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Cronaca

Jesi Le lunghe attese al pronto soccorso

Uscite senza valutazione né referto, tre utenti dopo aver aspettato per ore sono tornate a casa senza essere visitate, necessario il servizio di continuità assistenziale

di Tiziana Fenucci

Jesi, 26 gennaio 2022 – Nel panorama delle segnalazioni di disservizio rilevate dagli utenti nel pronto soccorso dell’ospedale Carlo Urbani, si aggiungono anche quelle di tre di loro che, dopo un’attesa di diverse ore, hanno fatto ritorno a casa senza visita né referto.

«Mia mamma di 92 anni lamentava un forte dolore alla spalla che si protraeva ormai da alcuni giorni e non riuscivamo a sedare con i farmaci, tanto che abbiamo chiesto l’intervento dell’ambulanza che l’ha trasportata al pronto soccorso. Qui è iniziata una lunga attesa senza che nessuno ci fornisse assistenza di alcun tipo», racconta la figlia della paziente.

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«Attorno a noi c’erano altre persone in attesa da ore che presentavano problemi anche più gravi del nostro, ma nessuno si interessava a loro. Ho chiesto più volte all’infermiera se potessi avere un bicchiere d’acqua per mia madre o se potessero somministrarle qualcosa per il dolore, ma il bicchiere d’acqua non è mai arrivato, né l’antidolorifico. Dopo un’attesa di 5 ore, senza avere alcun tipo di interlocuzione, abbiamo deciso di portarla via, comunicandolo all’infermiere, ovviamente senza ricevere alcun tipo di referto o valutazione».

La storia si è conclusa a casa con la nuova consultazione del medico di famiglia e la prescrizione di altri farmaci per placare il dolore.

Continua con le segnalazioni di disservizio, la stessa donna che ha riferito l’episodio della mamma, raccontando il suo caso e quello di un’amica.

Era stata trasporta in ambulanza al pronto soccorso per una colica renale, «quando sono arrivata mi hanno somministrato una flebo. Poi sono rimasta ad attendere per ore senza che nessuno mi visitasse. Dopo sette ore circa ho deciso con mio marito di andarmene, sempre comunicandolo agli operatori, ma non mi è stata rilasciato nessun documento di valutazione. La stessa situazione è capitata pochi giorni fa a un’amica, recatasi al pronto soccorso per un dolore al braccio: attesa interminabile senza essere considerata».

Anche lei se n’è andata, recandosi il giorno dopo al pronto soccorso dell’ospedale di Torrette di Ancona, dove nel giro di un tempo relativamente breve, ha risolto il problema, con tanto di analisi e referto.

Le numerose testimonianze e lamentele degli utenti del pronto soccorso del Carlo Urbani si aggiungono alle segnalazioni dei sindacati di categoria che chiedono all’assistenza sanitaria regionale di prendere provvedimenti perentori per i risolvere i disservizi che vertono principalmente sulla lunghezza dei tempi di attesa, la sosta dei pazienti nelle barelle per giorni prima del ricovero in reparto, la mancanza di assistenza dovuta alla mancanza di personale che si trova in prima linea a lavorare con numeri sottodimensionati.

Va detto, comunque, che le testimonianze attestano anche una carenza di coordinamento a monte, tra le figure che dovrebbero garantire il servizio di continuità assistenziale, tra medico di base e guardia medica.

Proprio durante l’incontro dell’Osservatorio sulla Sanità, convocato dal sindaco Lorenzo Fiordelmondo a fine dicembre, era infatti emersa la cronica assenza dei medici per garantire la continuità assistenziale «fatto questo che ha portato ad accorpare i presidi tra più Comuni della Vallesina, con il risultato che molti cittadini, invece di recarsi nel presidio di un altro Comune, preferiscono andare direttamente al pronto soccorso dell’ospedale “Carlo Urbani” anche per casi di non assoluta urgenza, intasando ovviamente la lista di attesa», era stato riferito nell’incontro.

In base alla recente riforma del Sistema sanitario regionale è prevista la realizzazione di strutture che faciliterebbero la presa in carico del paziente e la completezza dell’assistenza, come le case di comunità, strutture di accoglienza diurne dotate di medici specialisti e infermieri, con cui potranno collaborare gli stessi medici di base, alle quali il paziente potrà accedere per sottoporsi a visite ambulatoriali ed esami.

Previsti anche gli ospedali di comunità, aperti H24 che potranno accogliere i pazienti che necessitano di ulteriori cure dopo essere usciti dal ricovero ospedaliero dal pronto soccorso.

Realtà per la cui realizzazione sono stati stanziati fondi europei e governativi, che andranno a integrare quelli del Pnrr. Ma a non essere chiare restano le modalità di reperimento delle figure professionali che dovrebbero lavorare all’interno e con quali fondi potranno essere retribuite.

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