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RITRATTI Laura Dignani: anima rock e corazón latino

“Ritratti” è uno spazio nel quale prende forma un’intervista che non ti aspetti, con persone e personaggi che riescono ad attirare interesse

 

JESI, 22 ottobre 2020 – “Che cosa accadrebbe se, invece di limitarci a costruire la nostra esistenza, avessimo la follia o la saggezza di danzarla?”, chiedeva lo scrittore Roger Garaudy. Sicuramente può dircelo Laura Dignani, anima (e corpo!) della scuola di ballo “Mundo Latino”, che da 20 anni diffonde la magia, l’ardore e la gioia dei ritmi caraibici attraverso corsi di danza e coinvolgenti serate di animazione nei principali locali della regione.

 

Correggimi se sbaglio: tutto è iniziato quando hai conosciuto Rupi, che poi sarebbe diventato tuo marito, bravissimo ballerino argentino che nel 1993 è sbarcato al Lola di Porto Recanati, proprio negli anni in cui ha preso a dilagare la febbre dei latini.

«Esatto. Ho conosciuto Rupi nel 1996, mi ha invitato a ballare un merengue, fatalità ero da poco tornata da un viaggio a Santo Domingo e la mia vita in quel momento era lontanissima da quell’ambiente».

Non ci pensavi proprio a diventare ballerina?

«Assolutamente no. Mi ero da poco laureata con 110 e lode in Scienze Politiche con una tesi in Storia della Filosofia Politica ed ero fermamente intenzionata ad intraprendere il dottorando di ricerca. Allora il mio sogno era insegnare all’università».

Decisamente lontana da salse e bachate.

«Lontanissima. Oltre tutto in quegli anni i latini erano proprio all’inizio, non c’erano scuole, né corsi preparatori, si ballava per puro divertimento. Ricordo però che il clima sin da subito è stato elettrizzante».

E ti ha rapito il cuore.

«Proprio così. Mi sono innamorata di quei ritmi e il resto è avvenuto in modo del tutto naturale. Certo, per acquisire le competenze necessarie ho lavorato tantissimo: in pochi anni ho studiato quello che molti professionisti apprendono in decenni. Nel ’98 ero a Porto Rico al Festival Mondiale della Salsa, poi sono andata a New York dove mi sono perfezionata coi grandi maestri e nel 2003 sono stata a Cuba nei luoghi sacri del latino. A ripensarci mi emoziono ancora, un percorso incredibile: si potrebbe dire che, mentre camminavo pensando a tutt’altro, sono “inciampata” e casualmente mi sono ritrovata in un mondo totalmente inaspettato».

Forse anche questa capacità di stupire rientra nella magia della danza.

«Beh, io posso dire di essere stata letteralmente travolta da questo mondo. Oltre all’amore per il ballo, ho sempre cercato di coltivare anche quello per l’insegnamento: ho seguito le più autorevoli maestre di stile donna, per acquisire, oltre ai passi, l’attitudine, l’atteggiamento giusto. Studio tuttora, perché in questo campo non si finisce mai di imparare.

Ti hanno mai detto che eri una matta ad intraprendere questa strada?

«Indubbiamente chi mi conosceva all’inizio era stupito: i miei amici sanno che sono una molto “rock” che è cresciuta a pane e U2, il mondo latino non era certo nella mia cultura, ma si sono presto ricreduti, perché hanno capito che per me questo è stato un percorso così spontaneo e calzante che non poteva andare diversamente».

Qual è stato il momento in cui hai capito che questa era la tua professione?

«Non so dire quando ci sia stata la svolta vera e propria, proprio perché le cose sono scorse in modo così fluido che non me ne sono quasi resa conto. È una strada che sto ancora percorrendo, so che alla base di tutto, allora come oggi, mi muove una grande passione. Mi sono ritrovata a vivere una vita completamente diversa da quella che mi aspettavo, è tuttora un’avventura che non smette di sorprendermi».

E poi c’è il rapporto con la gente.

«Già. Loro sono il vero motore di questo mestiere. Cerco di conoscere tutti personalmente durante i miei corsi di ballo e anche durante le serate. La danza è anzitutto comunicazione».

Meglio ballare o insegnare?

«Quando balli cerchi di liberare la tua espressività, quando insegni di trasmettere qualcosa agli altri. Sono due cose diverse ma credo che entrambe siano fatte per imparare, per scoprire cose nuove».

La prima volta di fronte a un grande pubblico te la ricordi?

«Non la dimenticherò mai! Era il 2006 e mi sono esibita al congresso Roma – New York nel locale storico Palacavicchi di fronte a migliaia di persone e ai più grandi artisti nazionali e internazionali del ballo latino. Dietro le quinte c’erano i miei idoli e l’adrenalina era alle stelle. Prima di entrare sul palco ricordo che i rumori si sono attutiti tutti di colpo e in testa mi girava una sola domanda: perché?? Poi una volta in scena si è rotto il ghiaccio, c’è stata la performance e l’applauso esplosivo che ne è seguito, fragoroso e liberatorio, alla fine mi ha regalato un’immensa beatitudine. È stata una soddisfazione enorme, io e Rupi siamo stati scelti come testimonial dell’evento e la nostra foto è finita sulla brochure di quell’edizione».

Perché secondo te i balli latini hanno ancora tanto successo?

«Perché sono balli di coppia, c’è interazione tra le persone e la socializzazione è fondamentale. Poi la musica latina è molto calda, ti predispone all’allegria, al benessere, sia fisico che mentale».

Di allegria adesso ne avremmo un gran bisogno, ma il periodo non è dei migliori.

«È un momento difficile. Dopo il lungo stop per via dell’emergenza covid, la nostra scuola Mundo Latino, che ha sede a Jesi e Ancona, sta ripartendo nel pieno rispetto dei protocolli di sicurezza. Devo dire che la gente non ha perso l’entusiasmo: quell’ora insieme a noi rappresenta per tanti una parentesi di svago indispensabile».

Durante il lockdown postavi video-lezioni da casa e il supporto dei fans cresceva ogni giorno: non trovi incredibile quanto sia importante per le persone ballare? La leggerezza ma anche la forza che questa disciplina trasmette?

«Hai ragione, è così. Guarda, ho deciso di fare quei video, che ho intitolato “Ballerine in quarantena”, per insegnare divertendoci, per dare continuità ai rapporti con chi ci conosce ma soprattutto per sostenere le persone in un periodo così duro. Mi seguivano in tantissimi, molti addirittura anche dall’estero. Ma sulla forza e sull’enorme potere della danza io non ho mai avuto dubbi».

Cos’è esattamente per te la danza?

«La danza ti mette a nudo, quando balli sei veramente tu, non ci sono filtri, il tuo carattere viene fuori senza maschere. Se osservi una coppia mentre balla, puoi individuare chiaramente le dinamiche personali che ci sono anche fuori della pista, puoi capire, ad esempio, dal modo in cui i partner interagiscono, come sono nella vita: se l’una ha pazienza, se l’altro sa chiedere scusa. La danza non mente».

In più fa salire l’autostima.

«Sì, perché prendendo confidenza col proprio corpo si acquista sicurezza. È anche per questo che per me sono importanti le lezioni indirizzate esclusivamente alle donne. Riuscire a far emergere la loro indipendenza e il loro stile significa renderle più sicure e al contempo permettere loro un dialogo più armonico nel ballo di coppia».

Insomma, almeno nel ballo, uomini e donne vanno d’accordo!

«In effetti (ride, ndr)…senza contare i benefici all’umore individuale. Sai quanti, una volta iniziati i corsi, mi hanno detto “se avessi saputo che ci si sentiva così bene a ballare, avrei iniziato prima!”. Ballare alimenta i sorrisi, ti fa cambiare atteggiamento nella quotidianità, dispensa felicità».

Ma conta più la tecnica o la passione?

«La tecnica da sola è sterile. La passione è essenziale per emozionare ed emozionarsi. Ecco, il ballo è fondamentalmente questo: emozione allo stato puro».

Toglimi una curiosità: dove si trova dopo tanti anni la voglia di alzarsi dal divano all’ora di cena per lavorare fino a notte inoltrata?

«La musica ha un potere inimmaginabile e dove non arriva la musica ci pensa l’energia della gente. Sono elementi complementari di un binomio talmente esplosivo che può ribaltare il mondo».

…Io ho già acceso la radio, voi?

 

Gioia Morici

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