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MOIE DIRITTI INFANZIA E ADOLESCENZA, L’INCONTRO AL POLO MICS

 Mariapia Veladiano e la centralità della scuola per l’iniziativa promossa del comprensivo “Carlo Urbani”

MOIE, 26 novembre 2019 – Dall’Auditorium del Polo Mics la scrittrice, già insegnante e dirigente scolastica, Mariapia Veladiano ha lanciato un forte messaggio sulla centralità della scuola come luogo culturale di crescita, di integrazione, di confronto leale e costruttivo con la presentazione del suo libro “Parole di scuola”, presentazione avvenuta lo scorso venerdì.

«Più parole per dirsi e per capirsi. Più parole per comprendersi e costruire un futuro di pace per i nostri ragazzi. La nostra lingua oggi, povera e duale, innesca conflitti, perché costringe a stare di qua o di là. Più parole vuol dire più pensiero. Sì ad argomentazione e confronto al posto degli slogan. Sì all’ascolto e alla capacità di dialogo, perché siamo circondati da un mondo che non conosce la pace della parola. E oggi la scuola deve essere il luogo di resistenza per la pace sociale futura».

L’iniziativa è stata promossa dall’Istituto Comprensivo “C.Urbani” in collaborazione con Unicef Ancona, Comune di Maiolati Spontini e Biblioteca “La Fornace” per celebrare i 30 anni della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

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«Questo incontro vuole ricordare a tutti noi, operatori dell’educazione, genitori, comunità, il valore della scuola, da custodire come bene fragile e prezioso per la crescita delle generazioni future».

Queste le parole in apertura della dirigente scolastica Patrizia Leoni, che ha coordinato l’iniziativa sottolineando come la dimensione etica e spirituale sia fondante per il bene sociale e per la maturazione dei più giovani.

«Accanto ai diritti sanciti dalla Convenzione che l’intera comunità educante si impegna a realizzare – ha continuato -, voglio ricordarne altri, altrettanto importanti, come il diritto alla serenità, a essere se stessi, a essere difesi e protetti dall’istantaneità, dalla corsa senza tempo dei post-domani».

Ad accogliere i tantissimi i partecipanti fra docenti, genitori e cittadini è stata l’Orchestra d’Istituto di secondo livello dell’indirizzo musicale, diretta dal prof. Salvatore Fatone, con l’esecuzione di Over the rainbow”, interpretato dalla professoressa Denise Biga.

Tra le autorità presenti il sindaco di Maiolati Tiziano Consoli con l’assessore alla cultura, Deborah Carè, e il consigliere Italo Luconi, Fabio Badiali sindaco di Castelplanio, Marcello Marini per l’Amministrazione di Poggio San Marcello, don Igor Fregonese parroco di Moie, che ha portato il saluto del vescovo mons. Gerardo Rocconi.

In rappresentanza dell’Unicef è intervenuta la referente Mirella Mazzarini che segue il progetto nazionale “Scuola amica” per la provincia di Ancona, a cui l’Ic aderisce da cinque anni.

«Il percorso promuove azioni sinergiche per diffondere la cultura dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza – ha spiegato -, realizzando percorsi legati all’accoglienza, all’inclusione, alla cittadinanza attiva e alla tutela dei diritti. Le indicazioni di lavoro per le scuole focalizzano l’attenzione sull’ascolto e sulla progettazione partecipata, per attivare prassi educative volte a promuovere la conoscenza e l’attuazione della Convenzione Onu».

I temi dell’integrazione, della scuola come palestra di vita e democrazia delle possibilità, il rapporto scuola-famiglia e scuola-società, sono stati i punti al centro dell’intervento di Mariapia Veladiano: «In un contesto che rischia di desertificare i rapporti umani e sociali, dove padroneggia l’aggressività, la scuola deve avere la forza di destrutturare questi meccanismi e allenare i ragazzi ad avere strumenti per affrontare la vita in modo diverso, come ha affermato in maniera incisiva don Milani. Attraverso il tempo della cura, di un’attenzione rispettosa, di opportunità per tutti, essa è chiamata a educare a vivere in relazione, anziché in guerra, a essere uno spazio di accoglienza delle diversità, a rimuovere gli ostacoli alle diseguaglianze. Abbiamo un compito speciale: guidare i ragazzi ad affrontare un mondo complicato, per questo dobbiamo renderli forti contrastando i rischi dell’iperprotettività. Abbiamo due strumenti potentissimi: il tempo, tante ore e tanti anni che i ragazzi trascorrono a scuola, e il potere buono della parola che costruisce vita e pace. A noi il compito di recuperare la sacralità della scuola, un dialogo autentico e costruttivo, un’alleanza forte con la società».

Mariapia Veladiano, dopo quasi quarant’anni di lavoro, prima come insegnante e poi come preside, la conosce bene, la scuola. Conosce i ragazzi, l’energia che corre tra i banchi, l’adolescenza fatta di paura e desiderio, il futuro che promette e insieme minaccia.

E conosce bene i professori, il loro lavorare in condizioni sempre più difficili, il fare i conti con una professione che ha perso prestigio e riconoscimento, il sopperire agli impietosi tagli ministeriali con le risorse personali (non solo di spirito).

Conosce le parole della scuola ˗ ansia, entusiasmo, vergogna, condivisione, integrazione, esclusione, empatia, identità, equità ˗ e il suono che fanno tra i banchi, dove la vita è più urgente che altrove, dove la vita stessa sta più che altrove.

Perché in aula si imparano le parole giuste per capire se stessi, gli altri, il mondo. E la vita.

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