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Rosora Il “bene” lavoro, tra bisogno e diritto

All’incontro organizzato a Palazzo Luminari dalla Fondazione Lavoroperlapersona anche la partecipazione di cinque Sindaci della Vallesina

Rosora – Una serata, quella di sabato scorso 4 maggio, a Palazzo Luminari, promossa dalla Fondazione Lavoroperlapersona al fine di riflettere e confrontarsi su un tema inesauribile, il lavoro, attorno al quale ruota la vita di ognuno di noi, volta a tessere relazioni nel nostro territorio.

Un incontro, a pochi giorni dalla festa dei lavoratori del primo maggio, per interrogarsi su come possiamo festeggiare il lavoro

All’introduzione del tema centrale “Il 1° maggio festa del lavoro” curata da Chiara Pallotta è seguito l’intervento di Gabriele Gabrielli, cittadino onorario di Rosora e di Offida, professore di Organizzazione e gestione delle risorse umane all’Università Luiss Guido Carli di Roma, su “Il bene lavoro”.

«Il lavoro racconta il nostro stato antropologico, di che pasta siamo fatti. Prima di essere un diritto è un bisogno della persona ed è per questo che dobbiamo prendercene cura. I bisogni, a differenza dei diritti, non possono essere compressi».

«Tutti siamo chiamati in causa, tutti condividiamo la la stessa responsabilità, dobbiamo farci eredi di quanto ci hanno trasmesso i nostri padri costituenti, non possiamo tradire le loro parole: l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro recita l’art. 1 della nostra Costituzione».

«Il bisogno umano diventa un diritto, ma se la nostra democrazia poggia sul lavoro e questo viene deturpato, tutto vacilla. Il lavoro è relazione e quando esso è deturpato i legami sociali si allentano a vantaggio dell’individualismo che mette in crisi la democrazia».

Profetiche le parole di Simone Weil, il discredito del lavoro porta alla fine della civiltà.
A conclusione dell’intervento, il monito di Gabriele Gabrielli: «Non dobbiamo mai stancarci di coltivare il bene lavoro».

A seguire la proiezione de “Disuguaglianze insostenibili” di Giovanni Panozzo prodotto per la Fondazione e commentato da Michele Cardinali. Un corto che «apre una finestra su un aspetto poco approfondito: gli esclusi tra gli esclusi. Chi sono? Si può parlare di lavoro senza riferirsi alla comunità? Senza questa connessione il lavoro perde la dimensione di cura».

Nella seconda parte della serata, intervallata dalla musica live di Giorgia Gabrielli e Massimo Fianchini, la tavola rotonda su “Territorio e comunità: idee per il lavoro” coordinata dal direttore di QdM Notizie e della rivista Jesi e la sua Valle, Pino Nardella con i sindaci Fabio Badiali (Castelplanio), Tiziano Consoli (Maiolati Spontini), Luca Possanzini (Mergo), Fausto Sassi (Rosora), Giuseppina Spugni (Poggio San Marcello).

Un confronto aperto dall’intervento del sindaco Luca Possanzini che si è soffermato sul fatto che il lavoro è il perno di una comunità, è il mezzo attraverso il quale non solo ci si sostiene ma ci si emancipa attraverso le relazioni.

E un confronto che si é dispiegato anche verso quegli interrogativi che giornalmente arrivano alle nostre coscienze, lasciando il segno: il lavoro a ogni costo? Cosa siamo disposti a sacrificare pur di lavorare? Sicurezza, parità di genere e integrazione sono sacrificabili? 

Molto si è dibattuto sui nuovi scenari che aprirà l’arrivo di Amazon a Jesi. Una opportunità che il sindaco Fausto Sassi auspica di poter cogliere, per un territorio che ha visto negli ultimi decenni uno spopolamento importante in un tessuto lavorativo votato al piccolo artigianato che vive senza la presenza di imprese, come quello di Rosora.. La speranza è, allora, che Amazon posso essere un volano di riscoperta e ripopolamento.

Per la sindaca Giuseppina Spugni «un tema enorme, quello di cui si dibatte, questa opportunità che ci offre la Fondazione deve essere un seme per ritrovarci, anche se a giugno scadrà il mio mandato vi chiedo: continuiamo, la gente è disperata!».

Innegabile la sinergia tra i Comuni della Vallesina, ma che può ben poco senza politiche lungimiranti a livello nazionale ed europee. Il sindaco Tiziano Consoli ha rimarcato la volontà «di essere attori protagonisti del cambiamento innegabile che porterà Amazon. Urge l’esigenza di capire come procedere, di non farsi trovare impreparati. Dobbiamo sviluppare infrastrutture e corsi di formazione per cogliere l’opportunità».

Il sindaco Fabio Badiali ha a sua volta sottolineato «l’assenza di lungimiranza che connota i nostri tempi e la necessità stringente di mettere in atto politiche mondiali su come sviluppare il lavoro, occorre lavorare su piani almeno ventennali».

«Arriveremo al punto che non ci saranno più artigiani a fronte di una popolazione di giovani laureati che già da anni spendono l’alto livello di conoscenze offerto dalle nostre università all’estero, se non saranno messi in condizione di ritornare in Italia, portando il know-how acquisito, faranno registrare un ulteriore depauperamento per il nostro Paese».

Cristina Corsini

© riproduzione riservata

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