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Cronaca

JESI IL SOTTOPASSO DELLO SQUALLORE: SI CAMMINA TRA OSCENITÀ E SATANISMO

Ci trovi di tutto su quei muri. Anzi, ci leggi di tutto (foto CriCo)

Ci trovi di tutto su quei muri. Anzi, ci leggi di tutto (foto CriCo)

Al contrario dell’altro sottopassaggio, interno alla stazione, perfettamente intonacato di giallo e pulito

Al contrario dell’altro sottopassaggio, interno alla stazione, perfettamente intonacato di giallo e pulito (foto CriCo)

JESI, 23 dicembre 2015 –  Oscenità e satanismo. Di questo parla il sottopasso, di per sé già inquietante del suo, che dalla stazione ferroviaria, accanto al bar ora chiuso, conduce al parcheggio dove si intersecano le vie Gherardi, Colombo, e Zappelli. A due passi dalla multisala.

Pochi metri da percorrere in quel tunnel ma scese le scale d’ingresso, dalla parte che da sul parcheggio soprattutto, ci trovi di tutto su quei muri. Anzi, ci leggi di tutto. Al contrario dell’altro sottopassaggio, interno alla stazione, che conduce ai binari. Perfettamente intonacato di giallo e pulito.

La mano o le mani si sono anche esibite nel riprodurre due volti del diavolo, uno accigliato l’altro dal ghigno sorridente (foto CriCo)

La mano o le mani si sono anche esibite nel riprodurre due volti del diavolo, uno accigliato l’altro dal ghigno sorridente (foto CriCo)

Un delirio che sarebbe ora di cancellare perché non ci si ferma a questo (foto CriCo)

Un delirio che sarebbe ora di cancellare perché non ci si ferma a questo (foto CriCo)

Quello che più colpisce, in quello esterno, sono le scritte dedicate a satana. E non sono poche. La mano o le mani si sono anche esibite nel riprodurre due volti del diavolo, uno accigliato l’altro dal ghigno sorridente. E, poi, una cascata di croci capovolte mentre il numero della bestia, il 666, è ripetuto più volte.

Insomma, chi l’ha fatto se ne intende. Non manca all’appello anche il pentacolo, la stella a cinque punte inscritta in un cerchio a sua volta abbracciato dal solito numero infernale e con simbolismi sempre ascrivibili a belzebù. Ironia, il plastico cuore disegnato lì vicino con un “Diego ti amo tanto”. Il bene e il male che si toccano.

sarebbe ora, che si provvedesse a dare una buona mano di vernice sopra tutto questo sconcio (foto CriCo)

Sarebbe ora che si provvedesse a dare una buona mano di vernice sopra tutto questo sconcio (foto CriCo)

Il sottopasso della stazione ferroviaria, accanto al bar ora chiuso, conduce al parcheggio dove si intersecano le vie Gherardi, Colombo, e Zappelli (foto CriCo)

Il sottopasso della stazione ferroviaria, accanto al bar ora chiuso, conduce al parcheggio dove si intersecano le vie Gherardi, Colombo, e Zappelli (foto CriCo)

“Satanisti figli di satana”, “streghe di satana”, “sangue di gatti neri” da bere, droga, alcol e sesso. Un vortice di tutto il peggio. Un delirio che sarebbe ora di cancellare perché non ci si ferma a questo. Scritte oscene fanno, infatti, da contraltare, alle diavolerie da muro.

E, poi, una chicca, se vogliamo, un “satanam aleppe” che rimanda alla Divina Commedia di Dante, con le parole di Pluto – re infernale pagano – che nel IV cerchio dell’inferno pronuncia il mai decifrato “Pape satàn, pape satàn aleppe”.

Che dire? Niente di più. Soltanto che sarebbe il caso, e sarebbe ora, che si provvedesse a dare una buona mano di vernice sopra tutto questo sconcio.

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