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LE NOSTRE FIRME SI PARLA DI…

Cultura, sport, curiosità, mestieri e tanto altro sono al centro delle interviste dei nostri giornalisti per scoprire le ricchezze del territorio

 

 

Marco Pigliapoco, giornalista

 

Le ali di Cesare

 

Cesare Pigliapoco, un Campione del Mondo a Maiolati Spontini. L’arte sublime nel modellismo di aeroplani come compagna di vita. La sua stanza adibita a laboratorio è ricca di trofei e trasuda passione. Incontrarlo e immergersi nei suoi racconti è un piacere da condividere.

Come nasce la passione per il modellismo aeronautico?

Sollevarsi da terra è stato sempre un desiderio dell’uomo, ma era un sogno difficile da realizzare. Basti pensare che quando già le macchine circolavano in tutto il mondo, nessuno ancora era riuscito ad andare in cielo.

Quando hai iniziato?

Frequentavo le scuole elementari. Durante le vacanze andavo a fare il “garzone” in un negozio di ottica, e il titolare di Sabato mi regalava 30 Lire. Io andavo in cartoleria e ci acquistavo una bustina di un modellino, che puntualmente la Domenica era già assemblato e montato, chiaramente senza vernici o pennelli.

Quali i primi soggetti che hai messo insieme?

Aerei della seconda guerra mondiale, Americani, Inglesi, ma anche Italiani, come il Macchi 200 o il Fiat g 50.

Quando hai capito che eri davvero bravo?

Non ci si accorge di essere bravi. Il modellismo è una manualità che si affina lavorando, provando. Si diventa davvero capaci solo allenandosi molto e documentandosi continuamente. Non serve pazienza, come dicono in molti sbagliando, ma passione. Con quella si superano gli ostacoli che si incontrano durante la costruzione.

Ti ricordi la prima gara a cui hai partecipato?

Si. A Jesi, 1979, nel palazzo delle vecchie poste, organizzata come Gruppo Modellistico Jesino, ma con una giuria da fuori e molto competente. Poi come Gruppo avevamo pensato che fare le gare interne era troppo restrittivo. La prima mostra “oltre il confine” l’abbiamo fatto a Ravenna nel 1981, e ci si aprì un mondo nuovo. Conquistai il terzo posto. In generale posso dire che le gare sono utili per cercare di migliorarsi sempre.

In seguito per te sono arrivati praticamente solo vittorie. L’ultima?

A Bologna, dove ho vinto il “Best in Show”, ovvero il premio per il miglior lavoro tra tutti i modelli, non solo negli aerei, ma anche tra le navi, i mezzi militari.

Una mostra che ti ha dato particolarmente soddisfazione?

Cremona. Vincendo con un modellino di a-4 skyhawk, fatto interamente da me, mettendo insieme tre parti di aereo. La parte centrale di un modello, il muso e la coda di un altro. Un prodotto che ancora non era in commercio. Ovviamente, aggiungo anche la medaglia d’oro ai Mondiali di Stresa, nel 2014.

Quanto tempo impieghi nel costruire un modellino?

Per un buon modello da concorso servono circa sei mesi.

Quali sono le qualità essenziali per un modellista di successo?

Una buona manualità. L’estro, la fantasia, l’esser critici con se stessi, il saper scegliere il modello giusto da esporre, e come detto avere tanta passione.

Passione che sei riuscito a trasmettere a tuo nipote Loris. Seguirà le tue orme?

Ha talento, ma deve smettere di tenere continuamente il telefono in mano. Una delle rovine delle nuove generazioni.

Marco Pigliapoco

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