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Concerto Marino Carotti in tour con la Natività

Debutto a Cingoli sabato 9 dicembre, l’emozione e l’incanto di questo racconto millenario attraverso un inedito connubio fra le tradizioni popolari marchigiane e la musica di Fabrizio De Andrè

Marino Carotti ha iniziato, alla fine del 1993, una sua personale ricerca su canti e tradizioni popolari della cultura orale marchigiana, recuperando e documentando tutto quello che era ancora possibile reperire alla fine del secolo scorso.

E’ musicista, etnologo, ricercatore da quasi mezzo secolo delle tradizioni popolari marchigiane, autore di pubblicazioni e dischi, e presenterà, in alcuni centri della provincia di Ancona, a partire dal 9 dicembre, uno dei temi che rappresentano il momento più alto e significativo del calendario cristiano, la nascita di Gesù, la vittoria della luce sulle tenebre e quindi del bene sul male.

Il tour, un vero e proprio concerto / spettacolo, si intitola “E venne in mezzo a noi – natività di Gesù”.

Marino, come ricercatore di canti popolari, presenta di solito spettacoli folk con brani peraltro della sua ricerca sul campo. Ricordo ultimamente lo spettacolo “Il sole si fermò di camminare”.

Cosa ti ha spinto verso questo nuovo progetto sulla Natività di Gesù?

«Nella mia ricerca ho molto materiale, relativo a Gesù, che non ho mai presentato in concerto. Avevo voglia di riprendere quei brani, curarne gli arrangiamenti e farli ascoltare alla gente. Un altro motivo è la mia passione, da sempre, per Fabrizio De André e soprattutto per la sua opera capolavoro “La Buona Novella”. Ho potuto collegare i suoi brani con quelli popolari perché complementari. Nell’album lui non tratta la nascita, di cui invece si trovano, nel mondo delle arti figurative e in quello popolare, molteplici declinazioni, con canti, questue e poesia religiosa».

Hai pensato a un tour per rappresentare questo concerto/spettacolo, come mai?

«I temi religiosi, come la Natività e la Passione, sono di grande importanza nel popolare, nelle varie forme laiche. I riti religiosi erano fondamentali nella vita di tutti i giorni e tutto ruotava intorno a essi, anche per quello che riguardava il lavoro nei campi. Sto affrontando per la prima volta il tema sulla Natività e credo che, rappresentarlo in più date in uno stretto arco di tempo, sia il modo migliore per onorarlo nel mese dell’Avvento».

Quali differenze tra i linguaggi di Fabrizio e quello popolare e come possono coesistere nello stesso spettacolo?

«Sono linguaggi fortemente espressivi, quello di Fabrizio per la poesia e la ricercatezza di ogni parola, quello popolare per la purezza e la spontaneità. Entrambi arrivano con la stessa forza. Infine, utilizzerò pochi strumenti e poche voci per tutto il concerto, come esattamente l’arte povera sapeva rappresentare su un tema così popolare. Con me ci saranno Piero Belardinelli (fisarmonica, voce), Benedetta Dui (voce e voce narrante), Maurizio Trappolini (organetto, voce)».

I brani prescelti?

«Per quanto riguarda De André si va dall’infanzia di Maria fino al concepimento, con una canzone, “Ave Maria”, che è un vero e proprio inno alla donna. Per i brani popolari, che partono dal viaggio insieme a Giuseppe verso Betlemme alla ricerca di un posto tranquillo dove partorire, fino alla nascita vera e propria, ci sono ballate, poesia religiosa, rime popolari, ninne nanne. Alla fine del concerto ho inserito anche mie composizioni per alcune brevi riflessioni».

A proposito dell’album “La Buona Novella”, cosa ne pensi?

«Quando uscì, ricordo una critica abbastanza fredda, ed è facile spiegarne i motivi. Fabrizio nell’album precedente “Tutti morimmo a stento” del 1968 aveva inserito canzoni con forti denunce sociali. Basta pensare a “Cantico dei drogati”, dove, primo al mondo, affrontò il tema della droga non come estasi o raggiungimento di mondi paradisiaci, ma come dramma e piaga sociale. Stavano inoltre emergendo le cosiddette canzoni politiche, una su tutte, “Contessa” di Paolo Pietrangeli, dove dalla semplice protesta di metà anni 60, si passava a concetti di rivoluzione. Nel ’66 c’era stata l’emancipazione femminile, nel ’68 la rivolta degli studenti, nel ’69 l’autunno caldo con gli operai che occupavano le fabbriche. Lui se ne uscì candidamente nel 1970 con “La Buona Novella”, un album di una dolcezza e poesia infinite. In più cantava con voce dimessa e in tonalità molto basse, anche nel brano più feroce dell’album “Via della Croce”. Solo nell’ultimo brano “Il testamento di Tito”, c’era dissenso misto a ironia. Il poeta della controcultura italiana sembrava aver sospeso le sue denunce per temi più morbidi e distanti da quelli attuali. Spiazzò tutta la critica. Io, sono sincero, amai fin dall’inizio quell’album, che considero davvero un capolavoro. Ha saputo superare il tempo, come riesce a fare la poesia».

Gli appuntamenti del tour

Sabato 9 ore 17.30 – CingoliAuditorium Santo Spirito

Venerdì 15 ore 21.15 – San Paolo di Jesi Chiesa San Paolo Apostolo

Domenica 17 ore 17.30 – Agugliano Chiesa Santissimo Sacramento

Giovedì 21 ore 21.15 – Senigallia Biblioteca comunale Antonelliana

Venerdì 22 ore 21.15 – JesiBiblioteca Planettiana Palazzo della Signoria

Venerdì 29 ore 21.15 – Moie di Maiolati Abbazia di Santa Maria

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