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Jesi Rocky Marciano e il mito nella postmodernità

L’autore Dario Ricci ospite del Panathlon al Circolo Cittadino, presente anche la Pugilistica Jesina di Lorenzo Alessandrini

Jesi – E’ stata presentata giovedì sera, presso la Sala del Lampadario del Circolo Cittadino, l’ultima pubblicazione del giornalista e scrittore Dario Ricci, “Rocky Marciano. Sulle tracce del mito”, alla presenza del presidente del Panathlon Club di Jesi, Andrea Moriconi, e del vice presidente del Coni regionale, Marco Porcarelli.

A dialogare con l’autore, nel corso dell’evento organizzato dal giornalista Gianni Angelucci, Giovanni Filosa e i ragazzi della Asd Pugilistica Jesina guidata dal maestro Lorenzo Alessandrini

Andrea Moriconi, Giovanni Filosa, Dario Ricci

A cosa servono i miti? E perché oggi, nell’era della postmodernità, si rivelano ancora necessari al nostro essere-nel-mondo?

Dario Ricci, giornalista e voce di Radio24 dal 2002, già autore di “In vetta al mondo. Storia del ragazzo di pianura che sfida i ghiacci eterni”, ha deciso di mettersi sulle tracce del campione imbattuto della boxe, Rocky Marciano, l’unico peso massimo della storia che vanta una carriera priva di sconfitte49 match vinti dei quali 43 per ko per indagare il rapporto tra le comunità e i miti, intorno ai quali le comunità nascono e grazie alle quali i miti sopravvivono. 

«L’incontro di questa sera è il vero motivo per cui si scrivono i libri e sopravvivono i miti: perché abbiamo bisogno di storie, quando conosciamo delle buone storie ci riscopriamo comunità. A partire da un pretesto cronologico – quest’anno il centenario dalla nascita – ho scelto di rivivere la parabola di Marciano perché significa rivivere la storia di un altrove, di un cercarsi altrove: è la parabola di tutti noi. Siamo tutti migranti in questo mondo, attraversiamo diversi stadi e luoghi della nostra vita», ha affermato Dario Ricci.

Rocky Marciano, pseudonimo di Rocco Marchegiano, è un italo americano che nasce a Brockton ma è «pienamente consapevole delle proprie radici italiane, a partire dal nome», prosegue l’autore.

«Il papà, Quirino, parte da Ripa Teatina alla volta dell’America all’inizio del ‘900, la mamma Pasqualina, originaria di San Bartolomeo in Galdo, piccolo paesino della provincia di Benevento, incontrerà Quirino nel Massachussets».

La storia di Marciano è attraversata trasversalmente dal concetto del mito: a intrecciare quello sportivo del campione infatti, c’è quello dell’America del primo e secondo Novecento, terra promessa per molti italiani e poi Paese leader del mondo contemporaneo. Un’America ricca, bianca, vincitrice di due guerre mondiali che però, a partire dalla metà del secolo scorso, dovrà fare i conti con l’altra America, quella della contestazione razziale che scoppia contestualmente nelle strade e nella cultura e che, nella boxe, si incarna nel volto – o meglio nei guantoni – di Cassius Clay, poi Muhammad Ali

«Perché ho scelto di non scrivere una biografia? Perché mi interessava seguire il percorso del mito, capire che cosa rimarrà di lui. Allora sono andato nelle comunità, a Ripa Teatina, a San Bartolomeo in Galdo, a Brockton, per toccare con mano l’eredità di questo grande personaggio. Oggi Ripa Teatina ricorda il suo campione attraverso il Premio Rocky Marciano, istituito vent’anni fa, e dal 2016, ogni anno, si tiene un festival culturale a sfondo sportivo a lui dedicato». 

«I miti, di fatto, non sopravvivono da soli: se noi non ci dialoghiamo tutti i giorni, le statue, se tu le tocchi, suonano a vuoto, come una vuota armatura. Se invece gli poniamo le domande della contemporaneità, quei miti ci accompagnano e restano con noi».

«Marciano sta alla boxe come Jordan starà, qualche anno dopo, al basket – ha concluso l’autore -. E’ un campione postmoderno nella modalità di impostare l’allenamento, è stato il primo a inserire con consapevolezza il fooding nella preparazione, dunque a introdurre un iper – professionismo ante litteram senza il quale, probabilmente, non sarebbe arrivato al livello che ha raggiunto».

Dario Ricci e Lorenzo Alessandrini

A premiare la disciplina più che il talento, a dimostrazione del fatto che la prima più del secondo incarna il valore etico e sociale dello sport, è anche Lorenzo Alessandrini che nella serata di giovedì ha chiamato dal pubblico, in rappresentanza dei ragazzi della pugilistica, Damiano Ricci, giovane jesino che nel luglio scorso ha conquistato l’oro al torneo nazionale di boxe “Alberto Mura” nella categoria youth. 

«La Pugilistica Jesina ha alle spalle una tradizione secolare, quest’anno sono 101 anni dalla fondazione – ha affermato il maestro – . Cerchiamo di portarla avanti perseguendo i valori di equità, rispetto e disciplina».

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