno nel peggior incubo distopico e nomi che tra i progressisti ci stanno bene quanto i sandali sopra i calzini bianchi.

Sostenitori dei due contendenti a parte, dall’elezione del nuovo segretario regionale, il 19 dicembre, scaturirà l’intenzione del Popolo del Pd: se rimanere nell’ultradecennale schema che ha portato alle sconfitte cocenti in Regione e in molti Comuni chiave, un tempo roccaforti rosse, ultimo in ordine di tempo la Senigallia di Mangialardi, ma anche di territori chiave come Fabriano e soprattutto Jesi.

Jesi che oggi, a pochi mesi dalle amministrative, diventa strategica come non mai (e questo sarebbe materia di analisi approfondita).

Oppure questo Popolo del Pd deciderà di cambiare marcia, dando un segnale chiaro di una nuova visione, scavalcando la storica contrapposizione tra Pd pesarese (con i fedeli gregari di Ascoli e Fermo, e Macerata nel mezzo) e quello di Ancona. Contrapposizione tra nomi politicamente nuovi (sia chiaro: “nuovo” non vuol dire “mai visto prima e quindi totalmente inesperto”) e nomi che si riciclano dopo sonore debacle, pesanti responsabilità e certo non alfieri del merito, se non quello di essere signori delle tessere sempre meno numerose.

Sì, ci sono anche i programmi dei candidati, più o meno rivolti verso i grandi temi della solidarietà e del sociale, l’attenzione alle fasce fragili e al mondo del lavoro e dell’economia locale che cambiano rapidamente. Ma il timore è che la sfida del 19 dicembre si riduca ancora una volta non ai contenuti, ma alle rendite di posizione.

Rendite di cosa, poi, è da capire, visto il calo di potere sul territorio marchigiano per il Pd. Potere inteso in senso neutro: se non puoi (amministrare), non puoi cambiare, aggiustare ciò che non va e promuovere, sostenere ciò che va.

Se il nuovo segretario regionale Pd sarà espressione del vecchio modo di gestire il partito, questo appuntamento sarà l’ennesima occasione sprecata, se sarà il risultato di provare un diverso approccio, forse non sarà la Svolta (S maiuscola!), ma sarebbe forse un buon inizio.

Buono abbastanza…

(m.m.m.)

(foto in primo piano, Antonio Mastrovincenzo – a sx- e Maurizio Mangialardi)

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