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USB Ripresa servizi educativi: occorrono maggiori tutele anti contagio

L’Unione Sindacale di Base evidenzia alcuni aspetti fondamentali sui quali intervenire senza esitazione per la sicurezza di operatori e assistiti

ANCONA, 13 maggio 2020 – Riprende il servizio educativo frontale, ma gli utenti e gli operatori dei servizi sociali sono protetti dal Covid-19? È l’Unione Sindacale di Base a porsi la domanda che definisce retorica evidenziando un rischio per utenti e operatori dei servizi educativi offerti dai Comuni, gran parte dei quali gestiti dalle cooperative sociali.

E la domanda la rivolge al presidente della regione, Luca Ceriscioli, al sindaco del capoluogo dorico, Valeria Mancinelli, al direttore dell’Asp9, con sede a Jesi, Franco Pesaresi, a Stefano Giuliodoro, dell’Anep – Associazione nazionale educatori professionali – Marche, agli ordini professionali Tsrm.

L’Usb – Lavoro Privato chiarisce: «Tutti gli operatori sono perfettamente consapevoli delle problematiche che lo scoppio della pandemia ha indotto in questo ambito dove l’emergenza sanitaria sopraggiunta ha evidenziato in maniera forte le discriminazioni e le difficoltà che quotidianamente vivono le persone con disabilità e i loro familiari. Ma proprio questa consapevolezza ci induce a porre alla vostra attenzione il rischio che la cosiddetta partenza delle Fasi 2 e 3 che prevedono la riapertura anche delle strutture socioassistenziali e delle prestazioni educative domiciliari, possa di fatto, non consentire realmente alle persone con disabilità gravi di ricevere il trattamento previsto».

Il sindacato prosegue: «Le norme generali di prevenzione per la diffusione del virus devono tener conto della peculiarità del lavoro degli educatori e quindi della necessità di emanare linee guida che garantiscano la sicurezza degli operatori nel rapporto con persone con patologie complesse e non collaboranti».

Usb sentiti gli addetti ai lavori che in questi territori, e per queste funzioni, sono in larga parte lavoratori delle cooperative, vuole mettere in evidenza alcune proposte affinché le famiglie dei ragazzi problematici possano ricevere, in tutta sicurezza, il conforto dovuto.

«La Regione e i Comuni sono tenuti, a nostro avviso, a emanare raccomandazioni e vincoli ai soggetti fornitori dei servizi in convenzione che rappresentino, dove serve, una vera e propria eccezione rispetto alla “normalità” dei livelli di sicurezza previsti per il Covid-19. Si auspica che gli ordini e le associazioni di categoria possano collaborare con le istituzioni in questa fase cruciale e determinante a definire i protocolli più adeguati per una ripresa serena e duratura dei servizi».

Secondo il sindacato inoltre, la costatazione dell’impossibilità del mantenimento del distanziamento sociale tra operatore e utente, ad esempio, deve portare a dotare gli educatori e gli assistenti di dispositivi di protezione individuale idonei ad un livello di protezione maggiore (mascherine ffp3, occhiali di protezione).

«Ci pare opportuno suggerire l’opportunità dell’assegnazione diretta almeno per tutta la fase emergenziale di spazi e immobili chiusi anche in disuso di proprietà della Regione o del Comune, per la realizzazione di attività socializzanti, ludiche occupazionali per piccoli gruppi, tutti con assistenza individuale. Protocolli di accordo con i vettori che si occupano di trasporto disabili a scuola o presso i centri in modo tale da rispettare, anche a bordo dei pulmini, il distanziamento sociale e il contenimento e anche convenzioni per l’uso di aree verdi pubbliche o private per l’attività all’aperto».

Usb ha ben presente la situazione drammatica che si è creata dentro le strutture residenziali anche della nostra regione, pertanto gli operatori della riabilitazione e dell’assistenza, sono giustamente preoccupati che la ripartenza possa determinare un ritorno dei casi di contagio. Per questo motivo chiedono che gli enti preposti si impegnino a intervenire presso i soggetti che hanno l’appalto dei servizi fornendo loro indicazioni precise dei percorsi da adottare.

Si dovrebbe intervenire sulla formazione specifica per l’utilizzo corretto dei Dpi che arrivi al dettaglio di come indossarli e toglierli correttamente; individuazione dei protocolli da seguire in tutto il percorso educativo tenendo conto che, spesso, si ha a che fare con persone non collaboranti; oltre a Regione, Comune, cooperativa sociale, andrebbe obbligatoriamente coinvolto il “pezzo” più specificatamente sanitario, si invitano le Umee e Umea a valutare i progetti educativi anche alla luce delle nuove condizioni determinate dall’emergenza sanitaria e si invitano i servizi sociali ad usare la medesima accortezza a tutela di una utenza così fragile e spesso incapace di tutelarsi senza il supporto di terze persone.

Usb in conclusione ritiene di aver evidenziato alcuni aspetti fondamentali sui quali intervenire senza esitazione perché senza entrare nei nodi problematici sopra accennati non ci potranno essere riprese e rimodulazione di progetti e servizi efficienti ed efficaci per la persone con disabilità grave intellettiva e relazionale.

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